Box Organi a Lallio: in scena il recital “Papà Bach e i suoi figli” per aiutare la San Vincenzo

Dopo l’applaudita conferenza di approfondimento tenuta giovedì dal noto psichiatra Vittorino Andreoli, riprendono gli appuntamenti concertistici. E per sabato 24 settembre, la rassegna «Box Organi. Suoni e parole d’autore» di Lallio, diretta da Alessandro Bottelli e organizzata in collaborazione con la Parrocchia e l’Associazione Libera Musica, propone, sempre alle ore 21 nella Chiesa Arcipresbiterale dei SS. Bartolomeo e Stefano, un recital organistico dal titolo “Papà Bach e i suoi figli”. Protagonista alla tastiera del Bossi Urbani 1889 sarà Enrico Viccardi, diplomato con il massimo dei voti in Organo e Composizione organistica al Conservatorio di Piacenza nella classe di Giuseppina Perotti, ha poi approfondito lo studio con Michael Radulescu alla Hochschule für Musik di Vienna e con artisti quali E. Fadini, C. Tilney, J. Langlais, D. Roth e L. F. Tagliavini all’Accademia di Pistoia. L’attività concertistica lo ha portato a suonare per rassegne ed associazioni prestigiose in Italia e all’estero (Portogallo, Spagna, Andorra, Francia, Svizzera, Austria, Germania, Slovacchia, Slovenia, Polonia, Svezia, Inghilterra, Kazakistan, Uruguay). Ha registrato per Bottega Discantica, Divox Antiqua e Dynamics; per la casa Fugatto ha invece realizzato, oltre a diversi CD, un DVD interamente dedicato a musiche per organo di J. S. Bach (segnalato con cinque stelle dalla rivista “Musica”). Sempre per la medesima etichetta ha intrapreso il progetto dell’incisione degli Opera Omnia organistici di J. S. Bach su strumenti italiani antichi e moderni; i volumi sinora usciti hanno ottenuto le cinque stelle sempre dalla rivista “Musica”. Recentissima è l’uscita per l’etichetta DaVinci Classics dell’Orgelbüchlein di J. S. Bach. Ha tenuto corsi di perfezionamento in Italia, Spagna, Portogallo, Svizzera, Germania, Svezia e Kazakhstan. È docente d’Organo alla Scuola diocesana di musica sacra «Dante Caifa» di Cremona e titolare della cattedra d’Organo e Composizione organistica al Conservatorio di Parma.

È inoltre direttore artistico dei “Percorsi d’Organo in Provincia di Como” e dell’Autunno Organistico nel Lodigiano. Proseguendo nell’itinerario iniziato con il recital di Matteo Venturini, inteso a mettere a confronto le musiche scritte da padri e figli nel corso dei secoli, Viccardi concentrerà le sue attenzioni di interprete su alcuni esponenti della grande famiglia Bach, e in particolar modo su Johann Sebastian e tre dei suoi numerosi figli.

Il programma esordisce con la Toccata, Adagio e Fuga BWV 564, un brano dalla concezione generale decisamente innovativa al cui interno si possono tuttavia scoprire riferimenti che Bach fa ai suoi predecessori e ai suoi contemporanei trasformandoli in un ponte verso il futuro. L’originalissimo exordium e l’esplorazione dell’intero ambito della tastiera a cui fa seguito la presentazione delle sorprendenti possibilità della pedaliera costituiscono uno sguardo alle esperienze dei suoi grandi “padri” nordici, a cominciare da Buxtehude.

Anche la tripartizione generale ha un duplice aspetto. Se da un lato ci riporta nuovamente al cosiddetto Preludio Fuga e Ciaccona BuxWV 137 del grande Dieterich, dall’altro si propone come omaggio al Concerto di stampo italiano, allora assai diffuso in tutta Europa, costituito appunto da tre movimenti di carattere contrastante. Se pensiamo poi alla meravigliosa parte conclusiva dell’Adagio, la mente corre addirittura alle toccate di durezze e ligature di frescobaldiana memoria.

La scintillante scrittura della Toccata, la commovente linea melodica dell’Adagio e l’inesauribile vitalità della Fuga lasciano stupefatti per la varietà degli affetti e per la perfezione del dettaglio, ma forse ancor più ammirevole è la coerenza assoluta del materiale melodico-ritmico utilizzato che permea l’intero brano.

A seguire, la terza delle Sei Sonate per organo di Carl Philipp Emanuel, composte per la principessa Amalia di Prussia. La Sonata in Fa maggiore si articola classicamente in tre movimenti; il primo e l’ultimo sfruttano costantemente giochi d’eco o di risposta fra le differenti sonorità di due tastiere. Nel nostro caso (essendo una sola la tastiera a disposizione) verrà in soccorso il meccanismo della Combinazione Libera, ovvero una leva azionabile con il piede destro che togliendo ed inserendo registri predefiniti darà l’impressione di un dialogo fra due manuali.

Il tempo centrale invece, nell’intensa tonalità di Do minore, è un bell’esempio del cosiddetto Empfindsamer Stil. La Fuga in sol minore BWV 578 (talvolta denominata “La piccola”, in contrapposizione alla grande Fuga BWV 542 nella medesima tonalità) è una composizione dal carattere particolarmente “cantabile” ed arguto al contempo (curiosamente in un manoscritto tardo si legge l’indicazione “pro organo pleno”).

Il soggetto, abbastanza esteso, si presenta con l’arpeggio della tonalità d’impianto incrementando man mano che procede l’intensità delle figure ritmiche utilizzate. Il brano è a quattro voci, ma quasi sempre quando entra la quarta voce, una delle restanti tace; solo in quattro battute mediane e nelle ultime cinque tutte le voci entrano in gioco. In più Bach gioca in modo raffinato e sottile facendo arrivare una voce in un ambito che prima era di un’altra e viceversa.

Le due Fughe di Wilhelm Friedemann, il maggiore dei figli di Johann Sebastian,  possono essere immaginate come rappresentazione di due aspetti della personalità del compositore in apparenza contrastanti, ma forse indispensabili l’uno all’altro. Se la Fuga in fa minore è tutta rivolta all’introspezione con i suoi cromatismi e la costruzione dotta e al contempo ricca di pathos, quella “pedaliter” in Re maggiore è un bell’esempio di quel gusto volutamente “stravagante” che, gestito con grande eleganza, porta a risultati di immediata comunicatività.

Dell’Aria variata (forse composta nel 1709) ci sono rimaste diverse copie, a volte difformi per il numero di variazioni riportate. Il brano, nato per cembalo, presenta nell’Aria e nell’ultima variazione estensioni assai late fra alcune note del basso e le restanti; non deve essere questo il motivo per ipotizzarne invece un’originale destinazione organistica, dato che il cembalo con pedaliera era conosciuto ed usato comunemente.

Certamente l’organo consente una caratterizzazione più spiccata delle variazioni, specialmente dove l’utilizzo delle due tastiere può esaltare le differenze timbriche. Nella copia di Andreas Bach l’Aria è provvista di una ricca ornamentazione di gusto francese. La maniera italiana sta invece nella scrittura essenzialmente a due voci che riguarda tutte le variazioni (tranne appunto l’Aria e la sua ripresa finale, identificata peraltro come Variazione X) che ci riporta a quello stile di contrappuntistica cantabilità tipico di Bernardo Pasquini.

Anche la presenza della sesta napoletana rivela la volontà di aderire ad uno stile specifico. Nella copia di Krebs sono poi presenti indicazioni agogiche (Largo, Un poco Allegro, Andante…) che hanno fatto ipotizzare ad alcuni che il brano possa essere in realtà – come riporta Alberto Basso – una trascrizione da una composizione per violino e basso continuo, anche pensando alla costante scrittura a due voci e al fatto che tali indicazioni fossero più comuni in brani per strumento solista e continuo. Johann Christoph Friedrich compose l’Allegretto con XVIII Variationi su “Morgen kommt der Weihnachtsmann” verosimilmente per cembalo o fortepiano, ma la scrittura leggera e raffinata ben si adatta allo strumento a canne.

La famosissima melodia (nota in terra francese come “Ah, vous dirai-je, Maman” e al di là della Manica come “Twinkle, twinkle, little star”) viene elaborata con gusto accostando con una certa ricercatezza variazioni in minore a brani in maggiore senza tralasciare l’utilizzo di combinazioni ritmico-melodiche di sicuro effetto ed eleganti metri di danza quali il Minuetto e la Siciliana, o, ad esempio, la variazione in tre ottavi “Schwaebisch”.

Brano di rara bellezza e profonda intimità, Jesus, meine Zuversicht (Gesù, mia fiducia) BWV 728 nasce forse per clavicembalo o clavicordo (diverse caratteristiche della scrittura lo denunciano), per la devozione familiare nei momenti di convivialità quotidiana. Si tratta di un corale ornato, con la melodia affidata al soprano; le voci inferiori accompagnano con discrezione, ma senza tralasciare riferimenti tematici al canto fermo.

Nato a Roma nel 1956, Alessandro Cusatelli ha firmato il nuovo brano organistico commissionato da Box Organi e qui presentato in prima assoluta. Eseguito in Italia e all’estero, Cusatelli è autore di una ricca produzione che comprende quattro concerti per strumento solista e orchestra, brani sinfonici, un dramma musicale in un atto, un Intermezzo, varie opere sinfonico-vocali e un’ampia produzione cameristica. Ha pubblicato un Trattato di strumentazione e un Trattato di orchestrazione. Insegna Composizione presso il Conservatorio “S. Cecilia” di Roma.

«Il tema dei “Padri e figli”, proposto quest’anno per questa rassegna, ha indubbiamente influito sull’orientamento delle scelte di linguaggio musicale utilizzato per la mia Introduzione e Fuga», scrive il compositore riferendosi alla genesi della sua nuova composizione.

«Il raffronto tra l’espressione dei nostri padri musicali, rispetto ad una opzione libera dai vincoli della tonalità (o perlomeno dove certi riferimenti appaiono comunque remoti) mi è apparso come una convincente strada da perseguire a tale scopo. Un soggetto, tratto da una serie di proposte di Vieri Tosatti, mio unico maestro e grande amico per tutta la vita, mi è venuto in aiuto: il tema dei “padri e figli” non poteva avere miglior riferimento.

Avendo però principiato con la Fuga, del tutto aderente alla scelta tonale, e al termine, rendendomi conto che la durata, da sola, quasi esauriva il limite che era stato posto dalla committenza, ho necessariamente dovuto concentrare il secondo pezzo in un solo minuto. Questo ha comportato che, non vedendo un senso nel proporre un brano esiguo dopo uno molto più lungo, abbia dovuto invertire il riferimento tematico in “I figli e i padri”.

L’elemento che accomuna i due brani nasce quindi dal soggetto della fuga, che, pur solo in una sintesi dell’inciso iniziale, “ritorna” al pedale del primo brano, con valori larghi, alla base di una serie discendente, e ascendente poi, di armonie dal carattere enigmatico, quasi fossero una domanda ansiosa la cui risposta viene affidata, nel brano seguente, alla saggezza dei nostri predecessori».  

Per quanto riguarda gli inserti jazzistici che caratterizzano ormai da nove anni il format di Box Organi, stavolta saranno affidati al fisarmonicista bresciano Fausto Beccalossi, unanimemente considerato uno dei massimi specialisti in campo nazionale e internazionale del suo strumento.

Attivo concertisticamente in tutto il mondo, dal 2007 al 2020 ha fatto parte dell’ensemble che accompagna il grande chitarrista Al Di Meola in tour mondiale, e con il quale ha registrato 6 CD e partecipato a centinaia di concerti nei più prestigiosi Festival Jazz a livello mondiale (USA, Giappone, Australia, Brasile, Argentina, Asia, Europa).

Negli ultimi venti anni ha partecipato alla registrazione di oltre 50 dischi al fianco di alcuni fra i migliori musicisti dell’area jazzistica italiana ed internazionale, tra i quali: Enrico Rava, Kenny Wheeler, Gonzalo Rubalcaba, Sandro Gibellini, Gabriele Mirabassi, Enzo Pietropaoli, Paolo Fresu, Mauro Negri, Maria Pia De Vito e altri. Spetterà dunque a Beccalossi interagire nel corso della serata con l’organista, proponendo una serie di suggestioni ed elaborazioni su temi tratti dalle musiche di Bach e figlioli inserite nel programma.

Il tradizionale spazio letterario sarà occupato dalla lettura de La felicità del settimo giorno, il nuovo racconto a soggetto organistico di Eraldo Affinati, che avrà la sua prima interprete nell’attrice Matilde Facheris.

Romano, vincitore nel 1995 del Premio Bergamo con Bandiera bianca e due volte finalista al Premio Strega con Campo del sangue (1997) e L’uomo del futuro. Sulle strade di don Lorenzo Milani (2016), Affinati ha fondato, insieme alla moglie Anna Luce Lenzi, la scuola Penny Wirton per l’insegnamento gratuito della lingua italiana ai migranti. Da poco è uscita in libreria l’autobiografia letteraria Delfini, vessilli, cannonate (HarperCollins, 2023). Per i Meridiani Mondadori ha curato l’edizione completa delle opere di Mario Rigoni Stern, Storie dall’altipiano (2003).

La serata, con finalità benefiche, è destinata alla raccolta di fondi in favore della Conferenza San Vincenzo di Lallio. 

Box Organi. Suoni e parole d’autore, resa possibile anche quest’anno grazie al contributo di Camera di Commercio, Fondazione Credito Bergamasco, delle ditte Montello, Zanetti, Ambrosini, Gama, Co.Me.C., si avvale del patrocinio e del sostegno della Provincia di Bergamo e del Comune di Lallio, del supporto di Eliorobica come sponsor tecnico e della media partner del quotidiano Avvenire, del settimanale Famiglia Cristiana, di BergamoNews e di santalessandro.org, settimanale online della Diocesi di Bergamo. 

Ingresso libero. Per info: 388 58 63 106

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