Dopo l’inaugurazione della nona edizione di Box organi. Suoni e parole d’autore di sabato scorso, 16 settembre 2023, apertasi con il grande maestro organista fiorentino Matteo Venturini e la performance d’improvvisazione della violoncellista italo-brasiliana Daniela Savoldi, eccoci arrivati al secondo appuntamento previsto nel ricco programma della rassegna ideata e diretta da Alessandro Bottelli.
Quest’anno il progetto, nato nel 2014 per valorizzare le sonorità dell’organo Bossi Urbani 1889 della Chiesa Parrocchiale di Lallio, si sviluppa intorno al tema del rapporto tra i padri e i figli musicisti e compositori.
La storia della musica, infatti, è prolifica di esempi di questo tipo: molti sono gli artisti che hanno trasmesso la passione del proprio mestiere alla prole. Basti pensare a Bach, Mozart, Strauss, van Beethoven.
All’interno di questo palinsesto ben si inserisce l’approfondimento sull’argomento, condotto giovedì 21 settembre all’Auditorium Comunale di Lallio da Vittorino Andreoli, psichiatra e scrittore, membro della New York Academy of Sciences, Cofondatore e primo segretario della Società Italiana di Psichiatria Biologica, presiede per molti anni la Section Committee on Psychopathology of Expression della World Psychiatric Association, di cui attualmente è presidente onorario, autore di articoli scientifici e opere specialistiche nel campo delle discipline neuropsichiatriche, della farmacologia e delle scienze psicopedagogiche.
Andreoli, durante la serata, ha portato una attenta e lucida riflessione sulla criticità del rapporto contemporaneo tra padri e figli, rapportandolo a quello, totalmente differente, che si è configurato tra i padri e i figli musicisti di un tempo.
Le osservazioni fatte dal medico contengono un’analisi del concetto di famiglia, il cui basamento è il sentimento dell’affetto.
La famiglia è l’unica istituzione che ha come elemento fondante la relazione e il sentimento che oggi, però, vengono a mancare.
Il relatore utilizza un’immagine singolare per indicare il nucleo famigliare, ovvero quella dell’orchestra. Secondo Andreoli la famiglia deve essere come un’orchestra, un gruppo ben affiatato il cui cardine fondamentale dovrebbe essere il legame affettivo che riunisce tutti.
Lo psichiatra ha, poi, richiamato e mostrato le caratteristiche del mondo della musica di un tempo evidenziando i grandi legami e i sentimenti che univano i padri ai figli. A fare da collante era proprio la passione e il fascino della musica stessa.
Oggi si verifica, invece, in modo ricorrente una incomprensione tra i genitori e i propri figli che, secondo lo specialista, è dettata non solo, ma anche, dalla differenza di percezione del tempo che negli adolescenti manca.
Il padre si preoccupa del domani, ha uno sguardo sul futuro e vede il passato come esempio; il ragazzo, d’altro canto, ha come singola preoccupazione e interesse il presente.
È interessante vedere, invece, come in alcuni momenti storici la musica sia stata effettivamente un motivo di legame.
Secondo Andreoli il nostro è un tempo di drammatica povertà musicale e allora lo psichiatra si chiede: ma se nel passato ha funzionato un legame creatosi attraverso uno strumento musicale, che cosa potrebbe comportare, oggi, tutto questo?
Come emerge anche dalle famiglie di grandi musicisti del passato, c’è stato un tempo in cui il figlio era attratto dall’abilità del padre di saper comporre ed elaborare una sinfonia e lo portava a considerare ed imitare il genitore che nella sua mente era un elemento di riferimento.
Oggi l’apprezzamento dei figli verso i genitori tende a stemperarsi anche per la poca intensità delle relazioni che non consentono di trasmettere insegnamenti e sentimenti forti.
È necessario, allora, nella contemporaneità, svolgere qualche attività in comune perché, come ben sottolinea Andreoli, i ragazzi hanno bisogno di fare, e fare insieme, di trovare qualche manifestazione non solo verbale che esprima meglio i sentimenti.
Nel corso della conferenza il medico ha riportato l’esempio del grande musicista Bach. Quest’ultimo ebbe venti figli, ma solo quattro di loro seguirono la professione del padre. C’è stato un periodo in cui si riteneva che la famiglia Bach fosse un caso di trasmissione genetica del comportamento, quindi che l’intelligenza e le abilità, insieme ad altre caratteristiche, fossero trasmesse attraverso i geni. Successivamente, però, è entrata in gioco una seconda ipotesi, ovvero che è l’ambiente familiare – oltre a quello sociale – ad avere una rilevanza fondamentale nella costruzione dell’individuo.
Oggi, chi si occupa di questo tema ammette che il comportamento musicale dipende da tre fattori: dalle origini, quindi dai geni, dalla personalità, che è legata all’esperienza, e dall’ambiente culturale e sociale.
Ecco, quindi, che bisogna trovare all’interno dei ragazzi quei segnali che possano essere accompagnati perché diventino una passione.
La creatività è una caratteristica propria che risiede in ogni uomo indipendentemente dalla situazione in cui si trova quindi tutti possono trovare il modo per poterla utilizzare e sfruttare a incominciare dai bambini come succedeva una volta.
Le profonde riflessioni del relatore sono state seguite con grande attenzione e partecipazione del pubblico presente che ha dimostrato di apprezzarne lo spessore.