Molte fedi, Elisa Palazzi: “La guerra alimenta il riscaldamento globale”

Elisa Palazzi è una donna e una climatologa ottimista. Ritiene che ci siano buone motivazioni per pensare che la transizione ecologica sia possibile e ha fiducia nelle nuove generazioni: a loro riconosce una connaturale sensibilità per le questioni ambientali e una predisposizione ad adottare stili di vita sempre più sostenibili.

Invitata a Bergamo dai giovani di Finisterre, un gruppo nato all’interno delle ACLI per tenere viva l’attenzione sui temi geopolitici, ha preso la parola allo Spazio Polaresco per uno degli eventi della rassegna Molte Fedi Sotto lo stesso Cielo lunedì 2 ottobre 2023. In platea ad ascoltarla ci sono molti giovani e giovanissimi, alcuni accompagnati dagli insegnanti delle scuole secondarie. 

Palazzi è una studiosa del clima, si interessa in particolare degli ambienti montani perché sono “sentinelle dei cambiamenti”. Ma nella serata organizzata dalle ACLI bergamasche si presta a dialogare sul rapporto tra riscaldamento globale e guerra. Si tratta di due questioni di enorme attualità che accendono l’interesse e la passione dei più giovani.

Soprattutto sono due fenomeni che negli ultimi mesi hanno pesantemente condizionato la vita di tutti in Europa e nel Mondo. C’è una correlazione tra guerra e riscaldamento globale? La guerra cambia il clima? E il cambiamento climatico genera nuovi conflitti? Sono alcune delle domande alle quali la fisica del clima ha cercato di rispondere. 

Elisa Palazzi apre il suo intervento con una frase spesso leggibile sui cartelli dei manifestanti ai Fridays for Future: “La guerra è fossile, la pace è rinnovabile”. Il conflitto e il clima sembrano temi distanti ma forse hanno soluzioni comuni. “La guerra” – afferma la Palazzi – “sappiamo che contribuisce al riscaldamento globale, anche se è difficile calcolare quanto”. I mezzi militari hanno bisogno di molto combustibile ed emettono nell’atmosfera grandi quantità di gas serra. Le basi militari sparse nel mondo consumano suolo, lo inquinano.

Durante un conflitto si incendiamo aree agricole e boschi, si disperdono agenti inquinanti nell’ambiente, si distruggono ecosistemi e si impoverisce la biodiversità. Pochi governi nel mondo calcolano le emissioni in atmosfera del comparto militare. Si sa però che il solo sistema militare statunitense posto nella classifica delle nazioni che emettono COin atmosfera, occuperebbe il 47° posto.

Le conseguenze della guerra russa in Ucraina non solo rischiano di distruggere i mercati alimentari ed energetici globali, ma potrebbero anche minare l’agenda climatica globale. Se i Paesi risponderanno all’aggressione della Russia aumentando il proprio uso di combustibili fossili, il conflitto rischia di allontanarci dal raggiungimento degli obiettivi globali sul clima”.

Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite.

L’emergenza bellica modifica le priorità strategiche degli Stati: una guerra come quella voluta dalla Russa ai danni dell’Ucraina rischia di rallentare il processo di transizione ecologica costringendo le Nazioni a cercare nuovi approvvigionamenti di gas naturale anziché concentrarsi su come diminuire la dipendenza dalle fonti energetiche fossili e ridurre i consumi.

È un grave rischio anche perché pare esserci una certa correlazione tra conflitti e riscaldamento globale. Alcuni dati mostrano come le siccità negli ultimi anni siano con-cause di migrazioni, conflitti, violenze. Un fenomeno di questo tipo si è riscontrato in Siria: prima che esplodesse la guerra civile, tre ripetute siccità hanno martoriato le campagne, ridotto l’accesso all’acqua potabile e costretto allo spostamento la popolazione di alcune zone rurali verso le città alterando gli equilibri sociali interni.

Nella regione africana del Sahel siccità, rivolte alimentari e violenze sembrano fenomeni tra loro collegati. Il riscaldamento globale penalizza maggiormente i territori già fragili e le società meno attrezzate per far fronte al necessario adattamento.

Eventi naturali estremi, assenza prolungata di piogge o allagamenti innescano processi sociali che favoriscono nuove conflittualità e mettono a repentaglio la vita delle persone.

Per questa ragione, suggerisce la fisica, è necessario occuparsi oltre che di Transazione Ecologica anche di Giustizia Climatica perché a pagare maggiormente le conseguenze dell’effetto serra sono Paesi che ne sono minimamente responsabili. Di fronte ad una sfida globale serve quindi un’alleanza internazionale: per difendere la Terra è necessaria la Pace. 

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