Il dibattito sullo “spot della pesca” in una società che vive di (brevissime) emozioni 

L’agenzia Small ed Esselunga possono festeggiare per aver centrato il loro obiettivo.

L’agenzia, costruendo un messaggio pubblicitario, accattivante, emotivo, coinvolgente sull’importanza di fare la spesa, prendendo spunto da uno spaccato di vita reale. 

Il noto brand dei supermercati può esultare perché l’Italia si è distratta da ben altri problemi per parlare dello spot di una bambina che, nel tenero tentativo di riconciliare i genitori separati, si fa comprare una pesca dalla madre e la regala al papà, dicendo che è un “pensiero” della mamma.

In fondo lo spot pubblicitario riprende (anche solo per motivi commerciali) un’evidenza che appare ai nostri occhi e a molti esperti, scontata: le separazioni soprattutto nei bambini provocano dolore e sofferenza e ogni bambino spera sempre che mamma e papà prima o poi tornino insieme.

Certo è curioso, pittoresco e un po’ deludente che un tema importante come quello della separazione vista con gli occhi dei bimbi, diventi dilagante nei commenti e nelle polemiche sui social e in tv, solo a seguito di uno spot pubblicitario.

Proprio questo ci deve far pensare. La nostra società si è ormai assuefatta a quasi tutto: violenze, abusi, guerre, immigrati morti in mare, soprusi e altro.

Ma poi basta una foto di un bambino riverso su una spiaggia, oppure la tenerezza di una bimba che porge al papà una pesca, per far riesplodere tanti commenti e riflessioni, le più variegate possibile e alcune anche ideologiche.

Viviamo in un mondo che si infiamma solo di emozioni che durano lo spazio di una pubblicità.

Emozioni che ci accalorano, ci coinvolgono per un istante e poi affievoliscono velocemente, evitando così qualsiasi approfondimento, riflessione e confronto su quanto vivono, sentono e provano i figli di coppie separate.

Allora ben venga che i “puntifragola,  o alcune immagini risveglino le nostre coscienze, a patto che tutto questo infervorarsi non duri lo spazio e il tempo di due minuti e soprattutto (come è successo) non diventi un’ennesima occasione di destra o di sinistra o di centro per sviare da tutti gli altri problemi irrisolti del nostro vivere.

Quindi per citare alcuni commenti “la sinistra non è “fuori di pesca” e la destra non è “fuori di melone”

La nostra società ormai riflette solo per emozioni e sono quest’ultime a dettare l’agenda delle priorità.

 Forse dovemmo tornare ad un più sano discernimento frutto di dialogo, ascolto, approfondimento e riflessione, anche quando una convivenza è gioiosa o diventa difficile se non impossibile.

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