Mercalli: “Il Papa richiama con forza il mondo al suo compito più importante: difendere il Creato”

“Il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura”. Nell’Esortazione Apostolica “Laudate Deum”, pubblicata nel giorno della festa di San Francesco d’Assisi, Papa Francesco, a distanza di otto anni dall’Enciclica sociale “Laudato sì”, lancia un appello rivolto a “tutte le persone di buona volontà”. 

Nella sua sesta Esortazione Apostolica il Pontefice parla della crisi climatica invitando a riconoscerla come “un problema sociale globale, che è intimamente legato alla dignità della vita umana” e che per questo richiede il “coinvolgimento di tutti”. Da leader globale qual è, ancora una volta Papa Francesco in cinquantanove pagine, sei capitoli, settantatré punti, esorta il Pianeta a pensare e agire per il bene comune.

Abbiamo commentato la “Laudate Deum” con Luca Mercalli, nato a Torino nel 1966, meteorologo, climatologo, divulgatore scientifico, direttore della rivista “Nimbus”, Presidente della Società meteorologica italiana e Responsabile dell’Osservatorio meteorologico del Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, entrambi fondati dal celebre meteorologo, astronomo, il barnabita Padre Francesco Maria Denza (1834-1894). Denza fu chiamato da Leone XIII a dirigere la Specola vaticana.

Luca Mercalli è da sempre sensibile alle tematiche ambientali e costantemente impegnato nel divulgare uno stile di vita più attento alla riduzione dell’impatto ecologico.

  • Dottor Mercalli, ha apprezzato l’Esortazione Apostolica di Francesco? 

«Molto. Durissima, con quella determinazione che fa capire l’urgenza. Mi sono riconosciuto nello scritto del Papa che ha in me un totale alleato».

  • Secondo Lei, la tv, i giornali, i siti hanno dato il giusto risalto alla nuova Esortazione Apostolica di Bergoglio? 

«No. Sono rimasto stupito del poco spazio riservato alla “Laudate Deum”. Forse anche il mondo dell’informazione non vuole capire. Quando vedi un intervento così autorevole di un pontefice pensi: “Anche se non sono informato, qui c’è qualcosa di grosso. Mi informo”. Invece mi sembra che ci sia un tentativo di sminuire tutti i problemi ambientali e tutti i problemi sociali connessi. Anche all’estero non se ne è parlato tantissimo».

  • “Laudate Deum” fa comprendere che il tema ecologico è la questione di oggi. Cittadini, governi e Stati ne sono veramente consapevoli? 

«A me sembra di no. Se lo fossero non ci sarebbe bisogno di questo richiamo così forte, così autorevole, così determinato, del Pontefice. Si capisce che Papa Francesco è preoccupato, ma anche un po’ arrabbiato di fronte alle evidenze sempre peggiori del riscaldamento globale e che sono state innumerevoli in questi otto anni che ci separano dal 2015 quando fu pubblicata la “Laudato sì”. Inerzia totale del mondo politico ed economico, che a livello globale si è totalmente disinteressato del problema pur conoscendolo benissimo. Perché non possiamo invocare l’ignoranza, è un tema di cui si parla correntemente,  e dove tra l’altro ci sono degli impegni politici internazionali ben precisi, che sono stati controfirmati dagli Stati. L’accordo di Parigi non permette di invocare l’ignoranza, è un impegno che è stato firmato dai governi». 

  • Francesco lancia un appello, perché si ponga “finalmente termine all’irresponsabile presa in giro che presenta la questione solo come ambientale, “verde”, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici”. Che cosa ne pensa? 

«Mi piace il tono colloquiale di Francesco. Questo piccolo documento non è un lavoro accademico con termini ufficiali, il Pontefice parla proprio al cuore. Il Papa è seccato di vedere tutte queste scuse a cui la società si sta aggrappando per non fare nulla. Quello di Francesco è anche un richiamo emotivo, ed è bello che ci sia un tono colloquiale e spero passi al maggior numero di persone. Spiace vedere che ancora oggi, persino all’interno della stessa Chiesa cattolica, come dice il Papa, vi siano tanti scettici che non credono all’urgenza di questo problema. Pensano che ci sia qualcosa di più importante. Ma cosa c’è di più importante di difendere il Creato?»

  • Alla luce dei tanti “fenomeni estremi”, vogliamo riaffermare che il cambiamento climatico è una delle principali sfide che la società e la comunità globale devono affrontare? 

«Il cambiamento climatico è una vera e propria minaccia per il futuro dell’umanità. La nostra specie non può vivere in un Pianeta che sia troppo caldo, ricordiamoci che il corpo umano ha dei limiti, con temperature sopra i 37 gradi il corpo umano fa fatica a vivere bene. Quando superiamo i 45 gradi siamo a rischio della vita, infatti a ogni ondata di caldo stanno aumentando le vittime dirette. È una minaccia sanitaria su un clima che diventa sempre più caldo. La maggior frequenza degli eventi estremi produce un danno sociale di dimensioni colossali. Nei Paesi poveri qualsiasi evento estremo fa aumentare la povertà, dalla difficoltà a produrre cibo a Paesi che possono essere spazzati via da un’alluvione o da un uragano. E che poi non hanno la capacità di rialzarsi, sono luoghi dove non esiste la resilienza, la capacità di recupero dopo un evento estremo. Nei Paesi ricchi, sì c’è la Protezione Civile, uno Stato che paga. Ma fino a quando se gli eventi avversi diventano sempre più frequenti? C’è il rischio che l’economia collassi. La minaccia è inedita alla scala della nostra civiltà. Bisogna rendersi conto che colpirà le generazioni più giovani. Quindi anche con una responsabilità transgenerazionale. È un problema etico».

  • Il Papa ribadisce che “l’origine umana, “antropica”, del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio”. Quanta parte di responsabilità è da attribuire anche “a certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica”? 

«Un grande leader come un papa, non solo Papa Francesco, la figura istituzionale di un Papa che io accosto a un altro grande leader  quale è Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, quando parlano o scrivono sanno di avere una responsabilità enorme. Prima di scrivere o di parlare si sono informati bene. Non si fanno annunci di tale portata se non si hanno delle certezze e l’autorevolezza scientifica dietro le spalle. Quando Francesco o Guterres si pronunciano in toni così preoccupati sul futuro dell’umanità è perché hanno assunto l’informazione migliore e disponibile sulla faccia di questo Pianeta. Hanno i loro punti di riferimento scientifico, sono il top, il livello di eccellenza assoluta, quindi già da solo questo per me, fa capire anche ai non addetti ai lavori, che non si tratta di una bufala. Sarebbe terribile che persone così rilevanti ed esposte dessero solo opinioni personali. Questa non è un’opinione personale, il clima varia perché è colpa dell’uomo e lo dice la miglior scienza. Papa Francesco prende una posizione dura, e la cosa mi fa molto piacere, contro il negazionismo, perché lo bolla di qualche cosa che rallenta e ostacola quegli ultimi anni di possibilità di intervenire per migliorare la situazione che abbiamo intorno a noi. Questo rallentamento è deleterio, se perdiamo ancora una decina di anni in chiacchiere dietro a questi “mercanti del dubbio”, queste persone che trovano sempre un alibi per non impegnarsi, continueranno a creare confusione nella nostra società. Sono contento che Francesco li abbia stigmatizzati».

  • Nella quarta parte del documento il Santo Padre, si occupa delle conferenze del clima (COP) registrandone i pochi progressi e i tanti fallimenti. Nella quinta parte, Bergoglio analizza il dibattito e le aspettative riposte nella prossima Conferenza, la COP28 di Dubai. Cosa ci si attende dalla COP28 di Dubai se non vogliamo condannare l’umanità? 

«Purtroppo al momento ci si aspetta veramente poco. Siamo in un momento terribile della storia contemporanea, c’è questa guerra assurda in Ucraina, della quale Francesco spende, come voce fuori dal coro, questa invocazione alla pace. Senza pace non ci si può occupare di ambiente, quindi siamo in un momento di grande contraddizione. Da un lato investiamo centinaia di miliardi di dollari in armamenti, che servono a distruggere un popolo, dall’altro lato non ci occupiamo abbastanza del tema ambientale. Anzi, lo sottovalutiamo ulteriormente, presi da questa idea che vi sia qualcosa di più urgente come la guerra. A Dubai temo, come del resto molti miei colleghi mi riferiscono,  nuovamente si raccoglieranno poche cose. Quella delle COP è una colossale burocrazia climatica. Non ci sarà una svolta, in un mese non mi aspetto che l’umanità possa convertirsi. Mi auguro comunque che qualche passo in avanti venga fatto. C’è l’irreversibilità dei fenomeni fisici, Francesco dice che ci stiamo avvicinando a un punto di rottura. Se interveniamo troppo tardi, sottolinea il Papa, non servirà più». 

  • “Laudate Deum” è un’esortazione che utilizza un linguaggio politico? 

«Direi che è tutto politico. In un mondo dove le conseguenze delle nostre azioni si riverberano sulla nostra qualità di vita presente e futura, è tutto politico. La politica in senso alto è nobilissima. È l’interesse collettivo, della polis, πόλις, della comunità. Se diventa invece un interesse di lobbies economiche, non è più politica». 

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *