99 canzoni da ascoltare in classe per parlare di Dio e del senso della vita

Le canzoni fanno lo stesso effetto delle madeleine di Proust, come le ascolti, evocano un ricordo, quasi sempre indelebile. 

Lorenzo Galliani, insegnante di religione, giornalista e scrittore nel volume “Canzoni in classe” (Àncora Editrice 2023, Collana “Maestri di frontiera”, pp. 128, 14,00 euro) ha individuato 99 brani, quasi tutti degli ultimi dieci anni, per raggiungere i giovani passando “Dal rap all’indie alla ricerca di un senso”, come recita il sottotitolo del testo. 

Il libro è un utile strumento, soprattutto per gli insegnanti, che aiuta a trovare un canale di comunicazione con i giovani, affrontando temi come il senso della vita, la famiglia, la sofferenza, l’attualità, Dio.

Ne parliamo con Lorenzo Galliani, nato a Bologna nel 1985, certo che “Le canzoni, anche quelle di oggi, hanno ancora molto da dire”.

  • I 99 brani affrontano temi dei quali si parla spesso con i ragazzi: bullismo, guerra, rapporti con i genitori, disagio giovanile. Dunque si può “fare scuola” a partire da una canzone dei Pinguini Tattici Nucleari, di Marco Mengoni, di Fabrizio Moro, ma anche di Ed Sheeran e Ermal Meta? 

«Sì, ma non solo da oggi. Anch’io quando andavo a scuola avevo qualche insegnante che faceva ascoltare alla classe qualche canzone per farci riflettere sul testo. Le canzoni di oggi sono considerate semplici ma non è vero, canzoni recenti affrontano temi duri, difficili. Pensiamo ai Pinguini Tattici Nucleari, che parlano di Alzheimer nella canzone “Ricordi”, dove descrivono la difficoltà di instaurare un rapporto con una persona afflitta da questa malattia crudele che fa perdere progressivamente pezzi di memoria. Sappiamo quanto la memoria abbia a che fare con la nostra identità. Anche Lorenzo Baglioni parla di Alzheimer in un suo brano chiamato “Non ti scordare di volermi bene”. Valerio Mazzei con “12 Luglio” parla di sua madre morta quando lui era piccolo». 

  • Nel libro si è concesso cinque canzoni “fuoriquota”. Che vuol dire? 

«Raccontare la vita attraverso le canzoni di oggi, questo è stato l’obiettivo che mi sono dato. Nel libro ho inserito cinque canzoni un po’ più vecchie, ma che restano comunque delle evergreen. Di “Mi fido di te” di Jovanotti, canzone molto famosa, mi colpisce molto il video. Quando mi fido, mi affido, nel video c’è una sequenza di cessioni di qualcosa, fino a quando un senzatetto, che ha appena ricevuto in dono un orologio, si toglie uno straccio di dosso e prova a coprire i passanti, ricevendo però un rifiuto dietro l’altro. Allora entra nella vicina chiesa. Al centro c’è un crocifisso di legno. Appende lo straccio rosso sul legno, alle spalle di Gesù (e, dettaglio da non trascurare, per farlo deve abbracciarlo… o forse farsi abbracciare?). Mi sembra uno spunto bellissimo su cui confrontarsi sul tema della fiducia». 

  • Quali cantanti ascoltava da adolescente? 

«Mi piace molto la musica italiana, i cantautori italiani. Sono di Bologna quindi i miei cantautori preferiti sono Francesco Guccini, per me è un faro, Lucio Dalla. Mi piacciono molto anche Roberto Vecchioni e Ligabue.Sono andato a vedere molti concerti di Max Pezzali. Nelle sue canzoni esprime concetti universali con straordinaria semplicità».

  • Qual è la Sua canzone preferita contenuta nel testo? 

«Ce ne sono tante, ma scelgo la numero 71, “Supermarket flowers” di Ed Sheeran, una preghiera triste e dolce, che parla della scomparsa della nonna del cantautore britannico». 

  • Il brano che porta a scuola da più tempo? 

«“Mio fratello” di Biagio Antonacci, lo porto perché si lega molto alla Parabola del padre misericordioso, popolarmente chiamata del figliol prodigo (cioè “spendaccione”) su ammissione dello stesso autore, che propone il brano come una attualizzazione di questa parabola. Nel video, oltre a un cantante siciliano, Mario Incudine, ci sono i due fratelli Fiorello, Rosario e Beppe, il gioco che faccio in classe è quello di capire quale dei due fratelli è quello che resta. E nel video la cosa non è tanto scontata». 

  • Qual è stato l’artista che più l’ha sorpreso? 

«Mi viene in mente Emanuele Aloia, un giovane cantautore nato a Torino nel 1998, non lo conoscevo prima. La sua musica mi sembra molto orecchiabile e i suoi testi sono pieni di citazioni di opere d’arte e di scrittori. Mi sorprende l’attenzione che hanno i miei studenti, mi incitano a proseguire su questa strada». 

  • La centesima canzone non c’è. Un suggerimento? 

«Volutamente mi sono fermato a 99. L’idea è che la centesima sia il lettore a trovarla…»

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