L’era delle disuguaglianze, vicine e lontane. E in sei casi su dieci la povertà si eredita

Questi tempi si potrebbero definire secondo diverse inquadrature: sono gli anni della crisi climatica, potrebbero essere definiti gli anni della rivoluzione digitale, oppure quelli della morte dei corpi intermedi della società.

Sicuramente sono anche gli anni dove le disuguaglianze stanno aumentando in modo vertiginoso. Comprendo bene che questa affermazione può essere molto scomoda ed addirittura provocatoria, ma ritengo invece che le diseguaglianze stiano influenzando gli scenari globali, nazionali e anche quelli più vicini a ciascuno e ciascuna di noi.

Ma l’aspetto forse più strano (e allarmante) è che “se ne parla” poco ed inoltre, laddove ci siano delle “mani alzate” nel cercare di far notare il problema (perché di questo si tratta), si viene trattati come un burattino. Ma sulla questione delle disuguaglianze il vero Pinocchio è solo chi non vuole vedere questa drammatica realtà.

Uno sguardo d’insieme

L’aumento delle disuguaglianze può essere spiegato attraverso due semplici frasi: i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sono sempre più poveri. Non solo: i due estremi di queste “facili” categorie, quindi i più ricchi e i più poveri, che in modo sempre più forte corrono verso livelli estremi. 

Sono tante le realtà che segnalano questo tema come un elemento non più trascurabile: addirittura nel rapporto del 2022 Oxfam si spinge a usare delle parole quasi lapidarie. Il rapporto dichiara che la disuguaglianza “mina i progressi nella lotta alla povertà, corrode la politica, mette in pericolo il futuro del nostro pianeta. Crisi dopo crisi, i divari strutturali di lungo corso, si sono allargati e consolidati”.

Non sembra essere uno scenario così lontano, dato anche il numero sempre in aumento di conflitti sociali che sfociano anche in scontri violenti in tante e diverse società, dalla nostra Europa fino all’America Latina, passando per il Medio e Lontano Oriente.

Non è solo questione di potere d’acquisto

Una tradizione tutta italiana e profondamente bergamasca è quella di pensare alle disuguaglianze legate solo al potere d’acquisto di un soggetto o di una famiglia, ma in realtà le disuguaglianze agiscono su diversi fattori come l’aspettativa di vita, l’accesso ai servizi di base (assistenza sanitaria, istruzione, acqua, servizi igienici e sanitari) e, non ultimi, i diritti umani.

Inoltre il crescere delle disuguaglianze pone delle questioni anche nella vita di ogni singolo e singola: tale situazione non permette di intravedere strade per crescere, bloccando la mobilità economica e sociale e quindi stoppando anche la formazione personale, portando con sé anche tutte le conseguenze economiche di questo fattore.

In questo scenario è scontato che si vadano ad alimentare incertezza, vulnerabilità, insicurezza, precarietà e venga meno la fiducia nelle istituzioni e cresca, invece, la tensione sociale.

Cosa significa per il nostro paese?

Per cercare di inquadrare il problema per il nostro Paese partirei da un’opera letteraria (che in parte ho citato qualche riga sopra) ossia “Le avventure di Pinocchio” di Collodi.

Nell’opera, che esce nel 1883, Collodi grazie a un dialogo tra il protagonista e Mangiafuoco inquadra uno dei problemi che si trovano nella contemporaneità e che anche Caritas Italiana, nell’ultimo rapporto ha sottolineato in modo forte.

Nell’incontro tra Mangiafuoco e Pinocchio, l’autore scrive: “Mangiafoco chiamò in disparte Pinocchio e gli domandò: ‘Come si chiama tuo padre?’. ‘Geppetto’. ‘E che mestiere fa?’. ‘Il povero’. ‘Guadagna molto?’. ‘Guadagna tanto, quanto ci vuole per non aver mai un centesimo in tasca’”.

Insomma pare che anche Geppetto fosse vittima del lavoro povero; si adoperava ma non riusciva ad allontanare la povertà: allora come oggi lavorare non libera dalla fame.

La povertà si eredita in sei casi su dieci

E non basta neanche ad assicurare ai figli, ai nipoti e ai pronipoti le risorse per sfuggirvi: in Italia, dice Caritas Italiana nel rapporto del 2022, la povertà si eredita in sei casi su dieci e “occorrono cinque generazioni per una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello di reddito medio”.

In Italia l’aumento delle disuguaglianze ha creato nel corso degli ultimi vent’anni una situazione spaventosa. Prendiamo per esempio la differenza delle persone in povertà assoluta: nel 2004, secondo lSTAT, erano poco meno di due milioni e che oggi, nel 2023, sono quasi sei milioni. Sei milioni di persone, che si traduce in una ipotetica terza regione d’Italia per popolazione.  

Sempre l’Istat dice che “l’incidenza della povertà assoluta è calcolata sulla base di una soglia corrispondente alla spesa mensile minima (…) essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile”.

Nei prossimi articoli di questa rubrica approfondiremo e inquadreremo questo problema, in diversi modi, in molte sue sfaccettature e magari ogni tanto racconteremo alcune delle storie che vanno a comporre questo “strano” quadro.

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