Da anni immemori il giornalino “Clackson” costituisce un riferimento imprescindibile per la pastorale di animazione dei gruppi chierichetti della diocesi. Non è poco avere un gruppo di ragazzetti che vengono a messa e provano a dare una mano: per molti è l’opportunità di avvicinarsi al linguaggio della liturgia e a una fede fattiva, anche a messa.
I chierichetti sono il primo laboratorio liturgico, che nemmeno sa di potersi chiamare così. E sono uno dei luoghi in cui sono sbocciati i primi segni di vocazione in diversi che poi sono stati in seminario e sono magari poi diventati preti.
Fare parte del gruppo dei chierichetti è un’affiliazione che fa andare fieri. Anche perché spesso, oltre alla messa c’è molto altro: c’è la voglia di stare insieme, c’è il tentativo di qualche incontro a livello parrocchiale per migliorare nella difficile traversata che è il trasporto delle ampolline, c’è la voglia di trovarsi con altri gruppi chierichetti e sapere che non si è soli a condividere l’impegno della domenica in vestina e cotta.
Il giornalino di Clackson è stata l’istituzione che ha animato tutto questo: 6 numeri all’anno fatti dall’immancabile storia a fumetti, presa dalla vita di un santo o dal vangelo, da una preghiera curata, dalla rubrica liturgica e dall’atteso concorso con barzellette finali. Si poteva leggere da soli, oppure tutti insieme, durante le pizzate o le merende del gruppo, in cui si cercava di dare senso ai gesti che sull’altare si vivevano, tanto concentrati sulle cose da fare che a volte poteva scappare l’essenziale. Il tutto sfociava poi nella festa dei chierichetti diocesana, la festa di Clackson appunto, puntuale ogni 25 aprile.
E quest’anno la rivista di Clackson si rinnova, passando interamente al formato digitale per le parrocchie: arriva prima, su WhatsApp, a tutti, senza costi e ritardi nella consegna, nel formato che può essere proiettato e facilitare così l’incontro parrocchiale per i chierichetti, perché si ha il materiale già bell’e che pronto per essere proiettato e giocato. Uno strumento nuovo per rimettere in moto un meccanismo vecchio: quella della cura di un gruppo in cui le cose più difficili della fede cristiana – liturgia e vocazione – vengono vissute volentieri e con leggerezza. Che non passi anche da qui il rilancio del seminario minore, di cui qualcosa già comincia a vedersi?