Tre diaconi per la Chiesa di Bergamo e l’impegno di “servire nella gioia”

“Servite il Signore nella gioia”. Davide Rovaris, Matteo Cortinovis e Nicolò Bonfanti hanno scelto questo versetto dal Salmo 100 per accompagnare la loro ordinazione diaconale, che si è celebrata la sera del 31 ottobre, vigilia dalla festa di Tutti i Santi.

La Chiesa Ipogea del Seminario di Bergamo era gremita. La presenza di molti sacerdoti, delle famiglie di origine, di amici e parenti e dei seminaristi hanno reso la celebrazione intensa e partecipata. Non sono mancate le rappresentanze numerose delle parrocchie di Pedrengo, dalla quale provengono due degli ordinati, e di Villa di Serio. Infine un folto gruppo da Calolziocorte, Bolgare e dalla Valle Imagna, dove i tre prestano il loro servizio pastorale.

Il vescovo Francesco ha invitato a riflettere attorno alle parole gioia e servizio, che hanno risuonato nella solenne liturgia di ordinazione.

La gioia è la realtà che percepiamo nella vita dei Santi, in cui riconosciamo il compimento dell’opera di Dio. La gioia di servire il Signore, come recita il Salmo, si lega così e si rende manifesta nella storia di questi tre giovani, diventando un vero programma di vita.

Ma cosa significa oggi per un giovane, che chiede di essere ordinato diacono, “servire il Signore nella gioia”?

Servizio significa anzitutto consegnare a Dio, e solo a Lui, la propria vita. Il segno del celibato, che oggi alcuni faticano a comprendere, manifesta la dedicazione di tutta la vita al Signore. Il vescovo Francesco ha ricordato come per dare il primato a Dio occorra “lottare contro ogni forma di idolatria, che è sempre in agguato. A volte essa nasce dalla vanagloria personale, dalla brama del successo, dall’affermazione di sé ad ogni costo, dal fascino del carrierismo. Altre volte si manifesta come idolatria della propria spiritualità, delle proprie idee religiose o bravure pastorali”. Adorazione di Dio, e di nessun altro, che viene significata dall’impegno della preghiera ogni giorno, e più volte al giorno, per sé e per tutta la chiesa, che Davide, Matteo e Nicolò si assumono.

Diventare diaconi significa letteralmente farsi servitori, nello stile di vita proprio di Gesù, che “è venuto per servire e non per farsi servire”. Lui, e non altro, è la ragione che spinge il cristiano al servizio. E se è vero, continua il Vescovo, che “il servizio ci appartiene culturalmente, non possiamo dimenticare che la ragione vera del servizio non è il bisogno, ma è Dio stesso. Il bisogno infatti si esaurisce, Dio non si esaurisce mai”. 

Tale servizio, dentro la missione della Chiesa, si incarna nell’annuncio della Parola, di cui il diacono si nutre per diventarne testimone, si concretizza nella cura dei poveri, dai quali accogliere e ai quali portare il Vangelo, si evidenzia come condivisione del dono nel servire all’altare e diventa invito non solo a scambiarsi, ma ad edificare la pace.

Al termine della celebrazione don Nicolò confida: “Penso che l’emozione più grande sia quella della gioia, nella consapevolezza di aver ricevuto un dono grande e immeritato. La frase del Salmo che abbiamo scelto è stata perfetta per l’occasione: ho iniziato infatti il mio servizio di diacono con grande felicità e con un sentimento di straripante consolazione”.

Don Matteo il giorno successivo racconta: “Non so se me lo sarei immaginato proprio così: un’emozione grandissima. La tensione e l’agitazione hanno preso il sopravvento mentre, guidati dalla croce, ci dirigevamo dall’auditorium del Seminario verso la chiesa Ipogea, cantando il Veni Creator. Poi la gioia di vedere tante persone, che pregavano con noi, e tanti sacerdoti che ci accoglievano come diaconi nella Chiesa di Bergamo.

Il momento per me più emozionante e impegnativo è stato quello delle litanie dei Santi. Prostrati sul pavimento, mentre tutti in coro invocavano la Chiesa celeste, mi ha emozionato tantissimo. Lì ho sentito la gioia di diventare servo, perché non sono solo, ma posso contare sulla Chiesa che mi accoglie e custodisce. Una Chiesa che devo servire, ma che insieme mi supporta nel nuovo ministero. Oggi la festa si è spostata al mio paese con tanta gratitudine, unita alla gioia di essere in quella parrocchia, in cui ho iniziato a fare il chierichetto e dove ora servo all’altare come diacono.

La gioia di vedere tantissime persone, che mi hanno visto crescere, e con me gioiscono per questo grande dono. Davvero tutto è grazia!”.

Infine don Davide ci confida: “Il diaconato è un dono. Lo ricevi, non è tuo, ma è la Chiesa che te lo dona. L’ho ricevuto e lo ricevo in spirito di umiltà, significata anche dal prostrarmi a terra con i miei compagni. Un dono grande che ancora adesso faccio fatica a comprendere appieno. Ho vissuto questi giorni con una profonda gioia. Sono pronto a mettermi a servizio della Chiesa: durante la promessa di obbedienza infatti ho messo le mie mani in quelle del Vescovo per dire la mia disponibilità a servire, in ciò che il Signore mi chiederà e con le mie capacità. Ma soprattutto so di poter contare sulla guida dello Spirito Santo, che il Vescovo ha invocato su di noi con l’imposizione delle mani”.

Non ci resta che augurare a don Nicolò, don Matteo e don Davide di custodire la gioia di questi giorni nel servire il Signore per sempre.

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