Il vescovo incontra i sindaci dell’Alta Valle Brembana: “Collaborare per risolvere i problemi”

“L’io da solo non ce la fa, abbiamo bisogno del noi. Siamo spesso malati di individualismo, ma da soli moriamo. Stare insieme invece dà forza. Tutto ciò che va a sostegno della collaborazione contribuisce a risolvere i problemi”. Così il vescovo monsignor Francesco Beschi ha messo l’accento sulla necessità di creare relazioni e legami per perseguire obiettivi comuni nell’incontro con i sindaci e i parroci dell’Alta Valle Brembana avvenuto nei giorni scorsi all’oratorio di Piazza Brembana durante il suo pellegrinaggio pastorale nella fraternità 1 della Cet 04, il primo incontro di questo tipo avvenuto fino ad ora. 

Una serata inedita, in un clima di scambio costruttivo e di dialogo, a partire dal confronto dell’organizzazione delle comunità cristiane e delle amministrazioni che insistono sullo stesso territorio.

“L’Alta Valle – hanno scritto i sindaci nella relazione introduttiva consegnata al vescovo – è un territorio composto da 20 comuni e che ricopre un’area vasta. La popolazione ha un alto tasso di persone anziane e una significativa diminuzione del numero delle nascite. Si inserisce nella cornice della Comunità Montana Valle Brembana, per quanto riguarda la gestione dello sviluppo socio-economico e della definizione di piani pluriennali di opere e interventi sovracomunali, e dell’Ambito Territoriale Valle Brembana per quanto riguarda la gestione del sociale in integrazione al sistema sanitario”. I comuni sono di dimensioni contenute: dagli 85 abitanti di Piazzolo ai circa 1.200 di Piazza Brembana.

Il vescovo ha sottolineato l’importanza del ruolo dei sindaci, mettendone in evidenza alcune caratteristiche peculiari: “Parliamo molto di civiltà e di cittadinanza, il sindaco rappresenta entrambi questi elementi, oggi ancor più necessari. Non si governa solo con attenzioni organizzative ma anche a partire dalla condivisione di valori che alimentano la vita comunitaria: questo è il significato di civiltà, e cittadinanza vuol dire assunzione di responsabilità”.

Un tema attuale in tempi in cui sembra declinare l’interesse per la partecipazione alla vita pubblica: “L’assunzione di responsabilità – ha proseguito monsignor Beschi -, soprattutto in ambiti che non danno un immediato ritorno economico, non vede una disposizione diffusa. Lo si nota anche nell’ambito del volontariato, anche se la nostra resta una delle province in cui esso ha una maggiore espressione”.

Tracciando alcuni elementi di contesto, il vescovo ha evidenziato che “in diocesi ci sono 387 parrocchie, di cui 150 sotto i mille abitanti, di cui 50 concentrate in Valle Brembana. Su un totale di circa un milione di abitanti, queste piccole comunità sommate sfiorano i 70 mila”.

Sono numerosi i problemi che devono affrontare, come hanno osservato i sindaci, e in particolare la carenza di risorse umane ed economiche, di infrastrutture, di servizi, oltre, spesso, a un grande senso di solitudine. “Questi piccoli paesi scontano tante difficoltà – ha affermato il vescovo – ma fanno intravvedere possibilità interessanti, molte delle quali in questo momento sembrano utopie. Ci sono tanti motivi per guardarle ancora con speranza. Negli ultimi anni anche i vescovi Italiani hanno promosso confronti a diversi livelli su questo tipo di realtà. C’è attenzione e consapevolezza che lo spopolamento di queste zone impoverirebbe tutta la società”.

Il vescovo ha spiegato alcune linee generali dell’organizzazione delle comunità ecclesiali, a partire dalle unità pastorali, “forma di collaborazione tra parrocchie, in alta valle ce ne sono tre. Non è solo una risposta alla diminuzione del clero, ha molte potenzialità, permette di mettere in atto esperienze che singolarmente non si potrebbero fare. D’altra parte richiede l’impegno di mettere a punto progetti pastorali comuni, creare un lavoro organico e un’équipe pastorale”. Ha inquadrato poi brevemente la riforma delle Comunità ecclesiali territoriali, realtà più grandi nate per favorire la vicinanza “in modo più convinto e rappresentato” alla vita della gente “mettendosi insieme a persone che condividono gli stessi valori, le stesse preoccupazioni”. Parrocchie e sindaci, ha detto il vescovo, “hanno in comune lo spirito di servizio alla comunità” e ha concluso invitando a mettere la famiglia al centro, “come soggetto e non solo oggetto di interventi”. I sindaci hanno raccolto l’invito “nel segno del noi” come un cammino da portare avanti “unendo le forze” con le comunità cristiane, sforzandosi anche di trovare forme nuove per “servire insieme”.

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