Rsa “Don Palla” di Piazza Brembana: un nuovo giardino come luogo di attenzione e di cura

Ci sono il profumo dei fiori e la gioia di un dono a illuminare il nuovo giardino della Rsa di Piazza Brembana, che contribuisce a rendere la casa “un luogo di vita, di serenità e di relazione” come sottolinea Walter Vanini, direttore sanitario della Fondazione don Stefano Palla.

A inaugurare questo nuovo spazio esterno nei giorni scorsi è arrivato il vescovo monsignor Francesco Beschi in una tappa del suo pellegrinaggio pastorale nelle parrocchie della diocesi, che in questo periodo sta attraversando la Valle Brembana, nella fraternità 1 della Cet 4.

Ha trovato ad accoglierlo il consiglio di amministrazione della Fondazione insieme ai parroci ed ai sindaci dell’Alta Valle e al presidente della Comunità Montana Fabio Bonzi.

“La nostra società e il mondo occidentale nel suo complesso – ha sottolineato il vescovo – stanno apprezzando molti effetti positivi dell’allungamento della speranza di vita. Può nascere però qualche problema se non ci sono generazioni che diano il ricambio all’invecchiamento. La Rsa della Fondazione don Palla rappresenta in questo contesto un’eccellenza della valle e una risposta importante che l’intraprendenza della comunità ha saputo creare per un bisogno molto sentito”. 

Il vescovo, che negli anni ha seguito con attenzione l’attività della Rsa, ha ricordato anche la figura di Pietro Busi, sindaco di Valtorta per 59 anni, presidente della Comunità montana e uno degli artefici della costruzione della Casa di riposo, dove morì di covid nel 2020 a 86 anni: “La sua figura è indimenticabile – ha detto il vescovo – era sempre capace di coinvolgermi in tanti momenti di vita della valle in cui lui è tanto amato, e per lui il Centro don Palla era il fiore più bello”.

Locali luminosi, colorati e accoglienti, sale ampie addobbate per l’occasione: per gli ospiti e per il vescovo è stata una giornata di festa, allietata anche dall’intervento di alcuni musicisti. Dopo i saluti, l’inaugurazione e la visita del giardino il vescovo si è soffermato a salutare gli ospiti e ha presieduto la preghiera del rosario.

“Nel periodo della pandemia – ha affermato Michele Iagulli, presidente della Fondazione – con le chiusure delle Rsa imposte per legge, l’esigenza di disporre spazi esterni più ampi all’interno del perimetro della struttura è diventata più pressante e urgente. Anche dietro sollecitazione della direzione sanitaria e dei nostri psicologi il Cda ha deliberato di realizzare un giardino su un terreno di proprietà del Don Palla e a esso adiacente, affidando l’incarico di direttore dei lavori all’architetto Marco Ferrario”. 

L’area è articolata su due piani, ognuno dei quali ha un accesso diretto dalla struttura, adatto alle persone in carrozzina. “Il giardino – ha proseguito Iagulli – permette di uscire quasi al confine sulla strada. Questo rapporto tra interno ed esterno mi sta molto a cuore: per me non deve esserci una separazione netta, la Casa di riposo non è luogo chiuso ed estraneo ma cuore pulsante della comunità”. Un aspetto che gli anni di pandemia hanno reso più complesso: prima ruotavano intorno alla struttura un centinaio di volontari, ora – con nuove regole e limitazioni – il gruppo si sta adoperando per riprendere la sua attività.

Ad aggiungere bellezza a questo nuovo giardino è che si tratta del frutto di un dono: “In esso c’è l’anima di persone che sono state curate e sono morte qui. L’opera si è potuta realizzare grazie alla loro generosità. Tutto ciò che viene donato alla nostra Fondazione si trasforma in servizi di alta qualità a beneficio di tutti i cittadini della Valle”. 

La Rsa don Palla ha 65 posti per anziani “non autosufficienti di grado medio od elevato, non assistibili a domicilio e richiedenti trattamenti continui, affetti da patologie cronico-degenerative a tendenza invalidante che non necessitano di specifiche prestazioni ospedaliere”. Ci sono poi altri nove posti per l’accoglienza di malati terminali nell’Hospice e 20 per le persone con Alzheimer. “Sono gli unici nella nostra Valle, che ha circa 40 mila abitanti – ha chiarito Iagulli – per trovarne altri bisogna spostarsi in altre zone della Bergamasca”. Di recente sono stati aggiunti anche alcuni posti per soggiorni brevi “di sollievo”, al massimo per trenta giorni, per i quali c’è una forte richiesta. “Ci sono infine i servizi domiciliari – conclude Iagulli – in carico alla Regione, anche se soffriamo un po’ per la mancanza di fisioterapisti”. Anch’essi rafforzano l’idea di una casa aperta al territorio, espressione di una comunità, che mette al centro le persone anziane con sensibilità e cura, a servizio del territorio.

Una bella giornata di festa, la provvidenza sta a guardare, come diceva Pietro Busi. Il vescovo è stato un ospite sempre presente nel don Palla. Il giardino l’abbiamo voluto ed è un’esigenza che è nata durante e dopo il covid. Quando siamo stati costretti a tenere le persone chiuse, soffrire per un’ansia straordinaria. Il giardino permette di uscire quasi al confine sulla strada, e questo rapporto tra interno ed esterno è una mia fissazione, per me non sono due zone separate, la casa di riposo non è un luogo chiuso ed estraneo ma è il cuore pulsante della comunità.

Il giardino è stato progettato con il medico, il direttore sanitario e la psicologa. Il nostro architetto Marco Ferrero ha visto il giardino come un fiore. Completa il giardino sensoriale realizzato per i pazienti con Alzheimer.

Non abbiamo mai usato i soldi delle rette per realizzare progetti, ma trasformiamo le donazioni in servizi. Ci sono persone che sono venute qui nei loro ultimi giorni e hanno lasciato l’eredità a don Palla. In questo giardino c’è proprio l’anima di una persona che è stata curata ed è morta qui. Per noi è importante trasformare le donazioni in servizi di alta qualità a beneficio di tutti.

Vescovo: un’occasione per tornare in questa casa dove sono venuto altre volte. Certamente la figura di Pietro Busi era indimenticabile era capace di coinvolgermi e di costringermi a certi momenti da condividere nella valle in cui lui era tanto amato, in cui il don Palla rappresentava il fiore più bello. Quando evocava la Provvidenza essa prende volti, mani, vicinanze, presenze, storie di persone.

Se Busi ha sempre evocato la provvidenza continuerà a dare un contributo perché continui ad accompagnare la vita di questa casa e di questa valle. Se da un verso questa valle gode e  sostiene l’esperienza del don Palla dall’altro verso il don Palla rappresenta un’eccellenza all’interno della valle.

Sto facendo una visita in tutte le parrocchie della valle, mi fermo un po’ incontro i preti le persone, celebro Messa, prego, il don Palla è una risposta importante che l’intraprendenza della comunità ha saputo creare per un bisogno molto sentito. 

Conosco la Valle e anche qualcuno dei suoi problemi. La nostra società, il mondo occidentale, il nostro paese e le nostre valli vivono una cosa buona che è l’invecchiamento ma non ci sono generazioni che diano il ricambio all’invecchiamento. Il don Palla è una risposta importante a questa età della vita.

Occasione per salutarvi e pregare con voi ma ringraziare presidente e consiglio della vostra opera e tutte le persone che lavoro e contribuiscono a questa opera.

Un ringraziamento particolare ai musicisti che hanno suonato per lui.

Don Renato Vent’anni fa c’erano anche anziani autosufficienti, ora la maggior parte ha difficoltà di deambulazione. Da quando c’è reparto Alzheimer se qualcuno non riesce più a muoversi viene da questa parte. La Rsa dà una risposta a questa grave malattia nei suoi stadi più gravi. 

Ci sono anche posti per l’Hospice che accoglie malati terminali.

Questo determina anche partecipazione alle attività, alle tombole oppure ai giochi che si fanno per l’intrattenimento.

Ci sono 65 posti nella Rsa e 20 per l’alzheimer e 9 per Hospice. I 20 per l’Alzheimer sono gli unici presenti in valle, per trovarne altri bisogna andare ad Almenno San Salvatore o Brembate Sopra. I 40 mila abitanti della Valle hanno solo questi posti.

Ci sono altre residenze per anziani per esempio a San Pellegrino o alcune case famiglia o centri diurni. Una delle ultime realizzazioni sono quattro posti di sollievo, al massimo per un mese, non devono essere degenze troppo personalizzate e c’è la coda che aspetta. Facciamo anche la Rsa aperta con un certo numero di servizi a domicilio, totalmente in carico alla regione. Soffriamo l’assenza di fisioterapisti. Prima del covid c’erano un centinaio di volontari, ora sono stati riammessi da poco, facciamo fatica a ricominciare, nel rispetto delle regole e dei richiami vaccinali.

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