Sogliaggi e Finimondo: tanti modi per riscoprire se stessi e gli altri attraverso un viaggio

Qualche giorno fa, presso l’Abbazia di San Paolo d’Argon tanti e tante giovani si sono incontrati per scambiarsi quanto successo loro durante la scorsa estate. Ma non era un appuntamento dopo le tipiche ferie estive; era invece il momento di ritrovo dopo le esperienze di Finimondo e di Sogliaggi, i progetti di volontariato estivo pensati e realizzati dal Centro Missionario Diocesano e dalla Caritas diocesana Bergamasca.

Tanti percorsi, quasi venti gruppetti di viaggio che hanno provato a rileggere i propri tragitti, le proprie soste e ripartenze attraverso le parole che avevano accompagnato loro lungo il momento del mandato diocesano, svoltosi nello stesso luogo, ma nel mese di giugno. In totale si potevano contare una cinquantina di giovani che, attraverso alcune domande, alcuni spunti e una piccola rielaborazione artistica guidata da una piccola scheda, hanno raccontato le loro esperienze di viaggio.

Riconoscersi nelle domande degli altri

Dopo il ritrovo nel chiostro più piccolo dell’Abbazia, il gruppo è stato invitato a qualche minuto di silenzio mentre veniva letto il primo Vangelo che ha guidato il pomeriggio: la Visitazione.

Erano state le “ultime” parole ascoltate tutti insieme prima dell’invio, da parte del Vescovo Francesco, all’inizio dell’estate poco prima di ricevere il “buon viaggio” dalle tante persone che poi li avrebbero aspettati al loro ritorno. Proprio loro stessi, compagni di viaggio in mete lontane che sono andate a comporre un mosaico, si sono rivisti e rincontrati, probabilmente riconoscendosi anche un po’.

Ecco che il riconoscersi, il rivedere delle facce amiche, delle facce che hanno fatto pezzi di strada comune, ha reso ciascuno un poco più vicino a quelle due Donne, che mentre erano in attesa dei propri Figli, condividevano domande, timori e speranze.

Attorno a delle domande è proseguito il pomeriggio: domande che ciascun viaggio, ciascuna esperienza ha suscitato nei diversi gruppi. Ciascuno ha riletto quelle domande e ha provato ad abbozzare alcune risposte, appoggiandole a uno striscione che andava a comporre realmente un mosaico colorato attorno ai diversi percorsi di volontariato estivo. 

Ritornare per riconoscere

Conclusosi il momento delle domande, il gruppo si è ritrovato e ha riascoltato un altro Vangelo, il primo ascoltato durante il momento di mandato, quello dei discepoli di Emmaus. A giugno, questo Vangelo e la sua rielaborazione artistica fatta da Arcabas, erano stati il punto di partenza di un cammino che aveva portato ciascun e ciascuna partente ad arrivare in Abbazia, dove l’aspettava il Vescovo.

L’opera di Arcabas si compone di 8 quadri che raccontano quel brano di Vangelo. Ogni opera che componeva il ciclo è stata “svuotata” di diversi elementi affinché ciascun gruppo di viaggio potesse riempirla della propria esperienza attraverso un lavoro fatto insieme e con diversi materiali.

Una volta conclusa l’opera, ciascun viaggiatore ha potuto ascoltare le spiegazioni delle altre opere e spiegare la propria a chi veniva a curiosare, raccontando attraverso diversi simboli quello che è stato per ciascuna e ciascuno il viaggio. Ne è nato, nel chiostro maggiore dell’abbazia, una sorta di piccolo museo, una sorta di collezione privata esposta solo per qualche ora, che quasi assomigliava a una performance.

Davvero forse questi viaggi sono state piccole opere d’arte. Ma ancora di più lo sono i cambiamenti che sono andati a creare nello sguardo di coloro che sono partite e partiti. Perché si vedeva uno sguardo diverso, capace di riconoscersi e riconoscere quanto ancora c’è da fare anche qui, una volta tornate e tornati.

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