Giornata per la vita: “La crisi demografica faccia da stimolo per tutelare la vita nascente”

“Un forte appello” da parte di tutte le donne e gli uomini “all’impossibilità morale e razionale di negare il valore della vita, ogni vita”. È l’auspicio espresso dal Consiglio episcopale permanente della Cei nel Messaggio per la 46ma Giornata nazionale per la vita (4 febbraio 2024) sul tema “La forza della vita ci sorprende. ‘Quale vantaggio c’è che l’uomo guadagni il mondo intero e perda la sua vita?’ (Mc 8,36)”, recante la data del 26 settembre e diffuso oggi.

Nel sottolineare che non siamo padroni della vita, la Cei precisa che “il rispetto della vita non va ridotto a una questione confessionale, poiché una civiltà autenticamente umana esige che si guardi ad ogni vita con rispetto e la si accolga con l’impegno a farla fiorire in tutte le sue potenzialità, intervenendo con opportuni sostegni per rimuovere ostacoli economici o sociali”.

Di qui il richiamo al discorso del Papa all’associazione Scienza & Vita, il 30 maggio 2015: “Il grado di progresso di una civiltà si misura dalla capacità di custodire la vita, soprattutto nelle sue fasi più fragili”.

“La drammatica crisi demografica attuale dovrebbe costituire uno sprone a tutelare la vita nascente”, il monito dei vescovi, secondo i quali la Giornata “assume una valenza ecumenica e interreligiosa, richiamando i fedeli di ogni credo a onorare e servire Dio attraverso la custodia e la valorizzazione delle tante vite fragili che ci sono consegnate, testimoniando al mondo che ognuna di esse è un dono, degno di essere accolto e capace di offrire a propria volta grandi ricchezze di umanità e spiritualità a un mondo che ne ha sempre maggiore bisogno”.

“Molte, troppe” sono le “vite negate”. Lo denuncia il Consiglio episcopale permanente della Cei nel messaggio per La Giornata per la vita.

“Tante sono ‘le vite negate’”, osservano i presuli nel testo Dalla vita “del nemico – soldato, civile, donna, bambino, anziano”, che è “un ostacolo ai propri obiettivi e può, anzi deve, essere stroncata con la forza delle armi o comunque annichilita con la violenza”, a quella del migrante, che “vale poco, per cui si tollera che si perda nei mari o nei deserti o che venga violentata e sfruttata in ogni possibile forma”.

Ma anche quella dei lavoratori, spesso considerata una merce, da “comprare” con “paghe insufficienti, contratti precari o in nero, e mettere a rischio in situazioni di patente insicurezza”. “La vita delle donne viene ancora considerata proprietà dei maschi – persino dei padri, dei fidanzati e dei mariti – per cui può essere umiliata con la violenza o soffocata nel delitto”, si legge ancora nel testo, mentre “la vita dei malati e disabili gravi viene giudicata indegna di essere vissuta, lesinando i supporti medici e arrivando a presentare come gesto umanitario il suicidio assistito o la morte procurata”.

“La vita dei bambini, nati e non nati, viene sempre più concepita come funzionale ai desideri degli adulti e sottoposta a pratiche come la tratta, la pedopornografia, l’utero in affitto o l’espianto di organi. In tale contesto – denuncia ancora la Cei – l’aborto, indebitamente presentato come diritto, viene sempre più banalizzato, anche mediante il ricorso a farmaci abortivi o ‘del giorno dopo’ facilmente reperibili”.

“Ciascuna vita, anche quella più segnata da limiti, ha un immenso valore ed è capace di donare qualcosa agli altri”; “nessuna vita va mai discriminata, violentata o eliminata in ragione di qualsivoglia considerazione”. Dice ancora il messaggio.
“Quante volte – osservano i vescovi nel testo datato 26 settembre ma diffuso oggi – il capezzale di malati gravi diviene sorgente di consolazione per chi sta bene nel corpo, ma è disperato interiormente. Quanti poveri, semplici, piccoli, immigrati… sanno mettere il poco che hanno a servizio di chi ha più problemi di loro. Quanti disabili portano gioia nelle famiglie e nelle comunità, dove non ‘basta la salute’ per essere felici. Quante volte colui che si riteneva nemico mortale compie gesti di fratellanza e perdono. Quanto spesso il bambino non voluto fa della propria vita una benedizione per sé e per gli altri”.  “La vita, ogni vita – sottolineano i presuli -, se la guardiamo con occhi limpidi e sinceri, si rivela un dono prezioso e possiede una stupefacente capacità di resilienza per fronteggiare limiti e problemi”.

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