Insieme per la pace, il vescovo ai giovani: «Cerchiamo l’infinito per costruire un futuro migliore»

«Pace è composta da quattro lettere: P come Parola, A come Ascolto, C come Costruttori, E come Eucarestia». Quattro vocaboli che hanno accompagnato la «Preghiera per la pace», la veglia con il Vescovo Francesco Beschi che è stata celebrata nella serata di domenica 26 novembre, dalla Diocesi di Bergamo, in occasione della 38esima Giornata Mondiale della Gioventù.
Numerosi i giovani tra ragazzi e ragazze, provenienti dalle parrocchie di Bergamo, per assistere all’incontro nella chiesa ipogea del Seminario, come conclusione dell’iniziativa «Insieme per la pace».

«Questa sera ci troviamo qui intorno a quest’altare raccogliendo un appello che ci viene fatto da Papa Francesco: essere tutti insieme per la Pace e il modo migliore per costruirla è chiederla come un dono», ha introdotto don Gabriele Bonzi, Direttore Upee (Ufficio Pastorale Età Evolutiva).

Dopo aver letto alcune frasi tratte dal messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Gioventù, che hanno ricordato quanto la “giovinezza è un tempo pieno di speranze e di sogni, alimentati dalle belle realtà che arricchiscono la nostra vita”, si è partiti con il primo momento della veglia: «Parola». Si sono spente le luci nella chiesa ed è stato proiettato un piccolo filmato sulla guerra e, a seguire, i giovani dell’Upee, che indossavano la felpa gialla, hanno portato con loro una lampada a testa per illuminare l’ambone che si trovava nella navata centrale per leggere il Vangelo di Giovanni (Gv 14,23-29).

Lettura del Vangelo di Giovanni durante la veglia

Il secondo momento «in Ascolto di Costruttori» sono state sentite alcune testimonianze di tre diversi cantieri di pace, segni di fiducia e speranza.

La prima testimonianza è stata di don Dario Acquaroli, sacerdote della Diocesi di Bergamo, direttore del Patronato San Vincenzo di Sorisole, responsabile della comunità dei minore e cappellano del carcere di Bergamo: «Se c’è un posto dove non c’è pace qui da noi penso sia proprio il carcere, un luogo dove si incontra chi la pace l’ha distrutta nelle famiglie, nella vita delle persone e nella sua stessa vita e allora come si fa a dire pace?

Oggi io dico che la pace è quella che abbiamo ascoltato nel Vangelo, quella che ci ha donato Gesù “vi lascio la pace, vi do la mia pace”, ovvero quella di poter vivere in relazione con Dio che sai che non ti sta giudicando e che sei amato». «In carcere non posso trovare pace – ha proseguito don Acquaroli – ma posso donare dei momenti in cui si intravede quella strada che porterà alla pace che si può costruire fino all’apice più alto che è la richiesta di perdono di se stessi e verso gli altri; il mio invito è, nei luoghi in cui vivete, imparate a riconoscere che voi non siete giudicati, voi siete la cosa più preziosa, più unica e speciale di Dio perché tutti insieme possiamo lasciare dei segni di pace anche a chi la pace non ce l’ha».

La seconda testimonianza ha avuto come protagonista Susanna Facheris, studentessa con esperienze di volontariato internazionale a Betlemme. «Mi è stato insegnato che bisogna essere partecipi, dei cittadini attivi e che solo con il proprio lavoro, le proprie attività quotidiane si può veramente fare la propria parte per cambiare il mondo. Però, io penso che sia difficile, in realtà, nel quotidiano declinare ed emulare queste scelte se si rimane confinati alla realtà che possiamo vedere e sperimentare», ha detto Susanna. Sottolineando la sua esperienza internazionale, Susanna ha continuato: «Credo che il viaggio, in ottica non turistica, permetta di conoscere ed entrare veramente in contatto diretto con il divario della condizione di alcuni che separa quella di altri, ci aiuta a far sì che diventi interesse nostro per tenere accesa l’attenzione su questi problemi».

La terza testimonianza è del Cardinal Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme, Vescovo dei cristiani cattolici nei territori di Israele, Palestina, Giordania e Cipro, in collegamento video: «Qui, in Terrasanta, vediamo tantissime immagini dalla televisione e tantissime persone alimentate dal disprezzo, dall’odio e dalla sfiducia che le cose possano cambiare e tutto questo inquina il cuore; invece abbiamo bisogno che il cuore sia sereno se vogliamo lavorare, reagire per la Pace». «Il compito della preghiera – ha precisato il Cardinal Pizzaballa – non è portare soluzioni magiche, ma di portare nella vita la presenza di qualcuno che ci è di conforto, di consolazione, che illumina la nostra vita e che ci da’ la forza di camminare e di non vivere ogni situazione della vita con questo odio o rancore ma ad aprire le prospettive a una dimensione di eternità; pregare per la Pace non è tempo perso perché significa accettare di avere tutti gli strumenti per costruire la pace di cui abbiamo bisogno».

Poi, è stato il turno del Vescovo Beschi che ha dato ai giovani tre suggerimenti per costruire Pace, partendo da sé stessi. Il primo ha espresso il Vescovo Beschi è: «Superare la tentazione del “condizionale”, con i suoi “vorrei”, “potrei”, per alimentare una potenza fantastica che sta in ciascuno di noi, quella del desiderio di Pace e farlo diventare passione, rivoluzione e ribellione; io la vedo e l’ho ritrovata nelle parole del Patriarca e, in questa sensibilità, noi dobbiamo cercare l’infinito e impegnarci per l’infinito che è l’espressione del desiderio che continuamente si alimenta». «Il secondo suggerimento è necessario – ha proseguito il Vescovo Beschi – passare dalla platea al palco, dall’indifferenza alla compassione, dal passatempo alla responsabilità: salire sul palco della vita, condividere una passione e fare seriamente e con coraggio quello che sono capace di fare». «Il terzo suggerimento è pregare, digiunare e donare: pregare ogni giorno nel modo in cui siamo capaci perché ognuno ha la sua idea di preghiera, ogni cuore ha suo linguaggio e Gesù capisce ogni lingua; digiunare nel senso di asternersi dalla destruttività, cominciando da un linguaggio, non solo di odio, ma anche di disprezzo che non risponde al cuore; donare la nostra amicizia perché è una delle cose più belle della vita, è bello avere dei buoni amici ed esserlo», ha concluso il Vescovo Beschi.

L’Eucarestia è stato il centro del terzo momento della veglia dove i giovani, raccolti in ginocchio, hanno pregato per il dono della Pace e hanno ricevuto la Benedizione Eucaristica.

Il momento della Benedizione Eucaristica

La serata si è conclusa con i ringraziamenti da parte di don Bonzi: ai giovani del Coro della GMG che si è unito per l’occasione con quello dei «Giovani in Preghiera»; a Leonardo e ai ragazzi dell’Oratorio di Pedrengo per il service luci; ai giovani animatori dell’Upee; ai seminaristi che hanno preparato tutta la parte liturgica; ai tre giovani diaconi; alle associazioni che hanno contribuito alla realizzazione dell’iniziativa «Insieme per la pace»; al Vescovo Francesco Beschi al quale è stato consegnato il primo book fotografico della GMG di Lisbona, regalo che è stato distribuito anche ai giovani presenti come ricordo di ciò che avevano vissuto.

Momento di consegna del book fotografico ai giovani che sono stati alla GMG Lisbona di quest’anno

Inoltre, don Bonzi ha svelato che: «In preparazione all’Avvento, proponiamo il podcast quotidiano («Avvento Giovani 2023» su Spotify da domenica 3 dicembre fino a Natale) con cinque minuti di preghiera al giorno; venerdì 15 dicembre si svolgerà in Seminario l’incontro «Giovani in Preghiera»; sabato 23 dicembre ci sarà il ritiro giovani in Villa Plinia presso le suore».
Sempre a dicembre, ha ricordato don Bonzi, «ci sarà il 14 un super concerto per ascoltare “The Sun” al Seminario di Bergamo»; invece, per l’estate 2024, è stato pensato un ricco programma dal titolo «Questa n*n è Ibiza» con tante proposte di “vacanze spirituali” promosse dalla Diocesi di Bergamo per i giovani.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *