Quei corpi “esibiti” sui social anche dalle teenager. Suor Chiara: “Al di là dell’apparenza ricercare l’essenza e il valore delle persone”

Buongiorno suor Chiara,
Mia figlia di 14 anni ha una professoressa non giovanissima ma ancora piacente che pubblica sui social foto in cui compare in pose seducenti e con abiti succinti, a volte anche in costume da bagno. Lei me le mostra soprattutto se le rimprovero qualche post un po’ troppo audace, per indicarmi un modello di femminilità “che non ha paura di mostrarsi”. Capisco bene che oggi non esiste più il “codice etico” severo che mi hanno inculcato quando ero ragazzina, ma come posso fare per farle capire che anche il modo in cui si mostra o si nasconde il proprio corpo è un valore? Ho provato a dirglielo ma non mi ascolta. Sono io che sbaglio?
Laura

Cara Laura, essere genitore è sempre un compito delicato, soprattutto nel nostro tempo, è una grande sfida educativa, soprattutto per quanto riguarda il mondo femminile, “l’universo donna”.

La donna ha acquisito libertà e autonomia, capacità di gestire la sua vita secondo i propri principi e valori. Le battaglie sull’emancipazione femminile, almeno in occidente, hanno certamente contribuito alla valorizzazione della donna liberandola dall’essere soggetta al mondo maschile e favorendo una nuova modalità di essere e di porsi nel mondo.

L’esempio che tu citi è il frutto di questa libertà! Siamo nella cultura dell’immagine, del mostrare ogni cosa, anche le situazioni più drammatiche e di sofferenza, senza alcuna regola. Tutto può essere occasione di spettacolo, tutto dev’essere esibito quasi a pretende che non vi sia nulla che possa essere tenuto riservato, nulla che mi appartenga e che possa essere custodito come tale.

Apparire, invece, è bello: si fa a gara per conquistarsi un posto sul palcoscenico, senza però sapere che su quel palcoscenico ci si sta solo per poco. Infatti, nella società dello spettacolo, l’apparire si fa immagine: qualcosa compare e, altrettanto velocemente, si dilegua.

Non dobbiamo stupirci se anche il corpo viene esibito senza alcun pudore e la persona rischia di ridursi a spettacolo, consegnata all’attenzione di tutti come un oggetto, desiderosa di farsi ammirare. Il sentimento del pudore, invece, consiste in un ritorno della persona su sé stessa, volto a proteggere il proprio sé profondo dalla sfera pubblica; è un sentimento da riscoprire, per gustare la bellezza e freschezza dell’intimità, di uno spazio di dignità e riserbo che parla di rispetto di sé e degli altri.

Il pudore è la virtù che consiste nel preservare uno spazio intimo e personale, è la virtù che conduce ogni essere umano a prendere coscienza del proprio definirsi grazie a quell’autenticità e verità profonda che sfugge allo sguardo altrui; esso è anche la possibilità di ritrovare la propria verità di fronte a Dio, di tornare all’essenziale che dà senso alla vita e che è invisibile agli occhi; è iniziare a percorrere il cammino della vita interiore per considerare sé stessi e gli altri, non da ciò che appare, ma dal mistero irriducibile di ogni persona.

Cara Laura, non scoraggiarti e sii tu annunciatrice e testimone di una vita volta all’interiorità, all’essenza delle cose e delle situazioni e non all’apparenza e alla superficialità dell’esistenza. Forse tua figlia ora non capirà, ma la verità della tua vita perdurerà nel tempo e rimarrà come segno che potrà parlarle nello scorrere del tempo, nei diversi passaggi della vita. 

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