Dubai, nel discorso inviato dal Papa alla Cop28 l’urgenza e la responsabilità per la crisi climatica

A Dubai, città degli Emirati Arabi, si sta svolgendo la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28), (30 novembre – 12 dicembre 2023), presso l’Expo City.

Su consiglio dei medici, a causa di una bronchite acuta, Papa Francesco “con grande rammarico” ha annullato il viaggio, che era in programma dall’1 al 3 dicembre. 

Sabato 2 dicembre sarà il Segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, al posto di Bergoglio, assente per motivi di salute, a leggere il discorso del Pontefice, dinanzi ai capi delle diverse nazioni (ci sarà Carlo III ma non il Presidente USA Joe Biden e il capo di stato cinese Xi Jinping), riuniti presso l’Expo City.

Due mesi fa, lo scorso 4 ottobre, Bergoglio ha reso nota l’Esortazione Apostolica “Laudate Deum”, pubblicata a distanza di otto anni dall’Enciclica sociale “Laudato si’”, dove il Santo Padre ha lanciato un nuovo allarme rivolto a “tutte le persone di buona volontà”.

Dialoghiamo con il vaticanista di Repubblica Iacopo Scaramuzzi di questo importante avvenimento. 

– Quali sono i motivi della grande attesa per il discorso di Papa Francesco letto da Parolin di sabato 2 dicembre? 

«Bergoglio sente una forte urgenza nei confronti della crisi climatica. Urgenza che è all’origine della Sua scelta di pubblicare due mesi fa, una sorta di sequel dell’Enciclica “Laudato si’”, cioè l’Esortazione Apostolica “Laudate Deum”. Più di una persona si è domandata: “Come mai il Papa torna a parlare di un argomento sul quale Bergoglio ha già scritto un’enciclica?”.  Leggendo la “Laudate Deum” si capisce che la risposta è l’urgenza che Egli sente rispetto a questo tema e più in particolare la responsabilità che da Papa e leader morale di livello mondiale sente di avere. Nell’esortazione Bergoglio contesta con parole forti i negazionisti, coloro che negano ci sia una causa antropica che provoca il cambiamento climatico, e che sono anche all’interno della Chiesa, come sottolinea il Pontefice. Il Santo Padre pungola anche la comunità internazionale, affinché prenda decisioni vincolanti  e audaci, non c’è più tempo da perdere. Il Papa scrive chiaramente che il Pianeta sta raggiungendo un punto di rottura. Evidentemente Bergoglio ritiene che si debba fare tutto il possibile e Lui in persona lo debba fare, perché la prossima COP ottenga dei risultati reali, non solo chiacchiere. Da qui la decisione, dopo aver pubblicato un’Esortazione Apostolica, che forse ha avuto meno eco di quanto la Santa Sede sperasse, di recarsi personalmente a Dubai quasi a rappresentare plasticamente la Sua spinta nei confronti di una comunità internazionale alla quale vuole far pesare tutta la responsabilità di un eventuale insuccesso. Fermato dall’infiammazione ai polmoni, Bergoglio interverrà alla COP28 tramite Parolin che porterà domani, sabato 2 dicembre, il contributo che avrebbe desiderato pronunciare il Santo Padre». 

  • È vero che la COP21 del 2015 svoltasi a Parigi, aveva dato l’impulso a Bergoglio per la stesura della “Laudate sì”?  

«L’ha raccontato lo stesso Bergoglio e anche la francese Ségolène Royal, all’epoca Ministro dell’ecologia, dello sviluppo sostenibile e dell’energia. Bergoglio andò a Strasburgo per intervenire al Parlamento Europeo, poiché non era una vera e propria visita di Stato in Francia, a Parigi, ad accogliere il Pontefice non andò l’allora Presidente della  Repubblica francese François Hollande, ma Ségolène Royal. Durante il colloquio tra il Ministro Royal e Bergoglio, Royal chiese al Pontefice se fosse stato vero che stesse preparando un documento sul clima. Il Papa rispose affermativamente, allora la Royal disse al Papa: “Se posso permettermi, Le chiederei di accelerare la stesura del documento in modo che esca prima della COP21 di Parigi”.  Papa Francesco fu ben felice di anticipare, perché sicuramente è un Papa che ha una spiccata sensibilità politica, Bergoglio ritenne opportuno che il Suo documento non fosse solo una bella riflessione senza conseguenze, ma che avesse un impatto diretto sulle dinamiche della comunità internazionale e quindi fece pubblicare la “Laudato si’” un po’ prima dalla COP21. Questo fu accompagnato da altre iniziative aventi lo stesso scopo, per esempio, Bergoglio ricevette in Vaticano l’allora Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, anche qui per rappresentare plasticamente la Sua presenza sul tema. Con la “Laudato si’” il Papa non ha fatto solo un documento magisteriale, ma una forma di lobbying a favore del contrasto al cambiamento climatico. Ora con la “Laudate Deum” e il discorso letto da Parolin  a Dubai, Bergoglio torna a farlo». 

  • Alla COP28 di Dubai il tema cruciale della discussione riguarda un possibile accordo sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Ce ne vuole parlare? 

«Con la Sua voce da leader spirituale, Bergoglio spinge la comunità internazionale a prendere delle decisioni che vanno in linea con la decarbonizzazione. I vescovi più sensibili alla causa climatica, nel corso degli anni, si sono impegnati nel loro piccolo, a disinvestire i fondi delle loro diocesi da attività che implicavano i combustibili fossili. Questi sono temi che vanno affrontati a livello politico, da accordi vincolanti per tutti i Paesi, ma i cambiamenti avvengono molto lentamente. È vero che c’è una questione di stili di vita personali e il Papa nei Suoi documenti richiama sempre alla conversione degli stili di vita, non solo i fedeli ma tutte le persone di buona volontà. Quindi certamente il Papa spingerà per un accordo in questa direzione». 

  • Non è un controsenso che quest’anno la COP28 si svolga negli Emirati Arabi Uniti, ricchi di petrolio? 

«È una contraddizione. È nota l’ostentata determinazione delle monarchie arabe del Golfo di differenziare nel medio periodo le loro economie e di passare nella situazione nella quale sono economie di rendita che vivono solo di sfruttamento dei pozzi petroliferi, a economie che investono anche in altro come nelle tecnologie digitali. Sarà interessante vedere se e come la comunità internazionale riuscirà a prendere impegni di decarbonizzazione proprio in un Paese produttore di petrolio». 

  • Le aspettative saranno rispettate anche perché “Il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura”? 

«Il rischio che prevalgano le chiacchiere e ci siano pochi impegni fattivi mi sembra già emerso nelle precedenti COP. La COP21 di Parigi invece qualche risultato vincolante lo ottenne. Conoscendo la mentalità di Bergoglio, credo che dirà: “Meglio provarci piuttosto che non fare nulla”. Credo che da questo punto di vista Francesco abbia riempito un vuoto. Nella comunità internazionale vi sono molti attori che si battono per la questione ambientale, il Papa li riconosce e non pensa di essere Superman, il Suo è un appello morale all’umanità, affinché cambi rotta, perché è l’umanità intera che rischia». 

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