Era il 1223 quando San Francesco d’Assisi, ispirato dal suo viaggio in Terra Santa, ebbe l’intuizione di riprodurre la Natività in quel Greccio. Armato di paglia e tanta creatività, nella notte di Natale di ottocento anni fa e nella semplicità più estrema, San Francesco inventa il presepe. Nel 2023, armati di altrettanta creatività e strumenti vecchi e nuovi, gli adolescenti dell’oratorio di Ranica si sono messi in gioco per arricchire l’attesa del Natale dei più piccoli e di tutta la comunità.
L’oratorio di Ranica e la tradizione del presepe
L’iniziativa “Presepe vivente e Antichi Mestieri” è alla sua seconda edizione. Già l’anno precedente, gli adolescenti dell’oratorio di Ranica erano stati coinvolti tramite i loro educatori per animare il cammino verso il Natale e l’attesa di Santa Lucia come racconta Giulia Pellicioli, educatrice degli adolescenti. “L’obiettivo di questo appuntamento è vivere l’attesa attraverso il presepe. Preparare questo momento insieme permette a noi educatori di coinvolgere la comunità e agli adolescenti di scendere in profondità di fronte a questa opera”. Il tutto, infatti, nasce dall’impegno degli educatori che, unendo le forze di adulti e adolescenti, riescono a realizzare una bella occasione di aggregazione e riflessione attorno al presepe.
Nell’imbastire la giornata, il centro di Ranica si trasforma dando vita a un vero e proprio presente vivente diffuso. Nel centro dalla piazza, collegata con delle decorazioni natalizie agli altri stand presenti, c’è la capanna con all’interno due adolescenti nelle vesti di Giuseppe e Maria. È da qui che i bambini iniziano il loro tour alla scoperta del presepe. Grazie alla testimonianza di questi due personaggi riflettono sul valore dell’attesa per poi scoprire i laboratori circostanti. Attorno alla capanna si sviluppano cinque stand legati a cinque lavori del passato: il falegname, l’acconciatore di pelli, l’artigiano, il panettiere e lo scrivano. Sembra proprio di vivere un viaggio alla conoscenza di ciò che abbiamo sempre visto in miniatura e in formato “statuina”.
Vivere il presepe in prima persona
Il presepe si racconta e lo fa tramite dei gesti semplici reinterpretati come laboratori a misura di bambino e portati avanti dal lavoro congiunto di adulti, giovani e adolescenti. Sono proprio questi ultimi il contatto diretto con i più piccoli a cui spiegano, passo passo, come si intreccia un cesto di vimini o come si impasta il pane. Anche l’oratorio riesce a farsi spazio in questa rappresentazione in scala 1:1 trasformandosi in una locanda.
“Qui a Ranica abbiamo un legame molto forte con il presepe -spiega Giulia-. È una tradizione che desideriamo tramandare e rendere protagonisti gli adolescenti è un buon modo per passare il testimone, ma non solo. Vederli prendersi cura dei piccoli e relazionarsi con gli adulti ci fa respirare aria di comunità. Ci stupisce sempre come riescano a mettersi in gioco e al servizio del prossimo. Non smetteremo mai di proporgli occasioni del genere: per il nostro stupore, ma soprattutto per il loro bene”.
La centralità riservata alla capanna non è una scelta casuale. È una conseguenza quasi logica, ma ricca comunque di significato: “rappresenta Gesù che irrompe nella nostra vita, proprio lì nel mezzo, ed è impossibile ignorarlo” sottolinea Giulia. “Il presepe è il mezzo attraverso cui viviamo la nostra attesa. La sua costruzione lenta ci ricorda che attendere significa anche rimboccarsi le maniche ed essere disposti a fare un po’ di fatica. È così che desideriamo vivere il nostro cammino verso il Natale: con il coraggio di metterci in gioco con tutti noi stessi”.