Natale fra due sponde del Mediterraneo: un ponte tra Italia e Tunisia

La mia famiglia si divide tra le due sponde del Mediterraneo, tra Italia e Tunisia: due Paesi, due religioni, tradizioni diverse. Le mie figlie, di 7 e 3 anni, nate in Italia, non sono state battezzate ma, crescendo in un Paese a maggioranza cristiana, sono più abituate a respirare l’atmosfera delle feste cristiane, piuttosto che quelle musulmane, visto che nel Paese di origine del loro papà ci vanno perlopiù durante le vacanze estive, che raramente coincidono con qualche ricorrenza religiosa.

Ma come si vive il Natale in una famiglia multiculturale? Sin da quando avevano pochi mesi, abbiamo seguito le tradizioni che io stessa seguivo…. Essendo ancora piccole, le bambine più che all’aspetto religioso, sono interessate soprattutto ai preparativi che circondano queste feste e alla magia che si respira nell’aria in questo periodo. 

Si comincia il primo dicembre, aprendo la prima casellina del calendario dell’avvento che, golose come la mamma, è quello classico con i cioccolatini, ogni giorno di una forma diversa.

Dall’anno scorso, poi, il mese di dicembre casa nostra è diventata anche la casa  temporanea di un nuovo ospite: una piccola elfa, Bonnie, che è venuta a trovarci e che fino a Natale accompagna le bimbe in questo periodo, nascondendosi ogni notte in un posto diverso, oppure facendo qualche scherzo, o qualche gentilezza, come far trovare la colazione già pronta al loro risveglio. Si chiama “Elf on the shelf”, letteralmente “l’elfo sulla mensola”, ed è una tradizione americana che abbiamo fatta nostra. La tradizione vuole che l’elfo ogni sera ritorni da Babbo Natale, riferendogli se il bambino a lui affidato si è comportato bene e, alla viglia di Natale, quali regali desideri. 

L’8 dicembre è il giorno consacrato alla preparazione dell’albero di Natale: quest’anno a dire il vero abbiamo anticipato di una settimana, poiché le bambine non stavano più nella pelle e volevano addobbare l’albero, che di anno in anno è diventato sempre più grande. Siamo partiti con un alberello di feltro, attaccato al muro, anti – bimbi piccoli e anti -gatti, per poi passare ad un alberello vero, ad un alberello piccolo finto e infine a un albero finto bello grande, comprato al mercatino dell’usato dell’oratorio, dove ogni anno acquistiamo anche le nuove decorazioni natalizie.

I mercatini dell’Immacolata sono un altro appuntamento immancabile: si passeggia tra le strade del paese, tra le bancarelle artigianali e solidali, si sbircia nel mercatino dell’usato dell’oratorio, si accarezzano gli animali dell’angolo fattoria, si gustano le cibarie offerte dai commercianti. Quest’anno siamo andate alla ricerca del presepe, ma purtroppo non lo abbiamo trovato: sarà per il prossimo anno.

Il 12 dicembre le bimbe attendono con trepidazione Santa Lucia: preparano il tavolino con i biscotti e un bicchiere di latte per lei, e, quando riusciamo a procurarcelo, il fieno per l’asinello, o in alternativa una mela o una carota, assieme a un biglietto e un disegno. La sera, subito dopo cena, ci si reca in piazza perché Santa Lucia passa tra le vie del paese in groppa al suo asinello, a distribuire qualche caramella, il volto nascosto da un leggero velo. Abbiamo anche un bel libro che racconta la sua storia e che ci accompagna nella prima parte di questo mese di attesa. E nella nostra libreria, accanto alle storie del Corano per bambini, c’è anche una piccola Bibbia per bambini: i libri ci aiutano molto nel conoscere e comprendere le diverse tradizioni famigliari.

E poi arriva il momento della Vigilia. Per la Messa, le mie bimbe sarebbero un po’ troppo vivaci e disturbatrici, quindi per il momento non riusciamo a partecipare. Si prepara la letterina – a Babbo Natale o Gesù Bambino? Qui ogni tanto facciamo un po’ di confusione – e si va a letto prima del solito. Il giorno di Natale, lo trascorriamo in famiglia, tra lo scambio dei regali, il pranzo con i piatti cucinati dalla nonna, un cartone Disney accoccolate sul divano.

Possiamo dire che il nostro Natale multiculturale in fondo non è così diverso da quello di una qualsiasi famiglia cristiana con dei bambini. Un Natale fatto della magia dell’attesa, dello stare insieme, di affetto, di gioia della condivisione e della consapevolezza di essere fortunati nell’avere ciò che abbiamo. 

  1. Trovo del tutto naturale che due bambine nate e cresciute in Italia debbano immergersi nell’ atmosfera delle varie feste che caratterizzano la vita sociale e familiare in Italia, a prescindere dell’ origine dei genitori. Nello specifico del caso in cui sono bambini nati da una coppia mista, degli accorgimenti volti a preservare il potenziale pluriculturale sarebbero di grande valore aggiunto.
    La dimensione pluriculturale dovrebbe manifestarsi nelle sfumature e le varie relativizzazioni che cercheranno ad innescare i genitori nell’ educazione di base dei bambini rendendoli aperti alla diversità e all’ arricchimento spirituale ed intellettuale attraverso il confronto con l’alterità.
    Ovviamente tutto ciò avviene soltanto quando si evitano gli indottrinamenti e i formataggi forzati.
    Sarebbe molto triste se un bambino nato da una coppia mista dovrebbe subire la tossicità di una educazione familiare monodirezionale con paraorecchie inamovibili imposti dai genitori.
    L’ ideale sarebbe evitare ogni condizionamento e lasciare il bambino godersi le feste nella loro dimensione ludica senza imporre un qualsiasi percorso tipo catechismo o battesimo.
    Sarebbe auspicabile invece cogliere le occasioni delle feste natalizie per fare capire alle bambine che anche i musulmani credano in Gesù in quanto profeta e all’ immacolata concezione.
    Più avanti quando saranno più grandi si potrebbero proporre analisi più avanzate e critiche di entrambi le due religioni senza fare giudizi personali.
    Gli strumenti esistono ma non in lingua italiana.
    Bisognerebbe farle conoscere meglio l’arabo, l’inglese e possibilmente il francese che è stata la lingua in cui hanno scritto autori come Abdelwaheb Meddeb o Mohamed Arkun.
    Purtroppo, la lingua italiana non da accesso a un approccio multidimensionale della diversità e non concede l’ accesso a delle risorse litterarie indispensabili alla crescita e maturazione spirituale ed intellettuale di una identità plurale.

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