Yayoi Kusama: “Fireflies on the Water”, in un minuto un assaggio d’infinito

“Benché essa scintilli appena fuori dalla mia portata – scrive l’artista giapponese Yayoi Kusama – continuo a pregare affinché la speranza risplenda”. È un assaggio d’infinito la sua installazione al Palazzo della Ragione “Fireflies on the Water” (Fuochi danzanti sull’acqua), arrivata in prestito dal Whitney Museum of American Art di New York  e portata a Bergamo da The Blank Contemporary Art in collaborazione con il Comune. Un assaggio molto breve: un minuto per ogni visitatore, per dare la possibilità a più persone di poter accedere. Attualmente sono già oltre 60 mila i biglietti venduti, esauriti i posti da qui fino alla chiusura, il 24 marzo 2024.

Questo “infinito presente” di Kusama più che un’esposizione, è un’esperienza. Inizia con immagini, testi e poesie che introducono il profilo dell’artista. Fin dall’infanzia Yayoi Kusama ha iniziato a soffrire di disturbi mentali ed emotivi. L’arte è da sempre lo strumento che le permette di esprimere se stessa, di proiettare nel mondo l’ideale di bellezza e di armonia che nella sua vita non si è realizzato in altro modo. Da alcuni anni vive per sua scelta in un manicomio.

Le “infinity room” – stanze dell’infinito – di Kusama sono fatte di specchi che proiettano le immagini creando uno spazio senza confini. Entrando si prova la sensazione di dissolversi nello spazio, immersi in un insieme di buio-luce-ombre.

Per entrare bisogna mettersi in fila e attendere, ma anche questo fa parte dell’”esperienza”: “In Giappone – scrive il curatore Stefano Raimondi nel catalogo della mostra – è profondamente diverso da quello occidentale, o perlomeno da quello attuale dove l’attesa è vissuta molte volte come una perdita di tempo”. È un momento che invita a mettersi in ascolto di sé e a ragionare sul valore di ciò che sta per accadere. 

Per entrare nella stanza dell’installazione bisogna seguire una procedura simile a quella dei controlli in aeroporto. Si può accedere uno alla volta, l’agente della sicurezza dopo un minuto bussa alla porta per segnalare il momento di uscire. Questo però non cancella l’emozione intensa di quel momento, che nel ricordo (e nelle foto sui social) può diventare quasi un posto fisico a cui tornare. Resta comunque una bellezza effimera, che si consuma nella durata dell’esperienza, senza mettere radici profonde. Ma la grande popolarità della mostra ci colpisce, perché esprime in fondo una manifestazione, seppure vaga e indistinta, di una domanda di senso, di spiritualità, di  aprirsi all’universale, a una fede che va oltre la realtà tangibile. Un desiderio di speranza. “il suo chiarore illumina la nostra strada/ un grandioso bagliore cosmico a lungo atteso”. Con l’impegno di costruire un mondo migliore: “La mia profonda riconoscenza va a tutti coloro che stanno già combattendo. Rivoluzionari del mondo per opera dell’arte”.

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