Il vescovo Francesco Beschi a Castione della Presolana: “Vicino alle vostre comunità”

Un’occasione per dimostrarsi vicinanza e unirsi nella preghiera: il Vescovo di Bergamo mons. Francesco Beschi domenica ha fatto tappa a Castione della Presolana. Ha celebrato la Messa delle 10.30 in una comunità che da quasi un mese è senza il parroco.

Don Stefano Pellegrini, classe 1970, originario di Capizzone, parroco di Castione, Bratto e Dorga, oltre che vicario territoriale della Cet dell’Alta Val Seriana, a metà dicembre ha avuto infatti un’ischemia cerebrale: dopo un primo periodo all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, si trova ora a Mozzo per la riabilitazione.

“Ho condiviso la trepidazione per la salute di don Stefano e oggi voglio dimostrare la mia vicinanza alle vostre comunità”, ha detto il Vescovo Beschi all’inizio della celebrazione, preceduta dalla musica della Banda della Presolana.

“Il recente pellegrinaggio pastorale mi ha fatto sentire ancora di più la condivisione di sofferenza e speranza con la vostra parrocchia e oggi ho voluto ritagliarmi uno spazio per pregare insieme a voi”.

Nell’Omelia, il Vescovo ha commentato il brano di Vangelo del Battesimo di Gesù soffermandosi innanzitutto sul simbolo dell’acqua. “Siamo tutti consapevoli che l’acqua è una condizione necessaria per la vita: le nostre montagne per fortuna sono ancora custodi di acqua – ha detto -. Il simbolo dell’acqua percorre tutta la storia dell’umanità: è stato adottato da tante religioni come simbolo di purificazione e rigenerazione. Le mamme sanno che la vita sgorgata nel loro grembo ha avuto come condizione fondamentale l’acqua.

Anche Gesù va a farsi battezzare da Giovanni in un fiume, perché l’acqua lo rigeneri”.

Ha fatto poi risuonare le parole di Dio: “Tu sei il figlio mio, l’Amato”.

“La voce di Dio giunge su tutti noi, suoi figli. A volte la nostra vita è serena, altre è provata, tribolata, ma sempre ci giunga questa parola di Dio, che è acqua viva.

Anche quando sperimentiamo l’abbandono, la solitudine frutto dell’abbandono, Dio ci dice che siamo suoi figli. Il nome che ci dà è: Amato, Amata.

Questo ci chiama ad essere a nostra volta testimoni dell’amore di Dio: non abbandoniamo chi ha bisogno di vicinanza e aiuto”.

L’invito rivolto ai fedeli – tra i quali erano presenti anche i famigliari di don Stefano – si è esteso. “Lasciamoci amare: lasciamoci sorprendere dall’amore che riceviamo. A volte non è come lo vorremmo, ma sforziamoci di riconoscere la sincerità dell’amore che ci viene donato.

Noi siamo sempre preoccupati dell’organizzazione: nella società, nel lavoro, nella scienza. Ma l’uomo e la donna avranno sempre bisogno di amore: è l’amore che ci salva, non l’organizzazione”.

Infine, ha ricordato come “Il cuore di tutti ha spazi di bene. Non guardiamo mai gli altri con sospetto: la critica va bene, ma non il disprezzo”.

Hanno concelebrato la Messa insieme al Vescovo don Gianpaolo Baldi, vicario parrocchiale di Castione, don Alex Carlessi, il moderatore della fraternità presbiterale, don Giulio Manenti, ex parroco di Dorga, don Mattia Tomasoni, nativo del paese e don Emerson, sacerdote brasiliano che nel periodo natalizio è stato a Castione.

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