Posizioni diverse nella Chiesa. Suor Chiara: sostenere l’impegno per l’unità

Buongiorno,
ho letto la vicenda del sacerdote scomunicato per aver commesso “un delitto contro l’unità della Chiesa”, perché diceva che l’atto di rinuncia di Benedetto XVI non era valido. Sono d’accordo con questo provvedimento e mi sento molto turbato dalla ferita che simili affermazioni producono fra i cristiani. Non mi sembra che questi pastori diano un buon esempio di fraternità, e nemmeno i fedeli che li seguono. Che cosa ne pensa?
Giovanni

Caro Giovanni, la vicenda di cui parla, è certamente motivo di grande sofferenza perché è una ferita aperta che lede la comunione nella Chiesa. Gesù, nel Vangelo ha pregato per l’unità, forse presagendo che la fragilità dei pastori e dei fedeli potesse mettere a dura prova la comunione ecclesiale.

Siamo un popolo radunato nel nome del Signore, dal suo amore che ci ha salvato e continuamente ci salva, popolo a cui lui, il Signore, ha affidato il messaggio di salvezza del Vangelo perché raggiunga ogni uomo. Solo a partire dall’incontro con l’Amore di Dio che cambia l’esistenza, possiamo vivere in comunione con Lui e tra noi e offrire ai fratelli una testimonianza credibile, rendendo ragione della speranza che è in noi e testimoniando una fede adulta, capace di affidarsi totalmente a Dio con atteggiamento filiale: una fede nutrita dalla preghiera, dalla meditazione della Parola di Dio e dallo studio delle verità della fede perché il messaggio del Vangelo si approfondisca sempre più e raggiunga ogni uomo e ogni popolo.

A uomini deboli e fragili ha poi affidato la custodia preziosa della rivelazione e della comunione, perché vedendo l’amore reciproco e l’unità che esiste tra i membri della chiesa, coloro che non credono ne siano edificati e vi aderiscano con amore. Fatti come quello di cui parla sono invece parole che dividono, demoliscono il corpo di Cristo che è la Chiesa.

All’interno della Chiesa vi è una pluralità di riti, di riflessioni, di tradizioni, che la rendono bella ed esprimono la sua cattolicità. Pur nelle differenze di sensibilità, ciò che importa è che mai venga meno il dialogo e che sempre rimanga aperta la relazione, il confronto schietto, una fiducia e una stima che mai ledono l’unità. Le differenze sono e rimangono un dono, se sono sempre per la crescita del popolo di Dio e mai diventano pretesto per affermare sé stessi, le proprie idee o le posizioni del proprio gruppo.

La divisione, rimane uno “scandalo” e i pastori devono sempre vigilare per non condizionare i propri fedeli con le proprie visioni o opinioni, devono sempre favorire un’appartenenza ecclesiale frutto della propria adesione a Cristo e al Vangelo. La responsabilità dei pastori è grande perché possono favorire o ostacolare la fede soprattutto nei piccoli e nei fragili: il Vangelo su questo è moto chiaro!

Siamo in un tempo in cui le polarizzazioni sono favorite e il clima di sfiducia ecclesiale si fa sentire, come anche le continue critiche al papa: la Chiesa cattolica vede nel Vescovo di Roma il segno della sua unità e i credenti in Cristo, pur nelle loro differenze e peculiarità, sono chiamati a vivere in un ascolto e in un dialogo costruttivo.

Siamo prossimi alla settimana di preghiera per l’unità dei cristiani tempo prezioso perché i credenti in Cristo alimentino la speranza che il comune amore a Dio renda sempre più vero il cammino verso la comunione; si continuino a creare forme di impegno e collaborazione che testimonino la carità di Cristo e rendano visibile il suo amore per gli uomini e il suo desiderio di salvezza per tutti. 

Caro Giovanni, continuiamo a pregare per l’unità dentro e fuori la Chiesa ed essere persone che, nella pazienza dei giorni, sono tessitori di ascolto, di dialogo e di comunione.

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