La mitezza è una forma di debolezza? Suor Chiara: “Al contrario, è un’arte difficile, contiene una grande forza”

Buongiorno suor Chiara,
Il Papa parlando della violenza sui social network, che nelle ultime settimane ha fatto molto discutere, ha invitato a “stringersi alla mitezza della Parola di Dio”. Oggi però la mitezza sembra essere considerata un difetto, non un pregio, come caratteristica di chi è debole, non è capace di farsi valere e di farsi ascoltare. Cosa ne pensa?
Gabriella

Condivido quanto affermi, cara Gabriella! Nel pensare comune, la mitezza è spesso considerata un atteggiamento di debolezza, un difetto da abbandonare al più presto per far fronte alle sfide della vita; persino ai bambini, il monito è quello, direttamente o indirettamente, di non lasciarsi calpestare dagli altri e di farsi valere. 

In diversi ambiti della nostra società, (in ambito lavorativo e scolastico, in famiglia e tra coniugi, tra vicini di casa, persino in strada) la violenza verbale o addirittura fisica, sembra essere la modalità più diffusa per relazionarsi. Mi pare si avverta spesso la sensazione di fare fatica ad affrontare le difficoltà della vita e relazionali senza violenza, con la pace del cuore, la disponibilità al confronto, il rispetto, la buona educazione, la sincerità d’animo, la schiettezza, la fortezza interiore e la disponibilità a non arrendersi rimanendo fedeli a sé stessi.

Certamente i social network non svolgono un buon servizio in proposito: essi, infatti, sono il luogo in cui, purtroppo quotidianamente e con più veemenza, ci si esprime con prepotenza. 

Ma come è possibile giungere a tanto?

Questi scenari negativi possono diventare occasione di riflessione e suscitare interrogativi: “C’è ancora posto per la mitezza? Vale ancora la pena di continuare a credere nella “debole forza” dei miti? La mitezza è virtù o debolezza? È beatitudine o sofferenza? È benedizione o maledizione? 

Papa Francesco ci invita a considerare la Parola di Dio e a stringersi alla sua mitezza. Essa ha in sé la fortezza e la vitalità del seme. È rispettosa, gentile, ma possiede una carica di fortezza simile ad una spada a doppio taglio che penetra sino alle giunture e alle midolla, smascherando ogni genere di ambiguità. Tutt’altro che debole!!! 

La Parola di Dio ci insegna la difficile arte della mitezza; alla sua scuola anche noi impariamo ad assumerla come criterio per le nostre scelte. 

Sono consapevole di quanto sia difficile essere miti! Il nostro io carnale e mondano è in continua lotta con questo valore evangelico! Ma Gesù ci indica la strada: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca” (Is. 53,7). 

Nel discorso della montagna, Gesù proclama la beatitudine dei miti: “Beati i miti, perché avranno in eredità la terra” (Mt. 5,5).

Tale beatitudine è strettamente connessa al possesso della terra ricevuta in eredità. Anche il salmo 37 esprime il medesimo concetto: “Confida nel Signore e fa’ il bene; abita la terra e vivi con fede. 

(…) I miti invece possederanno la terra e godranno di una grande pace”.

Colpisce questo abbinamento! Per il mite, la posta in gioco è una terra da ricevere in eredità e non da conquistare con la violenza e i piani bellici! Sempre il salmo 37 canta: “Desisti dall’ira e deponi lo sdegno, non irritarti: faresti del male, poiché i malvagi saranno sterminati, ma chi spera nel Signore possederà la terra”. Cos’è questa terra? Mi piace riconoscere, in questa simbologia, la terra dei nostri cuori e quella dei fratelli: la terra che è la comunione fraterna e l’amicizia. “Non c’è terra più bella del cuore altrui, non c’è territorio più bello da guadagnare della pace ritrovata con un fratello. E quella è la terra da ereditare con la mitezza!” (papa Francesco), la terra che è l’intera famiglia umana e quella “nuova”, verso cui siamo incamminati e che ci verrà donata in cielo. 

Lasciamoci, allora, afferrare e incantare dalla bellezza e dalla rigogliosità di questa “terra”, e ci verrà più facile essere miti e compiere scelte di pace. 

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