Vita quotidiana in Seminario. Coltivare le vocazioni per costruire speranza

In che condizioni di salute versa il nostro Seminario diocesano? Visto il calo di nascite, la fatica di raccontare la fede alle giovani generazioni e il diffuso calo di vocazioni al sacerdozio, come stanno andando i tentativi di dare ossigeno all’esperienza da cui vengono i preti bergamaschi? C’è ancora un Seminario? Ha i giorni contati? Funziona? Il Seminario dei piccoli (medie e superiori) non è forse stato sostituito dall’esperienza dei Sicomori? Il Seminario dei grandi (teologia) non era alle prese con le nuove normative della Santa Sede, per cui si parlava di possibili accorpamenti tra diversi Seminari di Lombardia? 

A metà del cammino di questo anno pastorale, è opportuno provare a rifare chiarezza, per evitare di perdere in giro i pezzi e, con essi, anche un po’ della nostra speranza. Il Seminario di Bergamo c’è ancora. E sta benino. Non benissimo, come ci hanno insegnato a dire i nostri nonni per evitare presunzioni, ma è vivo e non vegeta. Con acciacchi vari, certo, ma con prospettive che incoraggiano a camminare su questa strada.

Innanzitutto, il Seminario dei grandi, la teologia, quest’anno ospita 28 ragazzi in tutto. La scuola è rimasta a Bergamo, radunando anche i seminaristi delle diocesi di Lodi, Pavia, Crema e Vigevano. È una scelta interessante anche per il futuro. Per la verità, numericamente non sono moltissimi i seminaristi che si aggiungono al percorso di studi bergamasco: sarebbero 12 in tutto, ma solo 4 di essi si fermano nella nostra diocesi tutta la settimana, per condividere anche il percorso comunitario. Tanto basta però perché il clima, il senso di Chiesa e la vitalità che si respirano diano un’impressione fresca e positiva.

Il Seminario dei piccoli, che comprende medie e superiori, conta 26 ragazzi. (Il Sicomoro, nome dell’esperienza che a Como ha sostituito il Seminario minore, a Bergamo è un’esperienza di vita comune per adolescenti, maschi e femmine, che NON soppianta la comunità delle medie e delle superiori del Seminario).

I seminaristi tra gli 11 e i 19 anni sono ragazzi che, attraverso la vita insieme dal lunedì al venerdì, cercano di collezionare un’esperienza cristiana sufficientemente densa perché possa essere significativa nel momento della scelta di vita. Infatti, la vita comunitaria – con la scuola, lo studio, la preghiera, il confronto con un ideale vocazionale, il gioco e uno stile di vita equilibrato, ritmato da esperienze significative – permette di crescere in quelle abilità che oggi possono essere determinanti per sviluppare la capacità per scegliere e disporre di sé. Ragazzi cristiani appassionati. Poi, a partire da questa condizione, un giorno, se qualcuno di loro vorrà, potrà scegliere liberamente anche di intraprendere con maggior convinzione il cammino per diventare sacerdote.

Infine, in Seminario trova casa anche il fermento della pastorale vocazionale, viva soprattutto per l’entusiasmo che si è acceso nelle comunità parrocchiali grazie a tanti sacerdoti, alla preghiera condivisa e a un’attenzione costante. L’anno scorso erano 67 i ragazzi dalla quinta elementare alla terza superiore che frequentavano gli incontri di orientamento vocazionale; quest’anno sono 48. Sono ancora un buon numero, anche se ciò chiede di non sedersi, ma di continuare ad alimentare la fiamma. Le possibilità di conoscere l’esperienza e di visitare il luogo non mancano: le cene con delitto per gli adolescenti, la possibilità di salire con i gruppi di catechesi, weekend in cui i seminaristi predicano alle messe e incontrano ragazzi, adolescenti e giovani, la festa di Clackson, il raduno dei catechisti delle medie, il ritrovo degli ex-alunni… Sono tutti segni di una fiamma che non si è spenta e che ancora può scaldare la preghiera e la speranza delle nostre comunità.

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