Comunicazione, fede & futuro: custodire la sapienza del cuore

Foto archivio Sir

In occasione della memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, che ricorre il 24 gennaio, il papa è solito rilasciare il messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebra in concomitanza con la solennità dell’Ascensione. Abbiamo quindi tre mesi per poterlo leggere e fare nostro. Il titolo del messaggio di quest’anno punta i riflettori su un tema che sta rapidamente conquistando posizioni nel dibattito contemporaneo e, pertanto, anche nelle riflessioni ecclesiali. “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”.

Papa Francesco si interroga e ci interroga, ricordando il dovere di non abdicare all’intelligenza umana in favore dell’avvento dell’intelligenza artificiale: il significato di queste invenzioni tecniche prodigiose oscilla tra opportunità e rischio, ed è un dilemma ancora tutto da sciogliere. In questa vicenda gli uomini sono chiamati a salvaguardare la propria specificità, che è quella di custodire un senso buono e ospitale per tutti: “Quale sarà il futuro di questa nostra specie chiamata homo sapiens nell’era delle intelligenze artificiali. Come possiamo rimanere pienamente umani e orientare verso il bene il cambiamento culturale in atto?”.

Innalzare l’asticella della tecnica chiede all’uomo di corrispondere con un innalzamento del proprio spessore spirituale, della sapienza del cuore, per evitare di immaginarsi liberi mentre ci si costruiscono nuove schiavitù: “Spetta all’uomo decidere se diventare cibo per gli algoritmi oppure nutrire di libertà il proprio cuore”. Questa è la strada che papa Francesco indica affinché il progresso sia reale e a servizio dell’umanità: la sapienza del cuore, che viene dal rapporto con Dio.

Senza questa relazione di fede, non basterebbe neppure invocare una regolamentazione etica internazionale vincolante, per quanto sia pure una misura necessaria: “Siamo chiamati a crescere insieme, in umanità e come umanità. La sfida che ci è posta dinanzi è di fare un salto di qualità per essere all’altezza di una società complessa, multietnica, pluralista, multireligiosa e multiculturale”. Questa crescita ha a che fare dunque con l’animo, vero luogo del senso e dell’intelligenza umana, non con la ragione procedurale, con la capacità logica e di calcolo. Papa Francesco guarda dunque avanti con fiducia nei confronti del nuovo, ma senza ingenuità. Ricorda che la sapienza ha a che fare con l’aspetto più originale dell’intelligenza umana: “Non possiamo pretendere questa sapienza dalle macchine. Benché il termine intelligenza artificiale abbia ormai soppiantato quello più corretto, utilizzato nella letteratura scientifica, machine learning, l’utilizzo stesso della parola ‘intelligenza’ è fuorviante”.

A proposito delle informazioni e della comunicazione, campo in cui l’intelligenza artificiale ha già mosso i suoi primi passi e mostrato il proprio potenziale, il papa sottolinea come sia importante fare attenzione al tema della falsificazione delle notizie (perché hanno il potere di condizionare la libertà), a un giornalismo che non tocchi più con mano la realtà in prima persona (perché smarrisce la carne, gli occhi, i vissuti) e al dramma del pensiero unico, di un’ideologia dominante che, sulla base dei calcoli, dei dati e degli algoritmi, elabora una visione della realtà semplicemente statistica. Mentre un sano pluralismo, articolato e complesso è salutare. Senza contare il rischio di approfondire il divario sociale ed economico tra coloro che disporranno di queste tecnologie e i Paesi che invece rischieranno di non avere accesso a queste risorse: “Da una parte la possibilità che pochi condizionino il pensiero di tutti, dall’altra quella che tutti partecipino all’elaborazione del pensiero”.

Il messaggio si conclude con una serie di domande pungenti, attraverso le quali il papa sollecita una risposta che solo l’intelligenza umana può dare, perché deve tenere in conto di tutte quelle dimensioni dell’esistenza che non sono matematizzabili, che sfuggono alla possibilità di essere tradotte nel linguaggio dei dati di cui l’intelligenza artificiale si serve: “Come tutelare la professionalità e la dignità dei lavoratori nel campo della comunicazione e della informazione, insieme a quella degli utenti in tutto il mondo? […] Come rendere più trasparenti i criteri alla base degli algoritmi di indicizzazione e de-indicizzazione e dei motori di ricerca, capaci di esaltare o cancellare persone e opinioni, storie e culture? Come garantire la trasparenza dei processi informativi? […] Come rendere manifesto se un’immagine o un video ritraggono un evento o lo simulano? Come evitare che le fonti si riducano a una sola, a un pensiero unico elaborato algoritmicamente? E come invece promuovere un ambiente adatto a preservare il pluralismo e a rappresentare la complessità della realtà? Come possiamo rendere sostenibile questo strumento potente, costoso ed estremamente energivoro? Come possiamo renderlo accessibile anche ai paesi in via di sviluppo?”.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *