Vescovi lombardi in visita dal Papa. Suor Chiara: “Un pellegrinaggio per fare il punto sulla vita delle diocesi”

Buongiorno suor Chiara
Ho sentito che i vescovi lombardi sono andati a trovare il Papa per una visita “ad limina”. Che cosa significa? Quali ricadute potrà avere sulle comunità locali? Grazie per il suo aiuto
Greta

Cara Greta, in questi giorni i vescovi della Lombardia, delle diocesi di Milano, Bergamo, Brescia, Como, Crema, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia, Vigevano, sono a Roma, in Vaticano, per la “Visita ad Limina”.

Le Visite ad Limina nascono dai pellegrinaggi che i vescovi facevano a Roma, per pregare sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. La ragione delle visite si trova nella lettera di San Paolo ai Galati, quando l’apostolo racconta della sua permanenza presso Pietro per 15 giorni, durante i quali fecero il punto sulla diffusione della fede. Quello può essere considerato il primo incontro di aiuto reciproco e di confronto su tematiche particolari.

Queste visite sono poi diventate (soprattutto dopo il Concilio di Trento, nel XVI secolo) momenti di incontro con il Papa e i suoi principali collaboratori che lavorano nei dicasteri della curia romana, dove ciascun vescovo riferisce alla Santa Sede circa la condizione della diocesi a lui affidata e raccoglie indicazioni e suggerimenti per la vita della sua Chiesa.

Si tratta, naturalmente, di un momento importante per manifestare la realtà della chiesa una, santa, cattolica ed apostolica ed esprimere la comunione che lega il vescovo con il papa. La Visita ad Limina si dovrebbe tenere, in linea di principio, ogni cinque anni: per i vescovi italiani, però, l’ultima risale a undici anni fa, e si tenne verso la fine del pontificato di Benedetto XVI.

I vescovi devono inviare una relazione che tocchi tutti gli ambiti principali della pastorale e descriva una situazione dettagliata dello stato della diocesi. Mi piace pensare che i pastori abbiano descritto le nostre chiese di Lombardia come realtà vive e operose: immerse in questo cambio d’epoca, risentono dei processi di secolarizzazione e di trasformazione sociale, culturale e religiosa che rendono più ardua la testimonianza cristiana e l’annuncio del Vangelo, però non sono Chiese ‘sedute’, e neppure nostalgiche di un passato glorioso.

Ci sono certamente segnali preoccupanti, ad esempio il consistente calo nella partecipazione ai sacramenti, come quello vocazionale, ma la ricchezza di Gesù Cristo e del suo Vangelo merita ancora di essere offerta a questa nostra terra e alla nostra gente perché sia accolta e fruttifichi.

Questi incontri e confronti tra i vescovi e il papa potranno anche essere occasione preziosa per condividere le sfide odierne che la chiesa deve affrontare, ricevere suggerimenti, aprire riflessioni che possano poi essere riportate e approfondite nelle proprie realtà locali per rilanciare il cammino con sempre più rinnovato spirito evangelico.

Sarà poi compito dei pastori con il proprio presbiterio, i laici e i consacrati presenti nelle diocesi, vivere in uno stile sinodale la ricchezza ricevuta per la crescita della fede nel popolo di Dio loro affidato affinché i credenti siano sale e luce in questo mondo bisognoso di speranza e di pace.

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