Comunicazione, un’epoca ricca di tecnica e povera di umanità? Venti giornalisti in dialogo con il Pontefice

«In quest’epoca che rischia di essere ricca di tecnica e povera di umanità, la nostra riflessione non può che partire dal cuore umano. Solo dotandoci di uno sguardo spirituale, solo recuperando una sapienza del cuore, possiamo leggere e interpretare la novità del nostro tempo e riscoprire la via per una comunicazione pienamente umana». 

Papa Francesco ha scritto questa frase cardine nel messaggio in occasione della 58.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali, con il tema “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”, che quest’anno si celebra in molti Paesi il 12 maggio 2024. Nel documento firmato a San Giovanni in Laterano il 24 gennaio scorso, festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, Bergoglio guarda con ammirazione e preoccupazione all’evoluzione dei sistemi che stanno “modificando in modo radicale anche l’informazione e la comunicazione” e “alcune basi della convivenza civile”. 

È dunque di stringente attualità “ComunICare. 20 giornalisti in dialogo con il Pontefice” (Libreria Editrice Vaticana 2024, Prefazione di Paolo Ruffini, pp. 188, euro 17) che contiene i dieci Messaggi di Papa Francesco trasmessi in occasione, ogni anno, della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, raccolti dall’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi). 

I documenti sono stati affidati alla riflessione di venti giornalisti: Marco Ansaldo, Alessandro Banfi, Carlo Bartoli, Paolo Borrometi, Aldo Cazzullo, Alessandra Costante, Asmae Dachan, Marco Damilano, Giuseppe Fiorello, Luciano Fontana, Sara Lucaroni, Simone Massi, Maurizio Molinari, Andrea Monda, Salvo Noè, Agnese Pini, Gianni Riotta, Nello Scavo, Andrea Tornielli, Mariagrazia Villa. 

Il libro è stato curato da Vincenzo Varagona, Presidente dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), giornalista Rai per 35 anni che ora collabora con “Avvenire”, da noi intervistato, e da Salvatore Di Salvo, segretario nazionale dell’Ucsi, redattore del settimanale “Cammino” e collaboratore del “Giornale di Sicilia”. 

«Papa Francesco è stato il primo a dire ai giornalisti: “Cercate di cambiare o rischiate di sparire. La crisi di fiducia e credibilità non è di oggi”».

  • Come comunicare al tempo delle fake news e deep fake, echo chambers, machine learning?

«Partirei dalla distinzione fra informare e comunicare, che non è di poco conto. I giornalisti informano, tutti noi comunichiamo o comunque possiamo comunicare. In questa stagione, che per alcuni versi è nuova, per altri versi è cominciata da diversi anni, c’è una necessità comune di attrezzarsi in modo non più superficiale. La differenza tra vero, verosimile e falso è diventata molto sottile e si avverte la necessità di uno sforzo formativo e educativo per superare questa confusione. Per i giornalisti occorre un grande impegno supplementare: non è solo la tecnologia ad avere creato una crisi di fiducia e credibilità. C’è, in gioco, una complessità di elementi che rende la vita sempre più difficile. Basta, tuttavia, raccogliere anche solo una parte degli inviti di Papa Francesco, rivolti non solo ai credenti, per inaugurare una stagione nuova». 

  • L’uso dell’Intelligenza Artificiale contribuirà positivamente nel campo della comunicazione?

«Abbiamo il compito di superare lo stato emotivo che suscita sempre l’introduzione di queste novità. In questo la storia, l’esperienza, dovrebbero aiutarci. Evitare paure, timori, che non aiutano a superare i problemi, ma anzi contribuiscono a commettere errori. Il discernimento aiuta a capire quando la tecnologia ci aiuta e quando invece rischia di governare le nostre relazioni, il nostro stile di vita. Che l’IA possa offrire straordinarie opportunità è sotto gli occhi di tutti, anche di chi ne ha paura. Ci sono livelli nei quali abbiamo difficoltà a intervenire, come la creazione di un’autorità internazionale che governi questi processi. La nostra intelligenza invece è in grado di stabilire come rapportarci a questo nuovo modo di vivere, perché di questo si tratta».

  • Durante il 58° messaggio il Santo Padre ha inviato un appello alla Comunità internazionale a formulare “un trattato internazionale vincolante, che regoli lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale nelle sue molteplici forme”. Che cosa ne pensa? 

«È un percorso necessario, perché è evidente che lo strumento è potentissimo e può essere utilizzato per alimentare ed esasperare i conflitti, anziché promuovere lo sviluppo della persona e dell’umanità. Il problema, e i conflitti in atto lo dimostrano, è che non esistono più autorità internazionali solide come in passato, e quest’appello rischia fortemente di cadere nel vuoto».

  • Nel suo intervento Maurizio Molinari, direttore di “Repubblica”, scrive che c’è anche un altro tema che rientra nelle comunicazioni sociali ed è il rispetto del clima, appello più volte lanciato da Bergoglio. Ce ne vuole parlare? 

«Papa Francesco ne ha fatto, giustamente, un cavallo di battaglia, perché sa bene che il futuro dell’umanità dipende dal nostro rapporto e dal nostro rispetto della natura, dal ruolo che siamo in grado di ritagliarle nella nostra esistenza. la settimana sociale di Taranto ha svolto un grande lavoro in questa direzione, raccogliendo l’invito di Francesco. Ne è nato l’impulso verso le comunità energetiche, l’impegno a seguire gli obiettivi dell’Agenda 2030. Quando, tuttavia, il papa si esprime su temi che mettono seriamente in discussione gli interessi delle grandi lobbies economiche, cala il silenzio, salvo pochissime voci coraggiose che escono dal perimetro del ‘pensiero unico’». 

  • Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione dal 2018 sottolinea che “la realtà che siamo chiamati a raccontare, anche quando drammaticamente legata a violenze, guerre, distruzione, ‘è sempre “viva’ e passa attraverso la sofferenza delle vittime, di chi è coinvolto”. Concorda?  

«Il quadro generale che si è delineato sta portando ad ampliare, anziché stringere, la forbice fra ricchi e poveri. La ricchezza è sempre più concentrata in poche mani, la fascia dei poveri e nuovi poveri aumenta a dismisura. Il giornalista è tenuto a svolgere servizio pubblico, che significa innanzitutto dare voce a chi non l’ha. Anche questo è un gesto di coraggio. Il direttore dell’”Osservatore Romano”, Andrea Monda, ha avuto il coraggio, dopo la pandemia, di riportare in edicola il suo giornale, che aveva sospeso le pubblicazioni cartacee, con una novità: “l’Osservatore di Strada”, nato sulla scia dell’invito di Papa Francesco. Uno dei nostri compiti è certamente raccontare le sofferenze, orientando questo racconto verso la speranza, una speranza che nella fede non è retorica, ma è una certezza». 

  • «”Vieni e vedi” è l’essenza del nostro lavoro», sintetizza Luciano Fontana, direttore del “Corriere della Sera”. In un’epoca di grandi cambiamenti come quella che stiamo attraversando, esiste una ricetta per essere dei buoni e bravi “artigiani della comunicazione”? 

«I bravi cuochi si rifanno alla tradizione, ma poi inventano sempre qualcosa di nuovo. L’Ucsi, ad esempio, ha creato un laboratorio per individuare un nuovo stile professionale: lo ha fatto due anni fa nel mondo cattolico, e ha dato vita alla rivista monografica Desk; lo ha rilanciato con questo volume, ComunICare, edito con la Lev. L’anno prossimo cercheremo di alzare l’asticella. Sarà l’anno del Giubileo, che deve lasciare un segno. Ucsi, insieme alla Federazione Internazionale dei Media Cattolici, con cui ha appena celebrato San Francesco di Sales a Lourdes, coinvolgerà in questo laboratorio anche le grandi firme internazionali. Cerchiamo di mettere in moto un processo che poi possa arrivare, come chiede il papa, a tutta la Comunità internazionale».

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