La preghiera davanti alle reliquie dei santi. Suor Chiara: una devozione sempre attuale

Buongiorno suor Chiara, ho un dubbio da sottoporle: che cosa pensa della peregrinazione delle reliquie dei santi e in generale della devozione per le reliquie? A me sembra una cosa del passato, anche se vedo che molte persone ne ricavano conforto e occasione per rinnovare la loro fede. Mi chiedo spesso se sono autentiche e se non è una manifestazione troppo “esteriore”. Cosa ne pensa?
Maria

La venerazione delle reliquie dei santi non è una forma anacronistica di pietà popolare, cara Maria, ma una devozione sempre attuale che appartiene alla nostra fede: essa, infatti, è associata alla dottrina della Risurrezione dei morti alla fine dei tempi e alla Comunione dei santi; l’attenzione orante alle spoglie mortali dei santi, infatti, testimonia la nostra fede nella risurrezione e rafforza la nostra speranza di unirci a loro nella vita eterna.

Per comprendere meglio il significato di questa pietà è importante sapere che il termine “reliquia” deriva dal latino “relinquere”: significa lasciare, abbandonare e si riferisce sia ai corpi dei santi dopo la loro morte, sia, in forma un poco diversa, agli oggetti a loro appartenuti o entrati in contatto con loro. 

I documenti della Chiesa dicono che “Le reliquie nella Chiesa hanno sempre ricevuto particolare venerazione e attenzione perché il corpo dei Beati e dei Santi, destinato alla risurrezione, è stato sulla terra il tempio vivo dello Spirito Santo e lo strumento della loro santità, riconosciuta dalla Sede Apostolica tramite la beatificazione e la canonizzazione” (dal Dicastero per le Cause dei Santi). E ancora: «La Chiesa, secondo la sua tradizione, venera i santi e tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini. Le feste dei santi infatti proclamano le meraviglie di Cristo nei suoi servi e propongono ai fedeli opportuni esempi da imitare» (S. C. 111)

Pregare davanti a una reliquia è perciò riconoscere e onorare la misericordia di Dio che si è realizzata concretamente in una persona. 

Questa devozione ha le sue radici nei primi secoli della Chiesa, quando i cristiani veneravano i corpi dei martiri come testimoni della fede e della Risurrezione e su di essi costruivano le chiese. 

Anche oggi, in ogni chiesa, è conservato un reliquiario dei santi universali o locali; nelle cattedrali, poi, quelle del santo Patrono della diocesi; in alcune vi sono le spoglie mortali di un santo, di un beato o di un servo di Dio, esposte alla preghiera dei pellegrini. 

In particolari celebrazioni liturgiche, quali ad esempio le liturgie di canonizzazioni o beatificazioni, il rito di consacrazione di un altare e di dedicazione di una chiesa, e in altre circostanze, i resti mortali di alcuni santi vengono portati in processione, così da rendere maggiormente evidente e tangibile la comunione che ci lega a questi fratelli e sorelle.

Il rito di consacrazione dell’altare prevede anche la deposizione di alcune reliquie, significative per la comunità, nell’altare, così da evidenziare che la santità è radicata e fondata sul sacrificio di Cristo. 

La peregrinazione delle spoglie mortali dei santi è frequente anche ai nostri giorni. Forse ricordiamo che al Giubileo della misericordia nel 2016 i corpi di San Pio da Pietrelcina e San Leopoldo Mandic, due grandi santi riconosciuti da tutti come grandi esempi di misericordia vissuta, furono traslati a Roma e venerati dai numerosi fedeli! Ricordiamo ancora quelle vissute nella nostra terra bergamasca in occasioni particolari: quella di papa Giovanni XXIII nel 2018, la beata Pierina Morosini nel 1998, il nostro patrono sant’Alessandro, i santi coniugi Martin, santa Teresa di Liseaux, san Giovanni Bosco, santa Bernardette, san Luigi Orione, di sant’Antonio di Padova!

Cara Maria, abbiamo bisogno ancora di questi “segni” concreti? Sì, abbiamo bisogno per ravvivare in noi la memoria e la comunione con questi nostri fratelli ed essere aiutati, anche attraverso la loro preghiera e il loro esempio a perseverare nella fede. 

Il tuo dubbio, cara Maria, però, è lecito! Infatti, se la devozione a questi segni non è vissuta nell’alveo della giusta dottrina della Chiesa, il pericolo di cadere in forme “non autentiche” è possibile. Cerchiamo, allora, il giusto equilibrio, per vivere questa forma di pietà con maturità e con discernimento.

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