Ranzanico e Bianzano: in oratorio con uno sguardo sul mondo

L’oratorio ha sempre avuto un ruolo importante nella crescita delle giovani generazioni. Qui diventano grandi gli uomini e le donne di domani che si interrogano anche su ciò che accade nel mondo cogliendone le provocazioni.

L’oratorio, infatti, non è un luogo in cui rifugiarsi lontano da ciò che accade: è più identificabile come un’esperienza capace di far risuonare le domande. È proprio per questo motivo che gli oratori di Ranzanico e Bianzano hanno scelto di intraprendere un “percorso complicato, emotivamente difficile e, allo stesso tempo, accattivante” scrivono sul loro profilo Instagram in cui si identificano come @oratoriobianzanico.

“Mettendo a confronto noi stessi e gli altri -prosegue il post- abbiamo provato a uscire dai nostri panni, ad essere scomodi, a provare quell’empatia che spesso e volentieri non vorremmo provare”.

Il percorso pensato per gli adolescenti di Ranzanico e Bianzano consiste nell’approcciarsi alle storie di discriminazione e violenza avvenute nell’arco della Seconda Guerra Mondiale con uno sguardo nuovo. Insieme, adolescenti ed educatori, hanno analizzato quel contesto storico per trovare un po’ di luce in uno dei periodi più cupi per l’umanità.

Il percorso adolescenti degli oratori di Ranzanico e Bianzano

In questo viaggio alla ricerca del bene -chiamato “La scelta”- si sono lasciati guidare dalla figura di don Antonio Seghezzi, sacerdote bergamasco deportato e ucciso nel campo di concentramento di Dachau, e dalla storia della Rosa Bianca, un gruppo di resistenza tedesco contro la dittatura del nazionalsocialismo formato da studenti.

“Il percorso era già stato proposto in passato ad altri adolescenti – spiega Sara Nezosi, educatrice degli oratori di Ranzanico e Bianzano -. Abbiamo scelto di riproporlo per acquisire maggior coscienza rispetto a ciò che accade nel mondo dato che pone le radici in una storia ancora molto recente”.

Il percorso adolescenti degli oratori di Ranzanico e Bianzano è stato costruito grazie all’impegno dell’equipe degli educatori e alla collaborazione con la cooperativa che opera sul territorio. Ogni due settimane, gli adolescenti si davano appuntamento in oratorio per affrontare una nuova tappa del cammino.

Si partiva dalla propria quotidianità rileggendo gli episodi di discriminazione incontrati per poi approfondire la questione riallacciandosi alle storie di don Seghezzi e della Rosa Bianca. Un modo non solo per allargare lo sguardo, ma anche per riempire di significato ogni parola delle loro testimonianze. Le due storie sono state approfondite da vicino grazie all’attività svolta all’oratorio di Premolo, paese natale del sacerdote, la visita al Memoriale della Shoah di Milano e l’uscita a Monaco di Baviera con tappa all’università in cui Sophie e Hans Scholl, membri della Rosa Bianca, persero la vita.

Sostare nelle domande, acquistare un nuovo sguardo

“Proporre questo percorso non è stato semplice – conclude Sara – ma ci portiamo a casa molto. Anche di fronte a tematiche complesse e dolorose, gli adolescenti sanno empatizzare e porsi domande. Insieme abbiamo condiviso la fatica del “sentirsi umani” posti davanti a tanta crudeltà. Conoscere ciò che ci precede è fondamentale per non lasciarci scorrere addosso la storia di oggi e crescere nella consapevolezza. È un impegno che ci viene richiesto non solo come cittadini, ma anche come cristiani per prenderci cura del mondo. Informiamoci, sostiamo nelle domande, abitiamo la complessità con coscienza: non lasciamoci scivolare addosso ciò che accade e continuiamo a sperare in un mondo migliore”.

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