La vita e la morte di Aleksej Navalny: un esempio di resistenza, con coerenza e amore

In tutte le città i russi continuano a deporre fiori  per onorare Aleksej Navalny  e a sfidare le autorità che fermano centinaia di persone e fanno sparire immediatamente i fiori deposti in suo onore. Il suo corpo è rimasto a lungo inaccessibile ai suoi cari e solo dopo una lunga trattativa è stato restituito alla madre. I funerali sono stati annunciati per il primo marzo a Mosca.

I misteri sulla sua morte rimangono tutti, e ciascuno di noi si chiede: perché Navalny ha deciso di sacrificarsi, perché quest’uomo ha deciso di rinunciare a tutto quello che aveva, andando incontro a morte pressoché certa?

Per tentare di rispondere a questa domanda partiamo da una data e una fotografia: 17 gennaio 2021, l’immagine, fissa un momento decisivo per lui, il momento storico in cui Navalny saluta alla dogana di Berlino la moglie, prima di rientrare a Mosca; consapevole che sarà l’ultima volta che vedrà la moglie da uomo libero.

Ci sono scelte nella vita di ciascuno di noi che ci definiscono più di altre e che ci dicono davvero chi siamo e chi vogliamo essere. Aleksej alla dogana di Berlino, ha di fronte il il dilemma se rimanere in esilio, o se rientrare in Russia (dopo l’avvelenamento del 2020). 
Può infatti decidere di fare l’esule, eroe, pagato a peso d’oro per libri, conferenze, ecc… È un uomo giovane, ha tutto da perdere: l’amore, gli affetti, il denaro, la felicità, la libertà e la vita.

Invece sceglie di tornare in patria, da solo, con la certezza di essere arrestato.
Il bacio alla moglie rappresenta l’ultimo saluto a queste certezze. Il seguito è storia recente: l’arrivo in Russia e subito l’arresto con condanna a 9 anni per “estremismo” e poi altri 10.

Lo spediscono in carcere vicino a Mosca e poi in Siberia in un campo di prigionia speciale.

Qui, finisce 27 volte in cella di isolamento per mancanze minime (ad esempio lavarsi il viso prima dell’orario stabilito, oppure un bottone della divisa non allacciato).

Ogni volta sono 15 giorni di isolamento a meno 30 gradi in celle senza riscaldamento,   con pochissimo cibo e un freddo giaciglio dove potersi sdraiare solo qualche ora la notte. E ogni volta perde circa 4 kg. di peso.

Dopo tutto questo e tanto altro, diventa assolutamente secondario sapere perché subito dopo San Valentino (14 febbraio) il suo cuore ha smesso di battere.

La domanda vera è perchè Aleksej Navalny ha deciso di sacrificarsi, perché ha deciso di rinunciare a tutto ciò che aveva?

Ed era tanto ciò che aveva: l’amore, gli affetti i figli, la libertà, l’ammirazione di molti.

La risposta non la conosceremo mai… se non quando ci reincontreremo in una dimensione di Pace, giustizia, amore.

Una cosa però la sappiamo. Abbiamo la certezza che proprio in questo suo sacrificio, dimora la sua grandezza…

Vogliamo sentirlo vivo con le sue parole profetiche, colme di tenerezza e di amore: “se dovessero uccidermi, significa che saremo diventati incredibilmente forti… L’unica cosa che fa bene al male è che il bene non faccia niente… Quindi non siate inerti e indifferenti, non arrendetevi mai”.

E rivolto a sua moglie, proprio nel giorno degli innamorati, tutta la sua ultima tenerezza: ” Amore abbiamo tutto, come in una canzone: tra noi ci sono città, luci di decollo degli aeroporti, bufere blu di neve e migliaia di chilometri, ma ti sento vicina ogni secondo e ti amo sempre di più”.

L’amore di due vite diventate una “carne sola”.

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