Pellegrinaggio pastorale del vescovo Francesco Beschi a Bracca. “Il volontariato, forza motrice della società”

“Il volontariato non è solo una raccolta di competenze, ma un modo di vedere la vita. Non è da tutti, anzi, spesso l’organizzazione sociale sembra di tutt’altra natura. Accade che venga considerato come una ruota di scorta, mentre si tratta di una forza motrice”. C’è un sentimento di profonda gratitudine nelle parole che il vescovo Francesco Beschi ha rivolto ai rappresentanti di associazioni e gruppi di volontariato di Algua, Bracca e delle frazioni circostanti di Cornalta, Frerola e Pagliaro, nell’unità pastorale della Bassa Val Serina, incontrandoli a Bracca nell’ambito del suo pellegrinaggio pastorale nella Comunità ecclesiale territoriale 4 della Valle Brembana.

“Il vostro impegno – ha sottolineato don Pierantonio Spini, moderatore dell’unità pastorale della Bassa Val Serina – esprime un’attenzione concreta e un servizio prezioso verso gli altri. Attraverso le vostre azioni si manifesta una comunità capace di dialogo e di relazione con ogni realtà e ogni persona, e quindi in grado di essere ospitale, fraterna e prossima, secondo l’indirizzo proposto da monsignor Beschi”. Hanno partecipato all’incontro, che si è svolto nella sala comunale, anche Giacomo Gentili, sindaco di Bracca e Pier Angelo Acerbis, sindaco di Algua.

Dalla presenza solidale degli Alpini ai gruppi di animazione delle feste, dalle manifestazioni sportive alle tante iniziative proposte alle famiglie e in particolare ai più piccoli, il racconto dei volontari, attraverso un video, ha restituito l’immagine di un tessuto sociale vivace e attento alle fragilità. “Qui in valle non ci si annoia”, ha commentato il vescovo, manifestando il suo apprezzamento per un impegno che contribuisce ad alimentare relazioni di amicizia e di vicinanza in un territorio composto da piccoli centri, spesso al di sotto dei mille abitanti.

Il vescovo ha sottolineato l’importanza di un’azione caratterizzata dalla gratuità: “I volontari intervengono con spirito di servizio senza chiedere alcun compenso, perché ci credono”. Ha sollecitato una continua attenzione alla collaborazione “perché non si fa nulla da soli, e non possiamo essere padroni dell’attività che svolgiamo”. 

In una società spesso concentrata sulle esigenze dei singoli individui, ha ribadito la necessità di far crescere un clima di condivisione: “È importante mettere in comune obiettivi, stili, finalità, regole, creando relazioni buone con gli altri. Se la sera, terminato il lavoro, torniamo a casa volentieri è perché sappiamo di trovare qualcuno che ci vuole bene, e questo è fondamentale in ogni ambito. La pandemia più grave che stiamo vivendo è quella della solitudine, a cui siamo tutti esposti”, e che diventa più grave quando sentiamo di non avere un luogo e una comunità a cui appartenere.

Il volontariato, ha ricordato il vescovo, offre un contributo “non marginale” alla società, mettendo in campo “una dimensione umana che non si può sostituire con l’intelligenza artificiale. La nostra tradizione ispirata dal cristianesimo è fortemente connotata da questo elemento. Non a caso il valore della solidarietà sociale è chiaramente indicato nei primi articoli della Costituzione italiana, e oggi costituisce una ricchezza ancora più necessaria che in passato”.

Il nostro futuro, come ha affermato monsignor Beschi, “non è affidato solo allo sviluppo della tecnica, ma alla crescita della cultura del dono, un’espressione di libertà che supera i confini della necessità e parla della meraviglia dell’essere umano”. Una delle più alte espressioni di questo dono è proprio “mettere a disposizione tempo e competenze per il bene di tutti”.

Al di là dell’economia, della tecnologia e dell’organizzazione, ciò tiene unita  la società e le dà un’autentica spinta verso il futuro, ha aggiunto il vescovo, è un legame d’amore: “Forse qualcuno ritiene che non sia necessario per sopravvivere, che sia “qualcosa di più”. Ma senza che vita possiamo condurre? L’amore è qualcosa che supera qualsiasi altra necessità”. Se Papa Francesco parla di “amicizia sociale”, monsignor Beschi ha concluso evidenziando che “le relazioni buone alimentano la vita, e con il contributo di ognuno si può costruire qualcosa di importante per tutti. Se l’”io” diventa troppo ingombrante ci facciamo la guerra per trovargli spazio, mentre far crescere il “noi” allarga gli orizzonti”. 

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