Pellegrinaggio pastorale a Brembilla: “Anche nello sport l’amicizia è più importante del risultato”

“Anche nello sport l’amicizia è più importante del risultato”: il vescovo Francesco Beschi ha incontrato al Palazzetto dello Sport di Brembilla gli atleti delle associazioni sportive locali nell’ambito del suo pellegrinaggio pastorale nella fraternità 2 della Comunità ecclesiale territoriale (Cet) 4 della Valle Brembana. È stata una serata festosa alla quale hanno partecipato oltre 400 bambini, ragazzi, allenatori e famiglie.

Monsignor Beschi ha ricordato ai ragazzi che lo sport ha molto da insegnare: “La pazienza, la disciplina, l’allenamento, la concentrazione, sono tutti aspetti che aiutano a crescere e sono preziosi per la vita, non solo per vincere gare e partite”. 

Ha ricordato l’amicizia tra due grandi calciatori, Roberto Baggio e Gigi Riva, recentemente scomparso: “Quando Baggio sbagliò un rigore decisivo nella finale dei mondiali negli Stati Uniti nel 1994, fu proprio Gigi Riva ad andare ad abbracciarlo e ad aiutarlo a superare un momento difficile. Anche nella vostra esperienza potete scoprire che stare con gli amici conta di più di qualsiasi vittoria, ed è bello e importante prendersi del tempo per questo, magari fermarsi qualche volta a mangiare insieme, anche se la nostra vita ci impone di andare sempre di corsa”.

Alcuni giovanissimi atleti, rappresentanti delle diverse discipline sportive hanno posto al vescovo tante domande a partire dalla loro esperienza quotidiana. 

Fra i temi che stanno più a cuore ai ragazzi, per esempio, c’è quello della felicità: “Per essere felici  – ha suggerito il vescovo – bisogna godere pienamente di ogni momento. Nella frenesia di una giornata, può essere prezioso iniziare con una preghiera appena svegli”, per aprire una connessione tra la concretezza delle azioni quotidiane e un orizzonte più ampio che abbraccia il cielo.

Molte attività sportive si svolgono in squadra, e questo, come ha chiarito il vescovo, aiuta a sviluppare uno sguardo attento al prossimo: “Ci sollecita per esempio a sorridere alle persone che incontriamo”, un gesto piccolo ma importante in una società che spesso spinge a concentrarsi maggiormente su se stessi, rendendo difficile distinguere, come ha sottolineato monsignor Beschi “cosa è bene e cosa è male”.

L’unità pastorale della Val Brembilla insiste su un territorio di montagna, e comprende comunità piccole: la parrocchia di Brembilla ha poco più di duemila abitanti, poi ci sono Gerosa, circa quattrocento, Laxolo, un migliaio, e Sant’Antonio Abbandonato, meno di cento. Tutt’intorno una rete di piccole frazioni, ognuna con la sua storia e le sue tradizioni. In questo contesto l’attività delle società, gruppi e associazioni sportive, come sottolinea il parroco don Andrea Sartori, “è un elemento di aggregazione fondamentale per grandi e piccoli”.

Accanto a realtà storiche come la Brembillese calcio, fondata nel 1958, ci sono tante squadre e discipline diverse: dalla pallavolo al basket, dall’arrampicata (con il gruppo delle “Lucertole”) al ciclismo (“Pedale brembillese”), dalle arti marziali come il Wu Shu fino alla pesca.

L’attività sportiva in luoghi come questi si accompagna all’attenzione e alla custodia dell’ambiente: “Quando si sale in alto – ha sottolineato il vescovo parlando delle passeggiate in montagna – ci si sente più vicini a Dio, e lungo il sentiero il cuore si apre alla meraviglia osservando la natura e il paesaggio”. Ha ricordato un aneddoto della sua infanzia: “Una volta durante una gita con la mia famiglia ci siamo persi, ed eravamo in un bosco molto fitto. È sceso il buio e a un certo punto non vedevamo più neppure dove mettevamo i piedi. In lontananza, però, abbiamo visto una piccola luce che ci ha dato una direzione”. Allo stesso modo, rispondendo a un ragazzo che gli ha chiesto come si fa a vedere Dio nella vita quotidiana, ha invitato “a seguire la luce del Vangelo, che indica la strada”. 

Anche in questo territorio, ha osservato don Andrea Sartori, si sente la tentazione di isolarsi, di restare “ognuno per conto proprio”, dimenticando di far parte di una comunità. Monsignor Beschi ha insistito sulla bellezza dell’esperienza “di squadra”: “La brutta malattia oggi più diffusa si chiama solitudine, e un modo prezioso per contrastarla può essere tenere viva l’atmosfera di condivisione che si respira nella vostra comunità e le attività sportive che svolgete. Spero e vi auguro che le parrocchie vi accompagnino allo stesso modo e sappiano essere, con voi, centri generativi ed espressione di comunità vive”. I ragazzi hanno chiesto infine al vescovo quale sia il segreto per essere buoni cristiani: “Serve una buona testa – ha risposto – per capire e interpretare la realtà, ma soprattutto il cuore. Il segreto più importante è vivere con amore. Si diventa grandi imparando ad amare”.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *