In ogni guerra, da quella più dimenticata a quella sotto i riflettori del momento, le storie di tanti uomini e donne si intrecciano in un vorticoso mistero di dolore, sofferenza, speranza, morte, salvezza.
Ed è proprio di una di queste storie di cui voglio raccontarvi … la storia di Hani.
Hani è uno dei tanti che a seguito di incidenti o malattie sono in lista d’attesa per un trapianto di reni.
Quest’uomo da tempo è costretto a sottoporsi a dialisi periodica per sopravvivere.
Fin qui nulla di eccezionale, se non la necessità di ricorrere ogni due giorni ad un centro specializzato, o ad un ospedale, per la depurazione del suo sangue.
La sfortuna però, vuole che Hani risieda a Gaza, in quanto sacrestano e collaboratore della Parrocchia cattolica della Sacra Famiglia.
Quando nelle scorse settimane tutti gli ospedali nel nord di Gaza sono stati messi fuori servizio, uno dopo l’altro, a causa della guerra, Hani è partito da solo verso sud per cercare un ospedale, ancora in grado di effettuare la dialisi.
Ha ricevuto cure irregolari fino a che è stato impossibile anche in quei luoghi.
Allora, Hani non si è perso d’animo ed ha cercato di tornare al nord, dalla sua famiglia, sperando nell’impossibile.
Ma anche questo è stato impraticabile: a nessuno infatti, che ha lasciato il Nord di Gaza, è permesso di ritornare.
Hani ha trascorso così gli ultimi giorni della sua vita, alla ricerca disperata di cure e di aiuto.
È morto solo, lontano dai suoi familiari (moglie e figli piccoli) e privato di cure adeguate.
È morto senza che nessuno gli tenesse la mano, è morto senza la dignità che meritava.
Seppellito al sud dove non ci sono cimiteri cristiani e sacerdoti.
Solo la forza della preghiera, del Patriarcato latino di Gerusalemme e dei suoi familiari, è riuscita a lenire la sofferenza e a far sentire forse meno solo, un uomo abbandonato al suo” destino”, dall’insipienza e dai danni provocati dalla guerra (dagli effetti collaterali).