Dal diario di Erica Villa. Dall’aiuto nei compiti tanti insegnamenti per la vita

Erica Villa è una ragazza con disabilità che ha trovato nella scrittura uno strumento di espressione, resistenza e rinascita. Nei suoi articoli racconta alcuni aspetti della sua vita quotidiana, evidenziandone fatiche e conquiste. Qui parla di scuola, compiti e di un bravo maestro e amico, capace anche di capire quando è ora di “lasciar andare” con mezzi autonomi la propria allieva.

09 maggio 2008 – 09 maggio 2017

Caro amico mio e fratello,

ti conosco da quando sono nata…

Mi ricordo ancora come se fosse oggi, quando nel settembre 2004 mia mamma ha telefonato a casa tua, per chiederti se ti sarebbe piaciuto aiutarmi nelle ripetizioni dopo la scuola e tu, subito hai risposto di sì e io, tutta contenta, ti ho aspettato in cucina, vedendoti entrare dalla porta di casa mia con un bellissimo sorriso. Da quel giorno abbiamo dato inizio alla nostra avventura tra “alunna” e “maestro”.

Tutti i giorni, nel pomeriggio, ti aspettavo per fare i compiti. 

Quando a scuola avevo una verifica scritta ed ero agitata, per far sì che mi ricordassi i concetti o le formule stando tranquilla, mi ricordavo i tuoi gesti con le mani, oppure mi stavi vicino, trasformandoti in una nuvola messaggera.

Il giorno dell’esame di terza media, ero emozionatissima e tu non volevi entrare in aula a presenziare, però poi ti ho convinto e sei venuto con me: eri seduto alla mia destra.

Durante l’esame ho avuto un momento buio, però mi è bastato guardarti negli occhi per recuperare tutto il discorso e proseguire in tutta sicurezza il discorso, preparato al computer senza fermarmi più. Appena sono uscita mi hai abbracciata fortissimo come segno di orgoglio e di affetto. 

Pochi giorni dopo, sono tornata a scuola per controllare i risultati nel tabellone, ho letto che ero uscita con il massimo dei voti: OTTIMO! Subito dopo, ti ho scritto un messaggio e la tua risposta è stata: “Bravissima Erica e complimenti, hai superato il tuo maestro!”

A settembre 2007 abbiamo intrapreso per un pezzettino un nuovo percorso: la scuola superiore, un altro scalino che mi ha messo alla prova. 

L’ultimo anno di ripetizioni l’abbiamo passato, la maggior parte delle volte, studiando mano nella mano, ti ricordi fratello?

Questo periodo me lo ricordo particolarmente perché eri più affettuoso del solito.

L’ultimo giorno, sei entrato in casa mia alle 15.30 e abbiamo studiato storia mano nella mano e con le lacrime agli occhi e tu hai tenuto per tutto il periodo dello studio, gli occhiali da sole per non far vedere che avevi gli occhi lucidi.

Erano esattamente le 19.30 del 9 maggio 2008 quando il nostro percorso tra “alunna” e “maestro” purtroppo si è concluso.

Continuavo a stringerti forte a me, per far sì che tu non andassi via.

Parecchi minuti dopo, mi hai veramente salutata e a malincuore ti ho visto uscire dalla porta di casa. Appena mia mamma è rientrata sono scoppiata in un lungo pianto.

Nei giorni seguenti ho continuato a guardare l’orario attendendo il tuo arrivo, perché ero incredula.

Ho proseguito gli studi da sola, ricordando con piacere il tuo metodo di studio fino alla fine della scuola.

Ora sono doppiamente orgogliosa di te, perché ti ho accolto in casa che eri uno studente universitario e ora sei sposato da quattro anni con una ragazza solare e da un anno e mezzo sei un bravissimo papà di una meravigliosa creatura!

Ti voglio tanto bene, fratello!

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