Dal momento della vocazione alle sfide di oggi: il ritratto del Papa raccolto in “Life”

Vaticano, 6 marzo 2024: udienza generale di Papa Francesco in Piazza San Pietro - foto SIR/Marco Calvarese

Quando diciamo a Fabio Marchese Ragona, curatore di “Life. La mia storia nella Storia” (HarperCollins Italia 2024, pp. 336, 19,00 euro,) che l’autobiografia di Papa Francesco è il classico libro “da comodino”, da leggere e rileggere più volte, il vaticanista ci confessa che lui conserva la sua copia con la dedica del Pontefice proprio sul comodino. 

“Abbiamo lavorato dall’aprile dell’anno scorso fino a febbraio di quest’anno tramite incontri, telefonate e mail. È stato molto bello poter lavorare con Papa Francesco, anzi è stato un dono, perché non è una cosa che accade tutti i giorni poter stare a contatto ravvicinato con il Pontefice”, chiarisce Fabio Marchese Ragona, con il quale abbiamo dialogato, scrittore e giornalista vaticanista di Mediaset e conduttore della rubrica “Stanze Vaticane” in onda sul canale all news di Mediaset TGCOM24. 

È nata così un’autobiografia che colpisce per la schiettezza delle parole del Santo Padre, che racchiudono i ricordi di ragazzo, la vocazione, il conclave. Un’esistenza intensa, piena di progetti e riforme ancora da realizzare, che si intreccia sugli eventi che hanno segnato la storia degli ultimi ottant’anni.

Allora spalanchiamo con curiosità e ammirazione il cassetto dei ricordi di una persona straordinaria, di un Buon Pastore che con il suo profondo cristianesimo orienta il cambiamento. 

  • Il 21 settembre 1953. Un giorno fondamentale nella vita del giovane Jorge Mario. Ce ne vuole parlare? 

«Quel giorno è accaduto qualcosa che ha cambiato per sempre la vita di Bergoglio. Era uscito di fretta da casa per raggiungere gli amici alla stazione di Buenos Aires per andare alla festa dello studente. Passando davanti alla Basilica di San José de Flores che frequentava sin da piccolo, sentì l’esigenza di entrare per fare un saluto al Signore. Lì sentì il desiderio di confessarsi, c’era un sacerdote che non conosceva, padre Carlos Duarte Ibarra. Durante quella confessione accadde qualcosa di sconvolgente per lui, sentì “la chiamata”. “Vivevo lo stupore di aver incontrato Dio all’improvviso, era lì ad aspettarmi, mi aveva anticipato”, mi ha raccontato Papa Francesco. Il giovane Jorge Mario non andò più alla festa, ma tornò a casa per riflettere in silenzio su quello che stava succedendo. Tenne tutto per sé, nel suo cuore, solo padre Carlos sapeva. Poi ne parlò con il padre e ne fu contento. La mamma pensava che stesse studiando Medicina, invece poi scoprì sulla scrivania del figlio alcuni testi di Teologia e si arrabbiò. Durante la festa per i vent’anni di matrimonio dei genitori, Jorge Mario convinse sua madre e proseguì nel suo cammino».  

  • Quali sono state le donne più importanti nella vita di Bergoglio? 

«Sicuramente Nonna Rosa, che gli dà il primo annuncio cristiano, che gli insegna le preghiere, e lo porta a Messa. Nonna Rosa andava a prendere il nipotino tutti i giorni e poi lo teneva con sé, ha trascorso tutta l’infanzia a casa della nonna, dove si parlava il piemontese. Importante è stata anche mamma Regina, che doveva badare a tanti figli, ma c’era un legame forte tra lei e il primogenito. Un’altra figura femminile importante è stata la biochimica e attivista politica paraguaiana Esther Ballestrino de Careaga, la sua responsabile al laboratorio di chimica, dove Bergoglio andava a fare pratica durante gli anni di scuola. Comunista, atea, attivista marxista molto rispettosa, che ha insegnato a Bergoglio a pensare. Esther fece leggere a Jorge Mario molte pubblicazioni sul partito comunista, pur senza aver abbracciato questa ideologia, l’adolescente Bergoglio lesse tutto soltanto per capire il mondo della biochimica».

  • Bergoglio durante la dittatura argentina nascose e protesse chi avversava il regime di Videla?

«Sì, Papa Francesco ha raccontato quegli anni con grande amarezza e grande dolore. Ha parlato di “genocidio generazionale”, in questa autobiografia per la prima volta ne parla apertamente.In quel brutto periodo Bergoglio ha perso tanti amici, tra i quali Esther, uccisa in modo atroce, che aveva fondato il gruppo delle “Madri di Plaza de Mayo”, che manifestavano tutte le settimane con i fazzoletti bianchi per chiedere verità sui desaparecidos. Sono stati anni molto dolorosi, dove Bergoglio ha messo la vita degli altri davanti alla sua cercando di salvare più persone possibili ed è rimasto ferito, perché qualcuno ha provato ad accusarlo di connivenza con la dittatura militare di Videla». 

  • “Benedetto XVI strumentalizzato contro di me”. Che cosa ne pensa? 

«Tanti non hanno accettato la rinuncia di Benedetto, arrabbiandosi, quindi hanno iniziato a spargere zizzania di qui e di là. Papa Francesco è rimasto ferito dal fatto che questa figura bellissima con la quale aveva un ottimo rapporto, sia stata utilizzata per scopi politici, ideologici, appunto strumentalizzandola, senza tenere conto che così si sarebbe venuta a creare una grave frattura all’interno della Chiesa tra chi era ratzingheriano e chi no. Ed era proprio quello che si doveva evitare».

  • A cosa stava pensando Papa Francesco venerdì 27 marzo 2020 mentre a piedi raggiungeva il sagrato della Basilica di San Pietro per pregare invocando la fine della pandemia? 

«Pensava alla solitudine della gente, obbligata a rimanere a casa. È stato un periodo oscuro. Ricordiamo tutti Papa Francesco che sotto la pioggia, solo, in una Piazza San Pietro deserta, come sottofondo il suono delle sirene delle ambulanze, saliva verso il sagrato. Nel libro Bergoglio racconta anche quando si recò a San Marcello al Corso, dove c’è il Crocefisso miracoloso. Rivolgendosi come un amico, guardando il Crocefisso disse: “Mettici mano tu, per favore”». 

  • Nell’autobiografia, Papa Francesco si esprime più volte in difesa della pace, del lavoro, contro i mercanti di armi e gli eccessi della finanza, lanciando un appello a tutela del Pianeta. Ce ne vuole parlare? 

«Per capire i temi più cari a Bergoglio dobbiamo ritornare al suo passato in Argentina. A me ha colpito il suo racconto della fine della II Guerra Mondiale. “Signora Regina, è finita la guerra!”, così annunciava la vicina di casa dei Bergoglio alla mamma di Jorge Mario. Le donne scoppiarono entrambe in un pianto liberatorio, di gioia, pur essendo lontanissime dagli scenari di guerra. Insegnamento fondamentale, che fece comprendere al futuro papa quanto la gente volesse la pace.Impegnarsi per la pace per il più grande leader morale del Pianeta non è quindi solo un dovere. Il Papa dice che il mondo è in guerra da 100 anni, dal 1914. Il futuro? O sarà pace o sarà morte, non c’è altra via. Francesco è molto preoccupato per le popolazioni che soffrono sotto le bombe. Il Papa ha provato a lanciare più volte degli appelli a favore della pace, ma ci sono molti interessi in gioco».

  • Nel volume Bergoglio fa il punto sulle riforme avviate nel corso del suo pontificato, definendo il Vaticano come “l’ultima monarchia assoluta”. Chi in Vaticano cerca di frenare la riforma e che vorrebbe rimanere fermo ai tempi del Papa-re? 

«Da 11 anni il Papa sta portando avanti una serie di riforme, ma ci sono stati e ci sono vari potentati che hanno tentato di frenare queste riforme. Perché? Perché fare le riforme significa togliere potere a qualcuno evidentemente. Ciò ha creato non pochi malumori, mugugni. Non a caso Bergoglio è stato attaccato da tutte le parti, però, da quello che ho potuto notare, il Santo Padre va avanti con grande serenità, come ripete spesso. È stato il collegio dei cardinali nel 2013 a chiedere che ci fosse una riforma. Francesco dice: “Io sto solo applicando quello che ha chiesto il collegio dei cardinali nelle congregazioni che hanno preceduto il conclave, perché si voleva cambiare la Curia. Ed è quello che sto cercando di fare”».

  • “Penso che il ministero petrino sia ad vitam e dunque non vedo condizioni per una rinuncia”. Dimissioni? Ipotesi lontana per Francesco, ma se subentrasse un grave impedimento fisico, cosa Le ha detto che avrebbe intenzione di fare? 

«Se dovesse accadere che Bergoglio non riuscisse più a governare la Chiesa mi ha detto: “Ho già firmato le mie dimissioni che sono state depositate presso la Segreteria di Stato. A quel punto vorrei andare a Santa Maria Maggiore, fare il semplice parroco, facendomi chiamare Vescovo Emerito di Roma”. L’ho trovato molto sereno anche sotto questo punto di vista, grande entusiasmo sulle cose da fare: la Giornata Mondiale dei Bambini a fine maggio, il Giubileo del 2025, i viaggi apostolici, il Sinodo». 

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