Palazzo Creberg, il buio e la speranza del mondo nella “Passio” di Maurizio Bonfanti

Si avvicina sempre più il ricco programma delle «Settimane della Cultura 2024» organizzato dall’Ufficio per la Pastorale della Cultura e degli Istituti culturali della Diocesi di Bergamo. Come anticipazione, è stata inaugurata, pochi giorni fa, la nuova mostra itinerante «Passio. Opere di Maurizio Bonfanti» di Fondazione Creberg nel palazzo storico in Largo Porta Nuova a Bergamo.

«Siamo veramente contenti di presentare questo secondo momento espositivo del nostro cammino del 2024 anche questo all’insegna del pensiero, della cultura e dell’arte di elevata qualità», ha introdotto Angelo Piazzoli, Presidente di Fondazione Creberg durante l’inaugurazione davanti a una partecipazione numerosa tra amici e appassionati dell’arte contemporanea.

«Quando nel 2022, a Valmarina chiesi a Maurizio Bonfanti  – ha ricordato Piazzoli – di tornare a Palazzo Creberg, dopo la mostra Limen, non mi sarei aspettato che profondesse in quest’iniziativa una così grande energia e che ci proponesse un tema così impegnativo: rivedere a una quindicina di anni di distanza il tema della Passio».

Da sinistra verso destra: Angelo Piazzoli, Presidente di Fondazione Creberg; Maurizio Bonfanti; Monsignor Alberto Carrara.

«È un lavoro che nasce da un progetto: erano delle opere che avevo realizzato nel 2005 e presentate a Verona nel 2007. I temi erano gli stessi solo che sono trascorsi quasi vent’anni dove sono cambiato io, il mio modo di dipingere, lo studio e anche il mondo: non pensavamo che in Europa scoppiasse una guerra così lacerante e così ho riflettuto e ripensato a questa nuova Passio che ha quadri diversi, nella forma, nella tecnica e nel contenuto», ha precisato con emozione l’artista Maurizio Bonfanti, ringraziando tutti i presenti e anche coloro che hanno contribuito alla mostra, dedicandola al suo papà, scomparso il 23 marzo del 2001.

«Passio. Opere di Maurizio Bonfanti» è un’esposizione curata da Angelo Piazzoli e da don Tarcisio Tironi (Direttore del Macs di Romano di Lombardia) ed è articolata in due sezioni: la prima con le otto opere monumentali allestite nel salone principale e la seconda con otto bozzetti preparatori nel loggiato. Proprio lì, ha svelato Piazzoli, «abbiamo lasciato i dipinti dei Cieli di Paolo Facchinetti; un curioso abbinamento per testimoniare la loro amicizia».

A dare una valenza teologica e culturale, durante la presentazione, è intervenuto monsignor Alberto Carrara, amico dell’artista bergamasco: «La prima cosa che vorrei far notare è che quando si sente parlare di Passio si pensa subito a quell’iconografia tradizionale, sia nell’arte sia nella devozione popolare, che è la Via Crucis, ma la Passio di Bonfanti non è una Via Crucis ma è una serie di scene dove si mostra non tanto Gesù ma l’uomo che soffre che è il vero tema portante di quest’impresa». «Si assiste dunque – ha proseguito monsignor Carrara – a una “geniale inversione” dove Maurizio Bonfanti mette in scena le sofferenze dell’uomo alludendo alle sofferenze dell’uomo del Gòlgota, partendo dai titoli delle opere stesse quali “Ultima Cena”, “Getsemani”, “Processo”, “Giuda”, “Abbraccio della croce”, “Crocifissione”, “Deposizione”, “Resurrezione” e citando un dolore che diventa il nostro».  

GETSEMANI 2023, tecnica mista su carta intelata, 230 x 110 cm

«Le opere mantengono questo filo rosso, ovvero l’idea dell’uomo drammaticamente solo, che lo porta alla morte e ho cercato di spostare le inquadrature, di vedere punti diversi, di trovare segni e costruire quest’artificio; poi, c’è questa figura dell’uomo del Nazareno che coinvolge tutti, cristiani e non, e rimanda alle sue miserie, sofferenze e passio», ha sottolineato l’artista Bonfanti.

Infatti, monsignor Carrara ha segnalato che: «Le immagini di queste otto opere monumentali sono di una drammatica solitudine: la folla non c’è e se c’è è sullo sfondo e mi pare interessante l’assenza della stessa in quanto essa ha accusato colui che non è colpevole nei vangeli; dopo duemila anni ci siamo accorti che l’innoncente non è colpevole e quindi il pittore moderno non sente di mettere in scena la folla semplicemente perché la ragione invocata dalla folla, invocarsi contro il capro espiatorio, non ha senso; l’occultamento del volto degli uomini sofferenti che sono di spalle, coperti come nella “Deposizione” oppure bendati; lo svuotamento dei personaggi ne “Ultima Cena” di Maurizio Bonfanti dove Gesù è quasi diventato un cameriere che sta imbandendo la tavola come una straordinaria scia luminosa e che va chissà dove».

DEPOSIZIONE 2023, tecnica mista su carta intelata, 140 x 230 cm

Un altro quadro, monumentale, che monsignor Carrara ha citato è «Resurrezione/Sepolcro» e a cui ha aggiunto: «C’è questo sguardo al mistero della Pasqua verso il cielo dall’interno del sepolcro ed è genialmente evangelico perché i vangeli parlano o dell’incontro con il Risorto fuori dal sepolcro o parlano del sepolcro che è vuoto e qui entra un altro tema che anche nei più cupi e drammatici quadri c’è sempre qualcosa di luminoso che va oltre». 

Non vi è alcun dubbio circa la piena contemporaneità di questa «Passio» così vicina a noi. «Maurizio Bonfanti – ha concluso mons. Carrara – ci mette di fronte alle interminabili Passio dell’uomo. E così ci diventa possibile passare dalle nostre Passio alla sua Passio e vivere queste Passio pensando a quella. Per lo stesso motivo sentiamo di dover dire che la “Passio” di Maurizio Bonfanti è “contemporanea”. Ci appartiene perché scarnifica con le sue immagini le sofferenze degli uomini d’oggi. E, a molti di noi, aiuta a non dimenticare la carne scarnificata dell’uomo del Gòlgota: lui così simile a noi e noi così simili a lui».

La numerosa partecipazione alla presentazione della mostra «Passio. Opere di Maurizio Bonfanti»

L’esposizione «Passio. Opere di Maurizio Bonfanti» rimarrà aperta al pubblico fino al 3 maggio 2024, con accesso libero e gratuito (dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00). A tutti i visitatori verrà consegnato, come sempre gratuitamente, il catalogo edito dalla Fondazione Credito Bergamasco con testi di Maurizio Bonfanti, monsignor Alberto Carrara, Angelo Piazzoli e don Tarcisio Tironi. La mostra proseguirà a maggio a Romano di Lombardia e a Grumello del Monte.

Info:

Per approfondire le informazioni sul progetto e consultare il calendario delle iniziative: www.colloquies.it,  colloquies@curia.bergamo.it

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