Sulla via della Croce: “La speranza non è mai a buon mercato. Ma non bisogna perderla”

Sergio Di Benedetto, insegnante e ricercatore, propone un breve percorso per pregare e meditare sulla Passione, partendo dai tanti dubbi e dalla fatica del cristiano oggi, con il suo libro “La fatica del cammino. Un cristiano sulla via della croce” (Paoline Editoriale Libri 2024, pp. 40, 3,00 euro.

È un piccolo libro adatto sia per uso personale sia comunitario, nel quale il cammino è suddiviso in sette tappe, ognuna delle quali contiene un brano biblico, una meditazione, una preghiera. Il tutto accompagnato da un apparato di immagini fortemente evocative.

Di questa necessaria “fatica del cammino”, percorso di preghiera e di meditazione, quanto mai importante da compiere in questi giorni, che ci portano a Pasqua, dialoghiamo con Sergio Di Benedetto, che ha scritto drammaturgie a tema sacro e civile, poesie, racconti, articoli e saggi su riviste e quotidiani italiani ed esteri, cercando di costruire un ponte tra mondo contemporaneo e fede cristiana, a partire dalla cultura e dall’educazione.

  • C’è posto per tutti lungo la via che sale al Calvario? 

«È una via universale secondo quanto ci dice la Parola, e riguarda tutti, uomini, donne, peccatori».

  • “La Croce non è un’esperienza facile né leggera. Deve entrare nella vita, deve entrare nella carne. Ed è dura”. È un’esperienza che capita a molti? 

«Purtroppo capita a molti e anche questa diventa un’esperienza universale, non fosse altro che per l’esperienza della morte. Poi c’è tutto il tema del dolore, della sofferenza, della malattia, per cui finché si è in questa vita la Croce è inevitabile».

  • Perché l’ingiustizia e il dolore del mondo sembrano scardinare le nostre preghiere? 

«Credo che dobbiamo farci interrogare dalla nostra fede in un Dio misericordioso e Padre e al tempo stesso fare i conti con il Male e le ingiustizie. Quindi a chi ci rivolgiamo nelle nostre preghiere? Questo cambia molto il nostro sguardo su Dio».  

  • “Non vedo pulsare la vita vera delle donne negli spazi ecclesiali”. Desidera chiarire la Sua riflessione?

«Mi pare che ancora oggi il ruolo delle donne all’interno dello spazio ecclesiale sia relegato in un secondo piano. Laddove si prendono decisioni, o ci sono strade nuove da intraprendere, le donne restano sempre in secondo piano. Questo è un forte limite che ha lo spazio ecclesiale». 

  • “Devo permettere alla Croce di scuotere la mia fede”. Che significa essere cristiani e avere fede oggi? 

«Credo che proprio la Quaresima, la via della Croce e la Pasqua ci dicano che bisogna sempre coltivare la speranza anche quando la cronaca, come sta avvenendo ora, sembra negarla. Ma la fede in un Dio misericordioso e Padre mi dicono che bisogna sempre avere speranza, che non è a buon mercato. La Storia è nelle mani di Dio e il Male non ha l’ultima parola pur con le immagini di violenza e di dolore, che osserviamo quotidianamente. La Croce non è l’ultima Parola, è la penultima, l’ultima è la Pasqua. Noi cristiani a volte dimentichiamo il mistero della Luce, della Vita e della Resurrezione, forse è un limite che noi abbiamo».

  • Scrive che la Chiesa cattolica è “divisa e lacerata da gruppi e gruppetti, calunnie e veleni”, un “Papa osteggiato, criticato e offeso”. Per quale motivo “noi cristiani siamo diventati uno spettacolo penoso”? 

«Perché abbiamo sostituito l’ideologia al Vangelo. Abbiamo fatto prevalere l’ideologia sulla Parola di Dio quindi temo che le nostre idee diventate ideologia sovrastano il messaggio del Vangelo. Ciò che non corrisponde alla nostra ideologia non solo lo rifiutiamo, ma lo combattiamo in nome di una verità che crediamo sia la nostra eredità». 

  • Come ritornare buoni cristiani? 

«Non c’è altra via che la Parola di Dio. Coltivare e farci mettere in discussione ogni giorno dalla Parola».

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