“Giornata mondiale dei bambini”. Massimiliano Signifredi: “Un segno di speranza per tutti”

C’è grande attesa per la prima Giornata Mondiale dei Bambini (Gmb), voluta da Papa Francesco, che si svolgerà a Roma il 25 e 26 maggio prossimi. Coordinatore dell’evento è Padre Enzo Fortunato mentre la Comunità di Sant’Egidio, insieme con la cooperativa Auxilium, contribuisce a organizzare la giornata insieme al Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione.

Per prendere parte alla Gmb ci si può iscrivere sul portale www.worldchildrenday.org

Massimiliano Signifredi, Responsabile della Comunicazione della Comunità di Sant’Egidio per la Gmb, da noi intervistato, illustra l’evento, chiarendo a che punto siamo dell’organizzazione.

  • La prima Giornata Mondiale dei Bambini si svolgerà tra due luoghi simbolo della città di Roma: Piazza San Pietro e lo Stadio Olimpico. Quale sarà il programma del 25 e del 26 maggio?

«La prima giornata mondiale dei bambini sarà un evento all’aria aperta, come è giusto che sia, per dar modo ai piccoli di esprimersi, in un luogo che rappresenta per la città di Roma un polo di attrazione. Lo Stadio Olimpico ospiterà nel pomeriggio un momento di festa e di spettacolo con testimonianze, alla presenza di Papa Francesco. Domenica 26 maggio l’appuntamento è a Piazza San Pietro, dove alle 10.30 Papa Francesco presiederà la Santa Messa». 

  • Allo Stadio Olimpico saranno presenti ospiti di fama nazionale e internazionale presentati da Carlo Conti. Ci può anticipare qualche nome? 

«Lino Banfi e Gianni Morandi, tanto per cominciare. Due personaggi famosi, forse più per i nonni e i genitori dei piccoli partecipanti, che però rappresentano delle figure positive di uomini di spettacolo. Personalità “pulite”, che hanno un rapporto sano con il mondo dei bambini, perché entrambi fanno capire che lo spettacolo non ha bisogno di competitività. Carlo Conti è il presentatore perfetto, affezionato a eventi come questo, spesso ha condotto iniziative benefiche, perché crede nel valore della solidarietà». 

  • Finora quanti sono i Paesi di provenienza dei bambini? 

«I Paesi di provenienza dei bambini finora sono 60, ma è un numero che salirà certamente. Tra questi Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Eritrea e Siria. Attendiamo la conferma delle delegazioni internazionali, siamo al lavoro con il Ministero degli Affari Esteri, che deve garantire per i bambini e i loro accompagnatori il visto, perché si tratta di Paesi fuori dall’Europa, per esempio i Paesi africani, come il Mozambico e la Costa d’Avorio. Si è scelto di fare delegazioni non particolarmente numerose per dare la possibilità a bambini di diversi Paesi di venire a Roma con degli accompagnatori. La rete delle “Scuole della Pace” della Comunità di Sant’Egidio rappresenta lo strumento in cui bambini di diversi Paesi potranno partecipare.

Ovviamente sono invitati bambini italiani da diverse città ma anche delegazioni da diversi Paesi del mondo, compresi i bambini provenienti dai Paesi in guerra». 

  • Saranno presenti anche bambini provenienti da Ucraina, Russia e Terra Santa?

«Attendiamo una delegazione di bambini ucraini, speriamo anche che ci sia una delegazione di bambini che vengono dalla Terra Santa. Come Comunità di Sant’Egidio noi assicuriamo la partecipazione di alcuni bambini che sono arrivati con i corridoi umanitari da Gaza. Si tratta di bambini che sono rimasti colpiti durante le operazioni di guerra e che sono curati in Italia. Sant’Egidio li accoglie e loro parteciperanno alla Gmb». 

  • “Sarà un evento aperto e non chiuso”, ha sottolineato Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio. Ce ne vuole parlare? 

«Certo, sarà un evento a cui potranno iscriversi bambini anche non cattolici. Papa Francesco è un punto di riferimento umano per tante persone e questo garantisce una forza di attrazione nei confronti di tutti. C’è ancora tempo per iscriversi alla Gmb». 

  • L’obiettivo della Gmb è dare speranza al mondo in un momento così drammatico come quello che stiamo attraversando?

«L’obiettivo è ascoltare i bambini che hanno un’idea molto chiara di quello che è la vita e il futuro. I bambini sono messaggeri di pace, nelle guerre sono le vittime principali, direttamente o indirettamente, come sta accadendo a Gaza. Il loro futuro viene messo in discussione, anzi negato proprio, perché rovinato dai conflitti. Colpiti due volte: dai missili e nel loro futuro. Se un missile colpisce una scuola, quando sarà ricostruita? Pensiamo ai bambini che in Ucraina crescono senza poter frequentare la scuola, perché molti edifici scolastici sono privi di rifugi. Sempre in Ucraina, i bambini che hanno ora 10 anni, hanno fatto per due anni didattica on line, poi, a causa della guerra, le scuole sono state chiuse. Quindi in Ucraina chi ha dieci anni non ha passato un solo giorno della sua vita dentro un’aula scolastica, seduto dietro un banco. È una generazione che cresce senza futuro. Noi in Ucraina come Sant’Egidio, abbiamo una comunità numerosa, composta da cittadini ucraini, diffusa in tutto il Paese, che continua ad aiutare. Rappresentano una luce di speranza, soprattutto per i minori, perché fanno scuola, educazione, cercando di supplire a una carenza enorme da parte dello Stato, che ovviamente non ha le risorse sufficienti per garantire la frequenza scolastica». 

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