Il Cre presentato ai coordinatori: siate segno della presenza di Dio

Il Cre 2024 sarà un ViaVai di persone, storie, vite e passi. Ad accompagnare gli oratori bergamaschi e non solo durante la prossima estate sarà il tema del cammino: un cammino fisico, il cui primo passo diocesano è stato fatto domenica scorsa al Seminario Vescovile di Bergamo. Circa seicento giovani accompagnati dai loro sacerdoti hanno partecipato alla presentazione Cre per don e coordinatori in un nuovo format che ha visto il pomeriggio comporsi grazie a tanti e preziosi tasselli. Dall’accoglienza alla fiera del Cre, dagli workshop alla preghiera di mandato, ogni momento è stato pensato per incontrare e formare coloro che si prenderanno cura dei più piccoli, ma anche degli adolescenti durante il Cre.

In estate, si sa, gli oratori vivono un tempo unico e prezioso. “Basta dire la parola “Cre” e gli occhi dei ragazzi si spalancano meravigliati” ha detto don Gabriele Bonzi, direttore UPEE, in apertura al suo intervento. “Ed è proprio per questo -ha proseguito- che occorre preparare con cura ogni dettaglio” traducendo ciò in una serie di attenzioni che tiene conto di ogni aspetto sottolineato anche dalla struttura del pomeriggio trascorso insieme. Nella prima fase di accoglienza, grazie alla fiera del Cre, don e coordinatori hanno potuto incontrare espositori con proposte di vario genere pensate per gli oratori. Dalla compagnia di burattini ai laboratori sportivi e proseguendo con gli stand dedicati ad attività inerenti al tema e dalle diverse espressioni, i responsabili dei Cre hanno avuto l’occasione di conoscere diverse proposte iniziando ad immaginare un’estate a 360 gradi per i loro ragazzi.

La stessa visione, di carattere olistico, è ciò che il vescovo Francesco ha sottolineato ai giovani e sacerdoti presenti. Le parole di monsignor Beschi hanno dato il via al momento più formativo della presentazione con l’augurio di vivere un’avventura coinvolgente.

Il Cre ha una caratteristica fondamentale: l’originalità. È un’esperienza originale perché attraverso di essa ci si prende cura di bambini e ragazzi nella loro completezza. Tutti i loro sensi, le loro particolarità, tutta la loro persona è accolta in un’avventura coinvolgente che fa percepire non solo un modo di vivere l’estate, ma di vivere la vita. Durante il Cre ci si dona con gratuità e si respira fiducia. In un mondo in cui timore e sfiducia ci frenano, noi vogliamo rappresentare la fiducia e anche la gioia espressa nel Vangelo”. Concludendo il Vescovo, pellegrino nelle parrocchie della Diocesi, ha salutato i giovani augurando di essere a loro volta dei pellegrini. “La meta del cammino di un pellegrino non è un luogo, ma un incontro: incontrate Dio nei vostri ragazzi e accompagnate anche loro in questo incontro”.

Dopo i primi spoiler su YouTube in preparazione alla presentazione per don e coordinatori, il tema del cammino è stato approfondito in presenza con la possibilità di conoscere da vicino il progetto Cre-Grest. In vista del Giubileo del 2025, il cui tema sarà “Pellegrini di speranza”, la tematica del cammino si inserisce in una prospettiva più ampia che porta a guardare al Cre come una tappa, un punto di partenza di nuovi sentieri in cui coinvolgere coloro che si incontreranno lungo l’estate. “Questo è un tempo unico e prezioso in cui abbiamo la possibilità di incontrare tanti bambini, preadolescenti e adolescenti quindi cogliamo l’attimo – ha sottolineato don Gabriele- Carpe diem con cura”.

Un cogliere l’attimo che porta frutto nella misura in cui si prende consapevolezza di come il Cre sia “un’esperienza di Chiesa, comunità, responsabilità, relazione e carità” come ha detto Federica Crotti, vicedirettrice UPEE, nel rispondere alla domanda “Perché il Cre?”.

In questa grande macchina che ogni anno viene messa in moto, la prospettiva ampia permette di risignificare le fatiche, gli sforzi e il tempo speso per prendersi cura dei più piccoli e per realizzare una proposta di valore sotto ogni aspetto. Ad accompagnare don e coordinatori nella riflessione su questa consapevolezza sono stati gli otto relatori presenti agli workshop. Dislocati nelle diverse aule del Seminario, i laboratori hanno trattato diversi argomenti a cui ogni coordinatore ha scelto di partecipare in base alle proprie sensibilità e alle esigenze del territorio.

Il tema del cammino, affidato a don Leonardo Zenoni (assistente Scout), è stato approfondito rileggendo il profondo significato cristiano della tematica. Dal punto di vista educativo, invece, l’attenzione è ricaduta su due fasce d’età: gli adolescenti, con un laboratorio tenuto da Elena Moioli (formatrice UPEE), e i giovani nel ruolo di coordinatori, a cui è stato dedicato uno spazio con “L’abc del coordinatore” seguito dalla pedagogista Dalila Raccagni.

A mettere al centro l’importanza della preghiera al Cre è stato il workshop di don Gabriele Bonzi, mentre il laboratorio condotto da Herbert Bussini (compositore delle musiche Cre-Grest da più di 20 anni) ha puntato i riflettori sull’animazione e su come utilizzare la musica in questi momenti di gruppo. Tra gli workshop presenti è stata data la possibilità di approfondire delle attenzioni in grado di allargare ancora di più lo sguardo: la multiculturalità (con Elena Sarzilla e Giorgia Lazzaroni, formatrici Fileo), l’inclusione (con Cristiana Borlotti, direttrice dell’Ufficio Pastorale per le Persone con Disabilità e Maria Luisa Galli, referente Area Minori della Fondazione Angelo Custode) e la tutela minori (con don Francesco Airoldi, direttore Servizio Tutela Minori).

A chiudere il pomeriggio di presentazione, è stato il mandato ai coordinatori nel momento di preghiera finale. Affidando a Dio il servizio prezioso dei giovani, don Michelangelo Finazzi (vicario episcopale per i laici e per la pastorale della diocesi di Bergamo) ha riflettuto con loro sul senso e sulla chiamata ricevuta. “Chi vi ha chiesto di essere coordinatori? In molti avrete incontrato il vostro don che vi ha chiesto una mano per realizzare il prossimo Cre, ma questa persona, in realtà, è il tramite di una chiamata più grande. È Dio che ci chiama ad essere coordinatori, è Gesù che ci manda lì dove siamo”.

“Dobbiamo riconoscere che non siamo i primi ad essere inviati perché ci sono sempre dei fratelli da cui prendere esempio e anche dei fratelli di cui prenderci cura: non siamo soli nell’essere chiamati e nel nostro ruolo. È Dio che te lo chiede e vuole avere bisogno di te per raggiungere i più piccoli. Voi, cari coordinatori, siete segno della presenza di Dio che si prende cura dei suoi figli”. Con questo mandato, tutti i coordinatori si sono messi in cammino con una meta precisa: incontrare Colui che indica il sentiero della vita nel grande e gioioso Viavai del Cre.

 

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