Don Antonio Riccardi, saggista ed educatore. La sua storia in un libro

Fu un prete pastore della sua gente, saggista ed educatore. Lo storico don Roberto Amadei, futuro vescovo di Bergamo, lo definì “una delle menti più incisive della sua epoca”. Fu autore di una lunga serie di pubblicazioni in ambito teologico, pastorale ed educativo.

I suoi studi sull’educazione della gioventù ispirarono tanti educatori, fra cui San Giovanni Bosco. Così è stato don Antonio Riccardi. Sabato 6 aprile, nella chiesa parrocchiale della Madonna del Bosco in città, scelta proprio per i suoi libri sui santuari mariani, durante un incontro è stato presentato il libro «Don Antonio Riccardi e il suo tempo (1778-1844)», curato dallo storico Mario Fiorendi e pubblicato da Ardes (Associazione per le ricerche e le divulgazioni etnografiche e storiche)-

«Questo libro — ha esordito Martino Bigoni, presidente di Ardes — vuole onorare don Riccardi per il suo zelo sacerdotale, la cui fama è giunta fino ai giorni nostri».

«Qui vicino sorge l’ex monastero dei Vallombrosani — ha aggiunto monsignor Giulio Dellavite, parroco della Madonna del Bosco e delegato vescovile — che alla Regola benedettina “Prega e lavora” aggiunsero “Studia”. Don Riccardi ha pregato, studiato e ha lavorato per la sua gente, curando anche la gioventù».

«Don Riccardi — ha rilevato l’architetto Guido Fornoni, presidente emerito di Ardes — fu uno scrittore vasto e fecondo sempre in chiave apostolica, e fu sempre sicuro che la religione fosse la base sicura per costruire una buona educazione».

È seguito l’intervento dell’autore Mario Fiorendi, che ha fatto un ampio excursus sulle epoche in cui don Riccardi visse: seconda metà del 1700, periodo napoleonico, restaurazione.

«Sono tre epoche che spesso, per la società e la Chiesa, sono definite in modo schematico: o tutto nero, o tutto positivo. In realtà, in esse convivono luci e ombre, positivo e negativo. Don Riccardi fu sempre convinto, anche in epoca napoleonica, che la religione fosse la base dell’educazione, coniugata nella catechesi per ogni categoria, nelle congregazioni per la gioventù e nelle missioni popolari agli adulti. E anche nel periodo rivoluzionario che sconvolse mondo e Chiesa, la Chiesa aveva molto da dire e da dare. Nei suoi studi sull’educazione della gioventù, don Riccardi già al suo tempo parlava di dare spazio ai viaggi per la formazione e a inserire l’italiano accanto al latino nelle scuole».

Infine l’intervento del vicario generale monsignor Davide Pelucchi, che ha preso spunto dal monumento in onore di don Riccardi posto in una piazzetta nel paese nativo di Ardesio. «Il Comune scelse il termine “benefattore” accanto al nome. Fu una scelta per me appropriata per almeno due motivi». Il primo perché «don Riccardi ha insegnato che la vita non è un bene privato, ma è dono per gli altri in diversi modi». Il secondo motivo perché «la vita di ogni uomo è sostenuta dalla speranza, cioè la vita vale se è donata. Don Riccardi affermava che la religione è la stessa educazione e che bisognava sempre educare i giovani alla speranza, perché la verità di Dio è la verità dell’uomo».

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