La chiusura del Monastero di Matris Domini. Suor Chiara: “Testimoniare la bellezza della vocazione è una continua sfida”

Monastero Matris Domini Bergamo

Buongiorno suor Chiara
ho letto con dispiacere che il monastero di Matris Domini a Bergamo chiuderà, è un pezzo importante della città che se ne va. Credo che questo costituisca un segno forte per tutti, dato che è un monastero molto conosciuto da chi abita in città e allo stesso tempo un invito a pregare per nuove vocazioni. Che cosa ne pensate? Ci sono ancora vocazioni oggi per gli ordini religiosi di clausura? Come farne capire l’importanza nel mondo di oggi? Un caro saluto
Marta

Cara Marta grande è il dispiacere per la chiusura del monastero delle domenicane di Matris Domini: è una notizia che ha lasciato anche in noi un po’ di tristezza per l’affetto e la stima che ci legano a queste sorelle.

La loro presenza è sempre stata un punto di riferimento spirituale per tanti uomini e donne della nostra città – e non solo – che cercavano un’oasi di spiritualità: un luogo in cui sostare per giornate di preghiera e ritiri e un cuore a cui poter consegnare gioie e sofferenze; uno spazio culturale, annesso al monastero. Un piccolo museo inaugurato nel 2000, dove sono conservati affreschi medievali tra i più antichi della Lombardia, e splendidi tondi di vetri policromi che ornavano la chiesa prima del rifacimento barocco. 

Una comunità di sorelle che si è sempre interrogata su come rendere attuale il carisma del padre san Domenico, in un tempo di grandi cambiamenti, per rimanere fedeli allo Spirito, in una continua ricerca di forme che lo incarnino nell’oggi della nostra storia.

La diminuzione numerica e l’assenza di giovani vocazioni hanno portato a questa dolorosa decisione: si uniranno alle loro sorelle del monastero di Pratovecchio, in provincia di Arezzo. 

Il calo vocazionale coinvolge ormai anche gli ordini monastici, non solo gli istituti di vita attiva, e spinge a trovare nuove forme di rivitalizzazione perché non venga meno la qualità e la fecondità della vita. La loro scelta, pur sofferta, è coraggiosa, degna di stima e apprezzamento per la capacità di lasciare “la loro casa”, la città, la chiesa locale e la rete di relazioni costruita in tanti anni della loro presenza. 

Viviamo in un tempo di grandi trasformazioni culturali sociali e religiose dove la domanda di fede sembra assente, o forse si manifesta in forme nuove. Intercettare i giovani è molto difficile soprattutto per noi che non viviamo forme di apostolato e non siamo direttamente a contatto con loro, ma abbiamo sempre bisogno di mediazioni, sacerdoti, laici, che presentino anche la nostra vocazione. Le iniziative che proponiamo, se non sono sostenute da animatori o figure esterne, non possono avere molto seguito. 

La sfida, per noi, è quella di testimoniare la bellezza e l’attualità della nostra vocazione, della nostra vita conquistata dall’amore del Signore, della ricchezza e profondità di una Liturgia che vuole rivelare il volto di Dio, di vivere relazioni di accoglienza, ascolto e condivisione con quanti ci accostano e desiderano ascoltare una Parola vera che solo il Signore può donare. 

Siamo semplici e poveri strumenti nelle mani del Signore, desiderose di camminare con quanti ricercano il volto suo e pervenire alla conoscenza del suo amore. Solo un incontro autentico con il Signore può far germogliare semi di vocazione, solo l’amore può spingere una giovane o un giovane a lasciare tutto per Lui. Lasciarsi incontrare da Lui e fargli spazio è la sfida che può dare forma a una chiamata. 

Tutta la Chiesa deve continuamente pregare il Signore perché i giovani possano ascoltare la chiamata di Dio, scoprire il desiderio di felicità insito nel loro cuore, comprendere che la vita si vive in pienezza quando si realizza la propria vocazione e si diviene così strumento di amore, di accoglienza, di bellezza e di pace tra i fratelli. 

Il mondo ha bisogno dell’amore che i giovani possono diffondere attraverso il dono della propria esistenza totalmente offerta e consegnata al Padre.

Preghiamo, allora, insieme il padrone della messe, perché continui a mandare operai nella sua messe. 

  1. Sì, sono al corrente di questa decisione, io credo e sono convinta che anche da queste risoluzioni il Signore trarrà dei benefici, nulla è abbandonato al caso

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