Pellegrinaggio pastorale: da Gorle ad Albano Sant’Alessandro, nove parrocchie ai confini della città

Lasciata la Valle Brembana, dopo una breve sosta per le celebrazioni pasquali, il vescovo Francesco riprende il suo pellegrinaggio pastorale dalle colline di Scanzo dove, dal 3 al 24 aprile, visiterà la Fraternità Presbiterale 1 della CET 10.
La Fraternità è costituita da nove parrocchie, distribuite su cinque comuni: Albano sant’Alessandro, Gavarno Vescovado, Gorle, Pedrengo, Rosciate, San Giovanni nei Boschi in Tribulina, San Pantaleone in Negrone, Scanzo e Torre de’ Roveri, per un totale di più di 32.500 abitanti.
Da uno sguardo veloce alla cartina geografica si nota immediatamente che il comune territorialmente più esteso è quello di Scanzorosciate. Qui, ma anche nei comuni limitrofi, come quello di Pedrengo, negli ultimi anni numerose giovani coppie hanno trovato casa nei quartieri di nuova costruzione, e si sono inserite dentro la vita delle comunità. Il nucleo tradizionale di questi paesi si è così allargato ad accogliere nuove famiglie, che ne hanno arricchito il tessuto sociale.
Le parrocchie più popolose, come in generale nel resto della Diocesi, vivono ancora di una certa e naturale autosufficienza, così come le realtà più piccole non sempre sentono l’esigenza di lavorare insieme, anche se la via della collaborazione è ormai tracciata e, per dirla con un’espressione cara a papa Giovanni XXIII, costituisce un vero segno dei nostri tempi.

È il caso delle parrocchie del comune di Scanzorosciate che, da qualche anno, hanno avviato il cammino dell’Unità Pastorale. Se i primi passi sono stati mossi con convinzione, ma anche con la fatica di iniziare un processo, molto resta ancora da fare.

L’esperienza più significativa in questa prospettiva è quella degli Oratori di Scanzorosciate Insieme (ORSI) che, a partire dalla pastorale giovanile, raccoglie un gruppo di una cinquantina di educatori, che progettano e animano insieme varie attività, come il cammino di accompagnamento degli adolescenti, il CRE, la festa di tutti gli oratori, ma anche il viaggio caritativo dei giovani, che, dopo la Terra Santa, li porterà nella prossima estate in Serbia.

Anche nei paesi vicini la pastorale degli oratori conserva una particolare vitalità, non solo nell’accompagnamento dei passaggi dell’età evolutiva dei più piccoli e delle loro famiglie, che spesso diventano protagoniste del percorso di catechesi dei propri figli, ma anche degli adolescenti e dei giovani.

Il diminuire progressivo dei curati pone con forza il tema della regia pastorale ed educativa degli oratori, affidata alle équipe educative, che progressivamente prendono forma anche in questo territorio.

Ma la questione si amplia immediatamente a considerare l’urgenza di un vero e nuovo protagonismo dei laici, che richiede di investire nella loro formazione. Anche in quest’ottica, il Vescovo incontrerà, nel suo farsi pellegrino, tutti i Consigli Pastorali Parrocchiali, incoraggiando il lavoro di questi organismi di partecipazione, fondamentali per la vita delle comunità e segno della corresponsabilità laicale.
In diversi dei paesi che costituiscono questa Fraternità è presente un nucleo tradizionale che vive la fede con grande passione e coinvolgimento, ma è innegabile che la pandemia abbia prodotto, anche in questa zona, una certa disaffezione alla pratica religiosa e, di conseguenza, un calo generalizzato nella partecipazione alla vita sacramentale.

La presenza del Vescovo sarà quindi occasione per condividere la preghiera, a partire dalla recita del S. Rosario e dalla celebrazione dell’Eucaristia in tutte le parrocchie, ma anche per interrogarsi sul senso della preghiera dentro la vita di fede delle comunità.

Non mancherà la preghiera per le vocazioni con la veglia diocesana di preghiera, che il Vescovo presiederà il 9 aprile, alle ore 20.45, nella chiesa di Pedrengo, comunità dalla quale provengono due dei tre diaconi che, a fine maggio, saranno ordinati sacerdoti per la Chiesa di Bergamo.

Affinché le parrocchie non si riducano a centri di erogazioni di servizi religiosi occorre custodire, attraverso le proposte pastorali, un autentico senso di comunità. Chi si occupa di pastorale non può fermarsi all’ormai diffuso clima di indifferenza, ma deve cercare nuove forme di annuncio della bellezza e della pertinenza della fede nella vita di ciascuno.

È questo il fondamento profondo della riforma delle CET, che vuole mostrare il volto di una Chiesa che si interroga e che, mettendosi in cammino, apre occasioni di incontro e di dialogo, là dove la vita accade. Non mancheranno quindi, anche in questo tratto del pellegrinaggio pastorale, l’incontro con il mondo della scuola, ma anche con coloro che si prendono cura delle diverse povertà attraverso i centri di ascolto Caritas, l’Unitalsi e i gruppi di animazione missionaria.

I numerosi insediamenti industriali, soprattutto nella fascia che dalla collina si apre verso la pianura, pongono inoltre la questione del dialogo con il mondo del lavoro e con gli imprenditori che, data la vicinanza delle vie di comunicazione, hanno deciso di fare impresa in questo territorio. Senza dimenticare altri temi decisivi come quello dell’immigrazione, che segna particolarmente questa CET.

Fra le prime tappe del pellegrinaggio c’è stata la Chiesa della Resurrezione della comunità Aeper di Torre de’ Roveri, dove si conserva il ciclo pittorico del racconto di Emmaus dell’artista francese Jean-Marie Pirot, conosciuto con lo pseudonimo Arcabas.

Davanti alle immagini dei discepoli, che proprio camminando insieme hanno riconosciuto il Risorto, e che guidano l’anno pastorale diocesano, il Vescovo ha vissuto il ritiro con i diciassette sacerdoti di questa Fraternità, condividendo un po’ di tempo con loro, ascoltandoli e incoraggiandoli a custodire uno sguardo di speranza, dentro le sfide del cambiamento d’epoca che tocca la vita di tutta la Chiesa e quindi anche quella del prete, chiamato a servire le proprie comunità.

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