Orsi Scanzorosciate: giovani educatori accompagnano il cammino degli adolescenti

“Ogni persona che incontriamo rappresenta un appello per noi, ci chiama a compiere un percorso. Vocazione significa riconoscere che non ci troviamo al mondo per caso e che la nostra vita trova la sua risposta in un incontro”. Il vescovo Francesco Beschi ha trascorso una serata con i giovani educatori degli Orsi (Oratori Scanzorosciate insieme) nel corso del suo pellegrinaggio pastorale nella Comunità ecclesiale territoriale (Cet) 10 di Scanzo-Seriate. Li ha ascoltati, insieme con don Severo Fornoni, parroco e moderatore dell’unità pastorale, e con il curato don Alessandro Previtali, e li ha accompagnati a rileggere il senso della loro azione educativa accanto agli adolescenti.

“L’azione degli Orsi – ha detto don Alessandro – esprime un vangelo concreto, praticato, con tante attenzioni alla fede, al prossimo, alle questioni che interessano i giovani di oggi, e una grande cura nei confronti dei più piccoli. Quando sono arrivato qui mi sono stupito di trovare così tanti ragazzi che si mettono in gioco per seguirne altri di pochi anni più giovani di loro, con grande passione”.

Gli oratori delle cinque parrocchie di Scanzorosciate si sono riuniti negli Orsi 18 anni fa: “In futuro – ha aggiunto don Alessandro – vorremmo costituire un gruppo composto da educatori, catechisti e adulti di tutti gli oratori per redigere insieme un nuovo progetto educativo”. Questo processo dovrebbe andare di pari passo con la ristrutturazione e rimodulazione degli spazi dell’oratorio. 

Sono numerose le attività degli Orsi: fra le più impegnative c’è il Cre estivo, che occupa gli animatori da marzo a luglio e i bambini tra giugno e luglio. Poi le “feste medie”, organizzate una volta al mese da animatori adolescenti. E ancora laboratori creativi e tornei sportivi lungo tutto l’anno. A settembre si svolge la “Festa Orsi”: “Tre giorni di lavoro intensissimo – ha osservato don Alessandro -, svolto interamente dai giovani, in cui mettono alla prova la loro capacità di collaborazione e riescono a trasmettere alla comunità lo spirito e la bellezza della vita dell’oratorio”.

Durante l’estate, una volta finito il Cre, si svolgono i campi estivi rivolti ai ragazzi delle diverse fasce d’età e i viaggi dei giovani: “Sono occasioni importanti – hanno sottolineato gli educatori – e molto attese, che ci aiutano anche a rafforzare i legami tra di noi e a fare squadra”.

I giovani hanno presentato al vescovo le attività di cui sono protagonisti: “Ci dividiamo in classi e seguiamo ragazzi di cinque anni più giovani: i diciottenni accompagnano gli adolescenti di prima superiore, i più grandi, di 23 anni, lavorano con i ragazzi di quarta, il momento in cui si compie anche la scelta di diventare educatori e si inizia la preparazione”.

Ci sono una decina di educatori per ogni “classe”: “Le prime classi, prima e seconda superiore, sono più numerose, arrivano anche a una trentina di partecipanti. Negli anni poi si riducono”. Si innesca un circolo di energie positive, in cui l’entusiasmo e l’impegno si trasmettono dai grandi ai piccoli.

“Impegnarsi per gli altri – ha sottolineato il vescovo – è già un segno d’amore. Importantissimo, in una società in cui il pericolo della solitudine non riguarda solo gli anziani ma sempre di più anche gli adolescenti. C’è il rischio di sentirsi smarriti, di perdere il senso di appartenenza, i punti di riferimento”. 

Monsignor Beschi ha insistito sull’importanza di comprendere e realizzare la vocazione: “Questa parola viene spesso associata a situazioni particolari, come preti, suore, missionari, ma io sono convinto che abbia un significato più ampio, e che nessuno sia al mondo per caso. Quello che voi state facendo insieme per gli adolescenti, condividendo l’impegno e la passione della cura, è già un modo per realizzare una vocazione”.

I giovani hanno chiesto al vescovo qualche indicazione per portare avanti la loro visione d’oratorio, condividendola con lui. I loro interventi hanno messo in evidenza un grande senso di comunità e di aiuto reciproco: “Con i ragazzi di quarta – ha spiegato Alice, all’ultimo anno da educatrice – concluderemo l’esperienza con una convivenza in Città Alta in un istituto religioso: un’esperienza intensa di condivisione e di formazione”. Non è facile per i nuovi educatori iniziare il loro percorso: “I più esperti continuano a dare loro una mano, perché ci sono già passati e conoscono le difficoltà”.

Monsignor Beschi ha incoraggiato gli Orsi a portare avanti la loro opera, così preziosa, pensando sempre all’oratorio come a una “grande idea”: “È un luogo – ha concluso – che si prende cura delle persone a 360 gradi, lo fa gratuitamente, senza un fine esterno. Non è un’opera privata e individuale, ma nasce e cresce in una comunità, alimentandone i legami”. 

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