Torre de’ Roveri: “Non rassegniamoci all’indifferenza e all’ostilità”

C’è un’atmosfera di famiglia nella parrocchia di Torre de’ Roveri, immersa nella tranquillità delle colline coltivate a vigneti. Il paese oggi ha circa 2600 abitanti, 800 in più di 25 anni fa, con un aumento di circa il 30 per cento. Anche per questo risuona opportuno l’invito del vescovo Francesco Beschi a “coltivare la fraternità”, rivolto ai fedeli nel corso degli incontri di questi giorni nell’ambito del suo pellegrinaggio pastorale nella Fraternità 1 della Comunità ecclesiale territoriale 10 di Scanzo-Seriate.

“È importante – ha affermato – riconoscersi fratelli e sorelle nella parrocchia, uniti dalla fede. Non rassegniamoci al clima diffuso di indifferenza e di ostilità. La fraternità è un’esperienza necessaria, caratterizzata dall’accoglienza e dalla premurosità, che dà sicurezza, e permette anche ai piccoli, ai ragazzi e agli adolescenti di crescere in un clima positivo. Un ambiente che si può instaurare a partire dalla cura delle relazioni”.

L’incontro con le famiglie giovani che arrivano in paese, come ha sottolineato il parroco don Elio Mistri, “inizia con il battesimo, prosegue con l’inserimento nella scuola dell’infanzia parrocchiale, la partecipazione agli incontri dedicati ai genitori e poi alle attività di catechesi. Famiglie e ragazzi vengono accolti con tante iniziative socio-ricreative all’oratorio, dove c’è sempre un bel via-vai”.

Ci sono molti volontari che si dedicano alle attività parrocchiali, definiti dal parroco “un punto di forza della nostra comunità”: oltre un centinaio di persone hanno partecipato all’incontro con il vescovo, al quale era presente anche il sindaco Matteo Lebbolo. 

Don Elio ha menzionato anche le collaborazioni con numerose associazioni che non appartengono direttamente alla parrocchia ma ne condividono i valori e sostengono le attività, come Avis, Aido, Alpini, Artiglieri, Protezione civile e Ads calcio, che utilizza anche il campo dell’oratorio.

Fra le fatiche segnalate dal parroco c’è per esempio quella “di coinvolgere i genitori e di allargare il gruppo dei collaboratori trovando nuovi catechisti”. Per incrementare e rafforzare l’oratorio c’è il progetto, ha sottolineato don Elio, “di fondare un’équipe educativa”. Molto attivo nella comunità anche il gruppo missionario, che, come ha ricordato il parroco “mantiene un collegamento particolare con padre Angelo Gherardi, missionario gesuita originario del paese, che è prossimo ai 90 anni ma prosegue il suo servizio nel Ciad, ma ovviamente non dimentichiamo le missioni diocesane. A queste finalità sono state dedicate le offerte raccolte durante la quaresima, in particolare dai ragazzi della catechesi”.

Il vescovo ha incontrato nei giorni scorsi i bambini e le maestre della scuola dell’infanzia, ha presieduto la preghiera del rosario, con una significativa partecipazione dei parrocchiani, e ieri ha celebrato la Messa.

“La parrocchia è una storia – ha detto il vescovo – , con alti e bassi, non è iniziata ieri e non finirà domani. È inserita nella storia più grande della Chiesa, che nel mondo continua a crescere: i cattolici aumentano di circa 100 milioni all’anno, in continenti diversi dai nostri. Ci sono motivi di speranza che correggono certe narrazioni un po’ pessimistiche”. È anche un popolo e una terra dai precisi confini geografici, in cui le persone si riconoscono, anche se, come ha sottolineato monsignor Beschi, “una volta una persona trascorreva tutta la vita all’interno di questi confini, adesso tutti li attraversano diverse volte al giorno”.

Il cambiamento investe anche la parrocchia: “L’importante è essere attori di questo processo, e non subirlo. Non dobbiamo averne paura, i cristiani nel tempo hanno cambiato il mondo”. Nella nostra diocesi, come ha chiarito il vescovo, si vedono i segni di questa trasformazione: “Ci sono ormai molte parrocchie senza parroco residente, numerose fanno parte di unità pastorali: mutano le condizioni, i modi di essere, ma la storia continua”.

Il vescovo ha approfondito le caratteristiche di “fraternità, ospitalità e prossimità” offerte alle parrocchie come traccia di lavoro nel corso del suo pellegrinaggio pastorale. Queste attitudini alla collaborazione, all’accoglienza delle persone nella loro interezza, e alla “vicinanza premurosa, anche informale” a chi si trova in difficoltà possono essere segni distintivi della comunità cristiana: “caratteristiche necessarie, a partire dai piccoli gesti quotidiani” come ha sottolineato monsignor Beschi: “Siamo in un mondo in cui vince la frammentazione, ognuno fa per sé. In cui sembrano prevalere i conflitti, le prove di forza. Noi possiamo rappresentare un segno di speranza per la società di oggi, a partire dalla nostra fede”. 

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