Papa Francesco con i capi di Stato al G7. Suor Chiara: un evento unico. La tecnologia sia a servizio dell’uomo

Buongiorno suor Chiara,
Ho letto che Papa Francesco è stato invitato a un tavolo di confronto con i capi di Stato al G7 per riflettere sull’intelligenza artificiale. Mi sembra un fatto importante e senza precedenti anche se preferirei che il Papa venisse ascoltato quando chiede pace. Che ne pensa?
Grazie e un caro saluto
Anna

Cara Anna, la partecipazione di papa Francesco al G7 è un evento unico perché, per la prima volta, un papa è stato invitato all’incontro dei capi di stato per offrire il suo intervento nella sessione dedicata all’intelligenza artificiale.

Papa Francesco ha dedicato a questo tema anche il messaggio per la giornata della pace 2024, perché i notevoli progressi compiuti nel campo dell’intelligenza artificiale hanno un impatto sempre più profondo sull’attività umana, sulla vita personale e sociale, sulla politica e l’economia.

Il pontefice invita continuamente a un dialogo aperto sul significato di queste nuove tecnologie dotate di un potenziale dirompente e di effetti ambivalenti. Egli richiama la necessità di vigilare e di operare affinché non attecchisca una logica di violenza e di discriminazione nel produrre e nell’usare tali dispositivi, a spese dei più fragili e degli esclusi: ingiustizie e disuguaglianze alimentano conflitti e antagonismi.

Il Santo Padre sottolinea l’urgenza di orientare la concezione e l’utilizzo delle intelligenze artificiali in modo responsabile affinché siano al servizio dell’umanità e della protezione della nostra casa comune, richiedendo di estendere la riflessione etica al campo dell’educazione e del diritto.

La tutela della dignità della persona e la garanzia di una fraternità effettivamente aperta all’intera famiglia umana sono condizioni indispensabili perché lo sviluppo tecnologico possa contribuire alla promozione della giustizia e della pace nel mondo. Parlare dell’intelligenza artificiale non è altro rispetto alla pace, è un aspetto che la può favorire o ostacolare.

Certamente, in questo tempo, nel quale stiamo vivendo una terza guerra mondiale a pezzi, con il rischio di un ampliamento dei conflitti, Papa Francesco continua a richiamare all’urgenza del dialogo per cercare vie di intesa e giungere a una tregua sia in Ucraina che tra Palestina e Israele.

La sua è una parola autorevole che trova grande consenso anche tra i non credenti o appartenenti ad altre religioni. Inoltre, mai nessuno ha denunciato come lui, il grande commercio delle armi, con i suoi molteplici interessi economici, che sostiene e fomenta le guerre in ogni parte del mondo.

Forse gli interessi economici e politici sono troppi, sono di ostacolo a intraprendere dall’alto vie di riconciliazione. Come disse monsignor Pizzaballa in una recente intervista riguardo al conflitto tra Israele e Palestina: “In questa terra nel passato qualcuno più coraggioso ha tentato la strada politica della pace. Ma sono sempre stati tentativi che procedevano dall’alto verso, il basso: accordi, negoziati, compromessi. Sono tutti miseramente falliti.

Pensate ad Oslo per esempio. E allora ora è il momento di invertire la direzione e avviare un percorso che vada invece dal basso verso l’alto. Ripeto: sarà faticoso ma non vedo altra strada”. Si, forse occorre ripartire dal basso, da un cambio di mentalità che il papa sta continuamente proclamando invitandoci a tornare al Vangelo, alla misericordia e al perdono, a una vita che includa tutti e diventi condivisione e prossimità, dove ci si ritrovi tutti figli dello stesso Padre.

Certo, il suo invito al Vangelo, a una vita capace di “disarmarsi” motiva la pace, ma questo non viene accolto e vissuto perché scardina i sistemi e gli interessi dei potenti. Il suo invito alla fratellanza rischia di essere un sogno per illusi, ma se non ripercorriamo questa strada rischiamo di distruggerci tutti.

Le manifestazioni per la pace sono un segno di una grande sensibilità, ma spesso sfociano in altrettante violenze. Occorre partire dal basso, avere il coraggio di smascherare i nostri piccoli o grandi poteri che generano piccole o grandi violenze fisiche o verbali, per imparare a dialogare, a non vedere la diversità dell’altro come minaccia, ma come dono, a intessere relazioni accoglienti e inclusive. Si, occorre coraggio e tanta fede per vivere così. Proviamoci, incominciamo noi, ora, non rimandiamo a domani, potrebbe essere troppo tardi!

  1. Può mancare il coraggio di fare la “ruffiana”.Ci si può trovare ad un “passo”difficile mette in dubbio la volontà di Dio proprio per la mentalità impressa dalla Chiesa lasciata a sé nelle grinfie del nemico che è in ogni persona, si prende tempo “quello dello Spirito”.Arriva la notizia dell’invito a Papa Francesco al G7 sospiro e pace nel cuore. La Pace è in piena elaborazione. Il Sinodo è progetto di Dio…mmm siamo nella piena fertilità della Parola🙂Ben tornato alla riscossa Spirito Santo per🤗 lo stra-nuovo testamento sostenuto dall’Antico dal Nuovo,sempre vivi nella Parola in Gesù Cristo incarnato!
    🤔Fuori tema ?
    Non mandatelo!
    Grazie Suor Chiara e tutti del notiziario per questa opportunità che trascrivo nel testamento ai miei figli non “credenti?”🔥🙏💫⛪❤️‍🔥

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *