Trescore, “La pace è manifesta”: nelle parole dei ragazzi messaggi forti e gentili

«La pace è manifesta». I ragazzi di Trescore lo gridano forte e chiaro attraverso i cartelloni realizzati grazie all’esperienza di arte partecipata guidata dall’artista Paolo Baraldi all’oratorio San Giovanni Bosco di Trescore Balneario, all’interno delle «Setti- mane della cultura» della diocesi di Bergamo.
Un messaggio che non ha bisogno di interpretazioni, ma che racchiude un profondo messaggio e diversi significati, come spiega Paolo il Baro Baraldi, artista bergamasco visivo e muralista (la sua produzione si concentra sulla dimensione pubblica dell’arte; ha realizzato murales e interventi artistici, dal Sud Africa alla Finlandia, coinvolgendo le comunità in percorsi poco battuti dal sistema dell’arte). 

«Alla luce, o piuttosto all’ombra, degli avvenimenti tragici degli ultimi tempi – racconta Baraldi, che insegna Arte e Immagine nella scuola secondaria –, la proposta di lavorare sul tema della pace insieme a un gruppo di giovani e adolescenti dell’oratorio San Giovanni Bosco di Trescore Balneario l’ho ritenuta un’occasione imperdibile per poter comprendere quanto intimo e radicato sia il sentimento di pace – o di non belligeranza – dei giovani di oggi. Lontano dagli stereotipi che dipingono i ragazzi e le ragazze come scatole vuote insensibili e ciniche, ho avuto per l’ennesima volta la prova che i giovani sono assolutamente all’altezza delle sfide che la complessità e la violenza del mondo contemporaneo gli pone». 

«Ho proposto al gruppo di terza media, seguito da giovani animatori e animatrici straor- dinari, di scrivere dei messaggi che promuovessero la pace – spiega l’artista –, per poi stamparli in grande su carta e infine affiggerli belli colorati e potenti negli spazi pubblicitari sparsi per il paese. Siamo abituati a una comunicazione pubblicitaria che di comunicazione ha ben poco, spesso è menzognera, altrettanto spesso è prepotente e colma di imperativi: “compra questo”, “vota quello”, “fai come quel personaggio famoso”, “non perdere l’offerta speciale” eccetera; questi messaggi di pace rompono tale schema per offrire una colorata alternativa al panorama visivo a cui siamo abituati girando per paesi e città, ci interrogano con quella freschezza che si confà alle giovani generazioni, ci sfidano, ci strappano un sorriso mentre i venti di guerra nel 2024 soffiano ancora sulle nostre teste facendoci dubitare di poter dire o fare nulla a riguardo. L’Arte pubblica è anche questo, anzi in questo progetto trova il suo senso più profondo: condividere idee e connettere le persone e le comunità, sorprendendoci». 

«I nostri manifesti – conclude Baraldi – non pubblicizzano, informano con slogan asciutti e semplici, irrompono con tutta la loro forza nel quotidiano delle persone, fatto di parole e immagini ricorrenti. È in questo contesto che va letta l’opera “La pace è manifesta”, la cui natura affonda le radici in quella storia dell’arte che elegge il manifesto come mezzo di espressione, non soltanto pubblicitaria, ma anche artistica e sociale; dalla forma pubblicitaria per eccellenza, il manifesto, si giunge al suo sovvertimento semantico e funzionale. Si prova ad andare oltre l’intervento urbano tracciando segni e percorsi nelle comunità, ridefinendo confini e possibilità sociali, ponendo degli interrogativi, degli inviti, degli spunti di riflessione e perché no: delle mani tese che chiedono semplicemente di fare la pace». 

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