La crisi e la maggioranza precaria: ora Recovery Plan e vaccini sono la priorità

Aver garantito la continuità dell’azione del governo, evitando una crisi al buio in una fase delicatissima della vita nazionale e internazionale, non è un risultato disprezzabile. Ma fatta questa premessa non si può non rilevare che i problemi del Paese restano gli stessi di prima, mentre l’esecutivo chiamato ad affrontarli deve fare i conti con una maggioranza parlamentare precaria che ne indebolisce l’operatività.
Non esattamente un messaggio rassicurante per gli italiani che già vivono in una condizione di perdurante incertezza a causa della pandemia e delle sue conseguenze sanitarie ed economico-sociali.
La casistica elaborata intorno alla crisi politica italiana ci ha ricordato in questi giorni che nell’Europa occidentale sono cinque i Paesi guidati da esecutivi di minoranza, tra cui Spagna e Portogallo. E che in casa nostra sono ben tredici i precedenti che riguardano governi privi di una maggioranza assoluta predefinita in Parlamento. Il problema, quindi, non è di natura formale, ma sostanziale. I governi di minoranza (sarebbe meglio a dire “a maggioranza relativa”) come pure quelli sostenuti da maggioranze parlamentari di pochi voti, per lavorare in modo proficuo e costante hanno bisogno di avere alle spalle sistemi politici strutturati, con partiti solidi e fortemente radicati nell’elettorato. Esattamente il contrario della situazione italiana, dove l’elettorato ha dimostrato un’estrema volatilità nelle scelte tra una consultazione e l’altra. E dove il partito più rappresentato in Parlamento, il M5S, è attraversato da profondi sommovimenti interni e nei sondaggi risulta su livelli di consenso lontanissimi da quelli dell’inizio della legislatura.

Paradossalmente, il fatto che il principale e il secondo dei partiti d’opposizione siano immobilizzati su posizioni di populismo sovranista, nel breve periodo può avere un effetto stabilizzante. E infatti il premier Conte ha potuto legittimamente far leva sulla discriminante europeista per individuare un’area di potenziali interlocutori del governo in carica. Ma nel lungo periodo questo fattore è destinato a incrementare ulteriormente la zoppìa del sistema.

L’unica strada che adesso si prospetta all’esecutivo è quella di mettere da parte esitazioni e temporeggiamenti e di spingere con forza su tutti i dossier aperti. Solo così potrà costruire in Parlamento in consensi necessari a una navigazione adeguata alle sfide in campo, coinvolgendo anche le parti sociali più di quanto non sia stato fatto finora. Non occorre una particolare perspicacia politica per capire che il Recovery Plan e la campagna vaccinale costituiscono i due fondamentali capitoli su cui si gioca il futuro del Paese. Senza dimenticare che a fine marzo la scadenza del blocco dei licenziamenti rischia di innescare una frana occupazionale incontenibile. Speriamo che a nessuno venga in mente di far saltare il banco in un momento del genere.

  1. Mentre per i vaccini, è necessaria una adeguata ed immediata risolutezza, per il “Recovery plan” chi dovrà gestirlo saranno i governi delle prossime legislature; quindi, sarebbe opportuno che la maggioranza relativa attuale, si dovrebbe allargare all’intero arco costituzionale, mettendo alla “cabina di comando”, le migliori figure politico-sociali, che sappiano gestire in modo lungimirante, cosa,come,dove e per quali fini si debbano investire a debito e sulle spalle delle future generazioni, cifre che al netto di tutto, non saranno poi così grandi, se non vengono attivate progetti di ripresa economica, incentivata da soluzione di sistema Paese che è, a detta di tutti, obsoleto, burocraticamente complesso e che dovrebbero portare quelle riforme senza le quali tutto diventerebbe inutile! Le personalità di grande e ampio raggio di conoscenza ed esperienza, ci sono, ma, non riesco a capire perché non le si debbano responsabilizzare in un compito che deve essere eseguito in unità di intenti e con la massima severità, e onestà, al solo fine del bene comune! Quello che sta succedendo al nostro Paese, è un “esproprio” vero e proprio delle nostre capacità “inventive” che ci sono invidiate da tutto il mondo! perché a noi piace sempre farci del male? e, cosa si propone questo governo da qui a fine legislatura? certamente non si può più “galleggiare”: E’ tempo delle prese di posizioni con azioni conseguenti ed immediate…la pandemia non ce lo permette!!!

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