“Che inquietudine quando penso al futuro”. Suor Chiara: cogliere il bene nel presente

Buongiorno suor Chiara, l’anno è appena iniziato, e dopo i tanti messaggi di auguri inviati e ricevuti mi sono accorta di provare una profonda inquietudine quando penso al futuro. Ci sono troppe notizie che mi turbano, mi sembra che tutto vada male. Non riesco proprio a superare questo senso di paura e pessimismo, dormo male e mi sento irrequieta, non riesco nemmeno più a guardare il telegiornale. Che cosa posso fare?

Giuliana

Cara Giuliana, siamo in un tempo difficile e segnato da incognite: anche l’attuale crescita numerica dei contagi di covid spegne l’illusione che la crisi pandemica sia superata. Se leggiamo le notizie sui giornali o ascoltiamo quelle in televisione, siamo assaliti da pessimismo e timore perché lo scenario che si presenta ai nostri occhi non è certamente dei più rassicuranti.

In questo tempo di pandemia poi la nostra capacità di relazioni sociali è messa a dura prova: si rafforza la tendenza a chiudersi, a fare da sé, a rinunciare ad uscire, a incontrarsi, a fare le cose insieme. Anche a livello internazionale c’è il rischio che la crisi difficile induca a scegliere scorciatoie piuttosto che le strade più lunghe del dialogo, possibile soluzione dei conflitti e di benefici condivisi e duraturi.

Cogliere nella complessità il bene e la speranza

Non possiamo certamente chiudere gli occhi o estraniarci dalla realtà, ma forse possiamo allargare il nostro sguardo per saper cogliere, dentro la complessità e la negatività, anche il bene e una vita che scorre in un’altra direzione e dona speranza al nostro oggi.

Come dice un proverbio popolare: “fa più rumore un albero che cade che una foreste che cresce”. Noi vediamo solo l’albero caduto e non ci accorgiamo della foresta che sta crescendo e continua a irradiare ossigeno sulla terra! Il Signore tiene il mondo nelle sue braccia e non lo abbandona anche quando gli uomini liberamente scelgono di compiere il male. Così è anche la nostra realtà. Se il male fosse l’unica parola saremmo già tutti annientati, ma non è così!

La terra vive grazie anche al bene silenzioso seminato nella pasta del mondo da tante donne e uomini di buona volontà che si sporcano le mani e donano sé stessi in tanti campi, per rendere la vita più umana e vivibile. Il bene non fa rumore, è come una brezza leggera, una carezza posata sul volto di bambini, giovani e adulti che vivono sofferenze, disagi, malattie, e che avvolge di calore la loro esistenza.

Vedere una nuova umanità e credere che sia presente

Occorre aprire gli occhi per vedere una nuova umanità e credere che sia presente e operante nell’oggi che viviamo. In questo tempo natalizio la venuta del Signore ci deve confermare nella speranza e nella pace perché la sua presenza avvolga e trasformi i nostri sentimenti, allarghi le nostre ristrette visioni.

“La Parola di Dio, che ha creato il mondo e dà senso alla storia e al cammino dell’uomo, si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi. È apparsa come un sussurro, come il mormorio di una brezza leggera, per colmare di stupore il cuore di ogni uomo e donna che si apre al mistero”.

Non fa rumore, penetra nei cuori di ogni persona che gli fa spazio e opera dall’interno perché possa produrre frutti di riconciliazione e di pace, di servizio e prossimità. L’evento della nascita del Signore ci assicura che Dio è con noi in ogni situazione: si è fatto carne e ha assunto ogni aspetto del vivere dell’uomo per abitarlo con la sua presenza.

Dio è sempre con noi, presente nella nostra storia

Egli rimane in ogni nostra sofferenza e solitudine e continua ad essere presente nella nostra storia, ci chiama ad essere sui collaboratori e a edificare nel nostro piccolo, un mondo diverso. Ci invita a sporcarci le mani, a non essere solo spettatori della storia che altri costruiscono, ma protagonisti. Certamente non risolveremo i conflitti mondiali, ma potremo costruire attorno a noi, nel nostro piccolo mondo, un clima più umano, attento alle persone, fatto di ascolto, di gentilezza, di generosità, di vicinanza e di cura.

Dobbiamo e possiamo rompere il clima attuale di aggressività, di maleducazione, di maldicenze, incominciando nel nostro piccolo a introdurre un modo diverso di stare e vivere le relazioni per essere tessitori di fraternità. Tutti abbiamo bisogno di vicinanza, di stima, di comprensione, di aiuto nelle nostre necessità, di accoglienza nelle nostre fragilità.

Possiamo e dobbiamo fermare quanti fomentano violenza, e aggressività anche nei nostri piccoli ambienti, e dobbiamo farlo insieme, come in una catena solidale di persone che credono nell’uomo e nel futuro.

Costruire reti di solidarietà con le persone vicine

Cara Giuliana, non lasciarti intimorire da quanto vedi, e nel tuo piccolo alzati, “risorgi” e sii costruttrice di una rete di solidarietà con le persone che conosci, di relazioni fraterne autentiche e improntate alla fiducia e al dialogo, alla gentilezza e alla cortesia. In comunione con tanti fratelli e sorelle cammina fiduciosa costruttrice di una storia nuova. Ti lascio in compagnia di una testimone, Etti Hillisum, una semplice donna che in un tempo buio della storia è divenuta costruttrice di speranza:

“Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l’oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani – ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini”.