Qui Parre, dove l’oratorio diventa un luogo “con l’Anima”. Un’équipe e tanti gruppi di volontari impegnati a fare squadra

L’oratorio può diventare luogo dell’anima, dove mettere radici, imparare a esprimere le proprie qualità migliori e metterle a servizio degli altri. Non è automatico, perché, come sottolinea il parroco di Parre, don Armando Carminati “è il frutto di un impegno quotidiano”: lo si capisce al volo entrando nel “PaladonBosco”, passando attraverso il bar, il campo da calcio, le stanze sempre abitate di questo oratorio affacciato sulle montagne.

“Il volontariato – continua il parroco – è il lievito della comunità”. Il paese ha circa duemila e settecento abitanti, e “c’è una forte partecipazione alle attività comunitarie”. Fanno capo all’Associazione Famiglie oltre centocinquanta persone che si alternano nei diversi compiti: la catechesi, l’apertura quotidiana dei locali, l’animazione, la gestione della cucina per le cene comunitarie, i turni al bar.

Un’assemblea comunitaria per il pellegrinaggio pastorale

Molti di loro hanno accolto nei giorni scorsi l’invito a incontrare il vescovo monsignor Francesco Beschi in un’”assemblea comunitaria” in occasione del suo pellegrinaggio pastorale nella fraternità 2 della Cet 2 dell’Alta Valle Seriana.

Secondo il celebre proverbio africano “per educare un bambino ci vuole un villaggio”. A Parre per questo c’è un’équipe educativa che si chiama “Anima-oratorio”, con l’obiettivo di affiancare il parroco nella riflessione e nella progettazione educativa. È composta da una quindicina di mamme, papà, educatori, studenti universitari: “Diverse età e diverse competenze a servizio della comunità” spiega Emanuela Plebani, membro dell’équipe di Parre, formatrice e facilitatrice anche per l’Ufficio diocesano per la pastorale dell’età evolutiva (Upee).

“Ci incontriamo una volta al mese – continua Emanuela – per confrontarci e approfondire alcuni temi legati alla vita dell’oratorio. Questo gruppo crea spazio per approfondire, dialogare, e così dà impulso all’azione, coinvolgendo tutti i volontari. Nell’équipe, naturalmente, è prevista una rotazione periodica delle persone”.

L’oratorio è aperto tutti i giorni dalle 14 alle 18,30: “Ci siamo impegnati – sottolinea Bortolo Palamini, coordinatore delle attività di animazione – a mantenere l’apertura anche durante la pandemia, rispettando le norme di sicurezza. Questo spazio ci ha permesso di continuare a celebrare le Messe mantenendo il distanziamento. La nostra prima preoccupazione è stata quella di offrire un luogo di ritrovo in condizioni di sicurezza perché i ragazzi non si sentissero abbandonati a se stessi. Questo periodo di limitazioni ha offerto l’occasione di riscoprire il paese e il territorio, un aspetto che abbiamo valorizzato anche durante il Cre, ma ha esasperato fragilità già esistenti”.

Lo sport è una componente importante per l’oratorio

Lo sport è una componente importante della vita dell’oratorio: “Si allenano nel nostro campo – racconta Alberto Palamini, responsabile delle strutture – tre squadre di calcio locali di adulti, una femminile e due maschili.

C’è poi l’Accademia Valseriana alla quale fa capo tutto il settore giovanile: quattro squadre di bambini e ragazzi più la scuola calcio. Ogni giorno dalle 18 i campi si riempiono e si animano. Uno dei campi del PaladonBosco è attrezzato anche per pallacanestro e la pallavolo, c’è una palestra di arrampicata. Il punto di forza di questo ambiente, però, è che si può trasformare a seconda delle necessità della comunità. Viene usato anche per sagre, spettacoli, cene finalizzate alla raccolta fondi”.

C’è molta attenzione alle attività rivolte ad adolescenti e giovani: “Gli adolescenti – sottolinea Bortolo – sono presenti soprattutto durante le attività del Centro ricreativo estivo, che coinvolge in media duecento bambini e una sessantina di animatori. Durante l’anno scolastico sono assorbiti dallo studio e dai compiti. Continuano a ritrovarsi con cadenza mensile, con percorsi a tema”.

C’è anche un gruppo vivace di giovani over 18 che si chiama “Ramo di nocciolo”, si incontra anch’esso con cadenza mensile. Il vescovo nella lettera di presentazione del suo pellegrinaggio pastorale ha invitato le comunità ad essere “ospitali e prossime”: all’oratorio di Parre questo si traduce in azioni concrete, come dimostra l’azione dei ragazzi impegnati durante la pandemia a portare la spesa a persone anziane e fragili e che svolgono lavori “socialmente utili” come tinteggiare ringhiere o ripulire i boschi per raccogliere fondi e sostenere le attività caritative, perché, conclude Bortolo, “è importante tenere lo sguardo aperto sul mondo e su realtà diverse, spalancare orizzonti e confini”. 

oratorio di Parre
Oratorio di Parre