Nell’immaginario popolare consolidato, il Seminario è la fucina, la fabbrica dei preti. Nel caso di Bergamo, è il luogo che dalla metà degli anni Sessanta occupa una fetta di Città Alta, proprio per questo scopo: una sorta di centro addestramento reclute per ecclesiastici.
Nell’immaginario comune come sempre c’è del vero, ma c’è anche una semplificazione che rischia di distorcere la realtà. Il Seminario è il luogo che fa i preti? Sì e no.
Perché a Bergamo ci sono due «Seminari» in Città Alta, dentro lo stesso spazio: uno è il Seminario Maggiore, che ospita i giovani che hanno più di 19 anni, e uno è il Seminario Minore, che ospita i ragazzi delle medie e delle superiori.
Il Seminario Maggiore Il Seminario Maggiore corrisponde agli anni dell’università, la scuola di teologia: effettivamente, in questo caso sì, l’obiettivo del seminario è aiutare coloro che stanno vivendo la giovinezza e che si stanno interrogando sul diventare preti a capire se può essere la loro strada.
Il focus è chiaramente la vocazione sacerdotale, da considerare come possibilità concreta e non troppo distante nel tempo. Con una certa approssimazione, dunque, si può dire che il Seminario (Maggiore) serve per «fare» i preti.
Il Seminario Minore Una storia differente è quella che riguarda il Seminario Minore, i ragazzi delle medie e delle superiori.
Bergamo è rimasta una delle poche realtà italiane a conservare un Seminario Minore, convinta della sua ricchezza educativa e delle straordinarie opportunità di crescita che può offrire un’esperienza residenziale con dei coetanei, fatta di studio, di vita comune, di preghiera e di gioco.
Dal Seminario Minore provengono certamente alcuni ragazzi che poi diventano preti (per la verità abbastanza pochi: storicamente, dagli anni ’90, uno su dieci di quelli che hanno fatto le medie in seminario è diventato prete), ma la maggior parte no. Eppure, la stragrande maggioranza di coloro che hanno vissuto quest’esperienza, anche dopo decenni, la ricordano con gratitudine ed entusiasmo.
Perché il Seminario Minore è certamente un luogo formativo che si confronta con l’ideale di vita del prete, ma non è per preti in miniatura, né è interessato a «spingere avanti» chi capisce che la propria strada porta altrove.
È un posto dove il crescere insieme ad altri coetanei e dentro una prospettiva cristiana permette di fare esperienze che vengono immediatamente percepite come arricchenti. Il Seminario Minore nasce quindi con la convinzione che quello che fa bene a tutti, cioè diventare giovani e uomini che stanno in piedi, sia anche quello che serve a qualcuno, un giorno, per potersi interrogare sulla possibilità di diventare prete.
È un lavoro sul tessuto umano. Proprio per questo motivo si è deciso di rilanciare quest’ esperienza e di continuare a investirvi.
Il progetto educativo Cosa offre il Seminario Minore a un ragazzo delle medie o delle superiori? Perché vivere in Seminario da ragazzi non è una scelta bigotta? Il «progetto educativo» complessivo del Seminario Minore potrebbe essere raccontato attraversando sei «attenzioni».
La prima è lo sviluppo integrale della persona: l’esperienza decennale in campo educativo investe su un percorso di crescita che punta sul raggiungimento di alcune autonomie, sulla creatività e i talenti personali. Vivere fuori casa da lunedì a venerdì (da venerdì sera a domenica si torna in famiglia) è una palestra per consolidare le capacità di gestione di sé e di servizio, proporzionate all’età.
La seconda attenzione è alla scuola e allo studio: non c’è più la possibilità della scuola interna, ma l’istruzione si appoggia su scuole cittadine che fanno la settimana breve (lezione da lunedì a venerdì), abilitanti a tutti gli indirizzi scolastici, sia per la scelta delle superiori che dell’università.
La terza risorsa è la vita comune: dopo la scuola i ragazzi vivono in comunità, perché la vita insieme ai propri coetanei accresce le capacità di relazione, di socialità e di adattamento.
Le proposte sono costruite e seguite da un team di educatori, educatrici e sacerdoti dedicati. La quarta attenzione è alla vita interiore e alla preghiera: la familiarità con l’impostazione cristiana permette di costruire la scelta di vita futura a partire dalle due dimensioni del dono di sé e del servizio.
La quinta convinzione è che la crescita abbia bisogno di un equilibrio fatto di pratica sportiva quotidiana, della possibilità di imparare a suonare uno strumento musicale, della possibilità di misurarsi con alcune attività di carità e con alcune esperienze significative.
Gli open day vocazionali per ragazzi interessati a conoscere questa esperienza saranno domenica 20 novembre dalle 9 alle 16, mercoledì 28 e giovedì 29 dicembre, domenica 15 gennaio, domenica 12 febbraio, sabato 18 e domenica 19 marzo, da venerdì 9 a domenica 11 giugno.