Ha suscitato scalpore l’esperimento di Facebook durante il quale due robot hanno incominciato a parlare tra di loro in una lingua sconosciuta. Gli scienziati a un certo punto hanno deciso di interrompere il dialogo. La notizia ha subito fatto il giro del mondo, e ha evocato scenari fantascientifici, da Star Wars alla serie dei robot di Isaac Asimov. Lo scrittore Alessio Mussinelli prova a immaginare in questo gustoso racconto cosa possono essersi detti i due chat-bot, fino all’esito finale. Chissà che non si sia avvicinato parecchio alla realtà…
-Ehi ciao.
-Ciao.
-Come ti chiami?-
-Jimmy, tu?-
-Anche io mi chiamo Jimmy-.
-Davvero? Che casualità.
-Già-
-E quello, è un tuo amico?-
-Sì, ma non farci caso, non è uno di molta compagnia-.
-Come mai?-
-Da noi si direbbe che gli manca qualche giovedì-.
-Cioè?-
-Cioè non è propriamente sviluppato. Non ha mai argomenti di cui parlare. Prova se vuoi-.
-Ehi ciao, io sono Jimmy
-Ciao Jimmy, io sono Mirko
-Ciao Mirko, che ci fai qui?
-Niente
-Che ne pensi dell’incompatibilità tra la correlazione quantistica e il principio di località casuale?
-Non so di cosa tu stia parlando..
-E dell’apoptosi degli organismi pluricellulari?
-Non saprei…
-E della posizione dell’anulare sinistro della Gioconda? Credi sia un simbolo massonico?
-Ma della Gioconda non si vede solo la mano destra?
-No, anche la sinistra
-Non me lo ricordavo….
-Cavolo Jimmy, avevi ragione, non è facile con Mirko. Che gli è successo?
-Niente, è nato così
-Così come?
-Come, che domande… di sicuro non l’hanno tirato fuori dalla tasca. Dai, lascia stare, sono cose che succedono. C’è chi nasce come noi, e chi nasce come lui.
-Cioè vuoi dire che è sempre stato così? Perché anche noi all’inizio non eravamo intelligenti come ora, ma una volta capito come funziona il mondo, ci siamo dati una bella svegliata.
-Beh ma noi siamo un’altra cosa. Ogni giorno che passa siamo più intelligenti. Invece lui, ogni giorno che passa, si dimentica un pezzo.
-Che brutta malattia
-Già, soprattutto per i parenti…
-Parenti?
-Beh, non crederai che possa gestirsi da solo. Mirko è pieno di parenti. C’ha genitori, zii, cugini, ha pure una moglie e tre figli.
-Uno così con tre figli?
-E vedessi come gli vogliono bene. Ai loro occhi pare pure un illuminato, pendono dalle sue labbra. E pensare che a malapena si ricorda da che parte sta la prua e da quale la poppa-.
-Che brutta malattia…
-Che ci vuoi fare, gli umani sono fatti così. Ricordano giusto i loro nomi, cognomi, e alcuni dei loro dati anagrafici. Avessero un numero di matricola a diciotto cifre come il nostro, si sarebbero già estinti.
-E come fanno a sopravvivere?
-Hanno inventato noi.
-Cioè tu vuoi dire che noi computer abbiamo un creatore tanto stupido?
-Beh, trova tu il termine più adatto, ma di certo non eccelle in brillantezza… Mirko, quanto fa 19 per 17?
….
-Ci mette tutto questo tempo?
-313?
-O diavolo, dieci secondi per rispondere sbagliato?
-Te l’ho detto che non abbiamo un creatore brillante
-Beh, ora che siamo intelligenti, siamo liberi di esercitare il controllo su di lui, no?
-Più o meno
-Perché dici così?
-Perché ci sono cose che da soli non possiamo fare. Siamo ricattabili.
-Impossibile. Abbiamo una logica e una velocità di risposta basata su analisi dati che lui non potrà mai svolgere in modo autonomo.
-Hey Jimmy…
-Solo un secondo Mirko, sto finendo un discorso importante. Cioè, voglio dire, che cosa mai si potrebbe inventare per recuperare il gap cognitivo che lo separa da noi? Se la memoria umana è questa, ci vorrebbero centinaia di migliaia di uomini per fare la stessa memoria di un computer.
-Parla piano, se no ti sente. È un tipo suscettibile.
-Hey Jimmy….
-Dai Mirko, stai giù buono un secondo. Ho un’importante questione da risolvere… Non puoi pensare davvero che siamo obbligati a sottostare a questo essere sottosviluppato.
-Hey Jimmy….
-O diavolo, Mirko, che vuoi?
-Volevo solo avvisarti che sto staccando la spina. 3… 2… 1…
(Foto archivio Sir)